A Firenze, nella prestigiosa Limonaia di Palazzo Medici Riccardi, trova accoglienza dal 28 marzo al 18 aprile la mostra di opere fotografiche di Angela Chiti. Esposizione singolare, già a partire dal paradossale titolo “a occhi chiusi”, nella quale sentimenti, emozioni e memoria escono da misteriose aggregazioni materiche. Con l’uso del colore, questa serie di opere fotografiche mostra una svolta decisiva nel percorso artistico ed espressivo di Angela Chiti. Finora il suo talento e la sua passione avevano ritenuto opportuno utilizzare esclusivamente il bianco e nero, scanditi nelle loro infinite variazioni. Nella raffinata eleganza dei suoi microcosmi evocativi a volte è difficile capire se si tratta di fotografie o di opere pittoriche fotografate. È come se pittura e fotografia fossero entrate in simbiosi, compenetrandosi in risultati emblematici e fortemente suggestivi, evolvendo in una dimensione “altra” in cui sogno, memoria, vissuto si intrecciano e rimandano ai molteplici aspetti dell’interiorità umana.
Anche dalla poesia l’artista prende spunto per le sue opere ed ecco perché nel libro/catalogo sono inseriti vari testi di quegli autori preferiti, come Emily Dickinson, Matsuo Basho, Dino Campana, Cristina Campo, Yosa Buson, Giorgio Caproni, che la accompagnano e la ispirano nell’ascolto del lato nascosto delle cose che la circondano, e nella ricerca della visione di un altro orizzonte di senso.
Crepuscolo autunnale:
da solo faccio visita
a un’altra solitudine - Yosa Buson
Quelle “a occhi chiusi” sono immagini in assenza di peso specifico, aliene alla gravità, al tempo e a qualsiasi anatomia. Vi si possono presumere lievi tracce materiche di realtà, ma forse è soltanto una necessità razionale di chi guarda e non accetta di lasciarsi andare al “vuoto” di pochi elementi immersi nella luce e nel colore. Un vuoto permeato da un’ “essenza” silenziosa che l’artista ha intuito e fermato attraverso la fotografia. Con l’intenzione - forse - di sospendere, anche solo per un istante, il ritmo convulso del vivere, e spostare l’attenzione su tutto ciò che ogni giorno sfugge, cancellato dall’urgenza.
Così, incerta di fronte al presagio
devo decifrare il segno, nel caso,
per un abbaglio tremendo,
riuscissi a trovare il bandolo divino - Emily Dickinson
“Angela Chiti - scrive Luca Landi nella presentazione al catalogo - abita poeticamente il mondo, gli ambienti che la circondano e che si offrono al suo sguardo, secondo un’estetica dell’incontro e dell’esperienza che non è passiva registrazione di ciò che c’è, ma attivo posizionarsi nei confronti dell’immagine e della forma”.
Il percorso espositivo di Angela Chiti inizia a Firenze nel 1986 a Palazzo Pitti con la collettiva L’etrusco immaginato, esposizione organizzata dalla Scuola Internazionale F64 di Luciano Ricci, anche se già nel 1985 lo stesso Ricci, partecipando al “SICOF” a Milano, aveva esposto una foto dell’allieva.
Fin dagli esordi nella sua ricerca si evidenzia il morbido uso del bianco e nero, la capacità di cogliere i soggetti con naturalezza, dotando le immagini di un taglio lirico-realistico. Agli inizi degli anni Novanta l’artista si dedica al ritratto ed espone, in una personale, ritratti di bambini della comunità cinese dell’area fiorentina in rapporto all’integrazione scolastica. Dal 1995 al 2003 contribuisce all’arricchimento dell’archivio fotografico dell’Istituto Ernesto de Martino di Sesto Fiorentino (Fi), documentandone tutte le iniziative svolte nell’ambito della cultura e della musica popolare italiana.
Nel 1996, durante un viaggio in Algeria con l’Associazione Ban Slout Larbi, Italia-Saharawi, realizza un rèportage incentrato proprio sul ritratto, cogliendo la profondità espressiva e la grande dignità di questo popolo.
Sempre nel 1996, la fotografa Maria Teresa Giancoli svolge una tesi su di lei all’Hunter College (NYC) e scrive: “Angela Chiti ha sviluppato due corpi di lavoro: uno ambientato all’interno di un teatro abbandonato e l’altro ambientato nei caffè e in altri luoghi d’incontro, entrambi realizzati in giro per la Toscana. Il primo è coincidentalmente legato al lavoro sui teatri svolto da Hiroshi Sugimoto (Metropolitan Museum of Art, New York, novembre 1995 - gennaio 1996). Mentre Sugimoto fotografa ciascun teatro usando la stessa rigorosa posizione frontale, Angela Chiti fotografa da diversi punti di vista; per lei lo spazio teatrale è una celebrazione di umanità. Con pochi elementi e la luce naturale, Angela Chiti accende la particolare vita del teatro abbandonato e di tutto il suo vissuto”.
Contemporaneamente si dedica sempre più al ritratto non ambientato. L’artista pone la figura umana come fulcro delle sue immagini, nel tentativo di rivelare “il tessuto di storia dell’anima, come vera espressione del sé”. L’uso del bianco e nero, l’assenza di artificio, la luce naturale, “sono scelte estetiche volte a far emergere l’autenticità dell’essere, cercando la poesia che anima la vita”. Nel 1997 avviene un cambiamento importante: ha inizio una ricerca visiva incentrata sugli elementi primari della natura. Nasce la serie Lito-grafia del Tempo, immagini di segni e astrazioni raccolte nell’elemento terra, lasciati nel tempo dal Tempo. Siamo di fronte a un invito, quasi un’indicazione etica, a cogliere l’intrinseca poesia della natura. In seguito, dal 1998 al 2003 affronta, sempre con il consueto uso del bianco e nero, l’elemento acqua. La serie dal titolo Fonti, si basa esclusivamente sul movimento e sulla luce, cogliendo quei connotati simbolici e ancestrali che da sempre le vengono attribuiti. La qualità e la novità di questa serie vengono segnalate da “Il giornale dell’Arte”.
Firenze - Palazzo Medici Riccardi - inaugurazione sabato 28 marzo ore 17,00
Angela Chiti “a occhi chiusi”
a cura di Alessandra Borsetti Venier
Interverranno:
Andrea Barducci Vicepresidente della Provincia di Firenze
Jennifer Celani Storica dell’arte, Responsabile The International Association for Art and Psychology
La mostra resterà aperta dal 28 marzo al 18 aprile 2009
Catalogo Morgana Edizioni www.morganaedizioni.it
MULTIMEDIA/ARTE 055 6811728
Firenze, Palazzo Medici Riccardi - Limonaia, Via Cavour 1 / 3
Info Provincia: 055 2760473/427 - 334 339 6562
Orari: aperto tutti i giorni ore 9.00 - 19.00, escluso mercoledì - Ingresso libero