Non possiamo, e non vogliamo, obbligare nessuno alla ragione, ma evitiamo di trasformare il diritto alla vita in obbligo di vita alle condizioni e nelle modalità stabilite con un voto fatto a maggioranza.
Gli emendamenti premissivi all'articolo 1 del ddl Calabrò sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, proposti dalla delegazione radicale in Senato, erano occasione e opportunità oltre che un appello -per maggioranza, Governo e anche opposizione- alla riflessione e alla sospensione di questo dibattito e della piega ideologica che sta prendendo l'andamento del lavori.
Il testo non-emendato su cui il Senato si dovrà esprimere nega l'evidenza:
- trattamenti sanitari quali nutrizione e idratazione artificiali non vengono più considerati tali;
- il codice deontologico dei medici è stato svilito approvando norme che remano contro questa professione;
- la necessità di riportare l'attenzione sulla persona e sulla sua autodeterminazione si è infranta in poche manciate di voti e di minuti.
Stamane la Presidenza del Senato ha deciso di far votare l'incipit di alcuni emendamenti anche se non aveva un senso compiuto, e così ha fatto decadere altre centinaia di emendamenti: invece di entrare nel merito di emendamenti che erano a senso compiuto e pertinenti, ha fatto uso della tecnica per far passare cià che politicamente prevaleva nell'aula. Ora, l'accordo sul contingentamento dei tempi rischia di rendere muto il Parlamento.
Donatella Poretti e Marco Perduca
senatori Radicali – PD