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Gaetano Barbella: Tamar due donne in una. Commento a Renato Pierri sul preservativo
Tamar, scuola di Rembrandt
Tamar, scuola di Rembrandt 
20 Marzo 2009
 

Sono perplesso di fronte alla questione sorta sull’uso dei preservativi, là dove si vuole insinuare una velata opinione che all’origine della frase del Papa, «I preservativi non servono anzi aumentano i problemi», mentre volava verso il Camerum. Vale a dire che il ricorso al condom è atto peccaminoso, poiché impedisce la procreazione, ma, come riferisce Renato Pierri, l’autore dell’articolo in calce correlato, «Nessuno però osa (o sa?) contestare la ragione» in merito. (TellusFolio > Diario di bordo, 19/03/2009).

Ma è proprio vero ciò che egli dice in precedenza, ossia che «Il Vangelo, ovviamente, non ci dà nessuna possibilità di affermare che l’uso del profilattico sia immorale; e la Chiesa, non potendo ricorrere alle Scritture, si arrampica sugli specchi...»?

Sembra di no, perché proprio ricorrendo alle Sacre Scritture le cose starebbero in questo modo. Ed è proprio sulla questione della contraccezione si imperniano dei fatti turbativi, tali da non ritenerli tanto onorevoli per gli antichi trascorsi, assai difficili, del sorgente popolo di Israele per volontà del Signore.

Si può dire che tutto il Vecchio Testamento ed il Nuovo, attraverso i Vangeli Canonici, Lettere degli Apostoli e Apocalisse di Giovanni, ne risentano fortemente, confluendo proprio in un episodio di contraccezione in cui è coinvolto un personaggio chiave dei fatti turbativi suddetti, Tamar.

Ma farò vedere che grazie a questa donna è come se ricalcasse le due donne dell’Apocalisse giovannea, la grande prostituta e quella vestita di sole.

 

Ma chi è Tamar?

Tamar è un personaggio biblico, sposa di Er, figlio di Giuda figlio di Giacobbe. La storia di questa donna viene raccontata dal libro della Genesi al capitolo 38.

Secondo il libro della Bibbia Giuda ha tre figli: Er, Onan e Sela. Er diventa sposo di Tamar ma muore ben presto.

Tamar, dopo la morte del proprio marito Er, secondo l’obbligo della legge ebraica del levirato, sposa il fratello del marito, Onan. Ancora per la legge del Levirato il primo figlio che sarebbe nato dalla nuova unione non sarebbe stato considerato di Onan ma del fratello Er. Per questo motivo Onan non vuole averne, e ricorre al metodo anticoncezionale del coitus interruptus.

Ma il metodo anticoncezionale è considerato peccato secondo la legge ebraica; per questo motivo JHWH lo punisce facendolo morire.

Seguendo ancora la legge del levirato, Giuda dovrebbe dare come marito a Tamar il suo terzo figlio, Sela, che però per il momento è troppo piccolo. Quando questi cresce, Giuda fa finta di dimenticarsi di Tamar perché ha paura che questi muoiano per colpa di Tamar.

Tamar invece non si dimentica e desidera avere un figlio. Escogita allora uno stratagemma: si traveste da prostituta e senza essere riconosciuta accoglie nel suo letto Giuda stesso. Da lui partorisce Perez e Zerach, e Giuda deve riconoscere il suo peccato, che consiste nel non averle dato come suo marito Sela, il suo terzo figlio.

Secondo la Genealogia di Gesù descrittaci nel Vangelo di Matteo Gesù di Nazaret è discendente di Perez.

 

Già da questa quadro biblico, si ha modo di vedere la Chiesa d’oggi che, a testimonianza della genealogia di Gesù secondo Matteo, porta con sé un grande peso, proprio a ragione o a causa della contraccezione decisa dal figlio di Giuda Onan ma osteggiata dal Signore al punto da farlo morire. Viene detto che si fece odiare dal Signore, ma sappiamo che Onan voleva generare una sua posterità e per giunta con una donna del suo stesso popolo.

Già da queste cose è comprensibile, allora, che Benedetto XVI (che conosce molto bene le Sacre Scritture), non si avvalga della legge ebraica voluta dal Signore del divieto del ricorso al metodo anticoncezionale. E così non trova di meglio, e con prudenza, disponendosi a pronunciare la suddetta frase in discussione: «I preservativi non servono anzi aumentano i problemi». Ma dentro di lui, io penso che si faceva largo la visione antica legata a Tamar. Ma, come già detto, è anche un mio supposto punto focale, “due donne in una”, quella della grande prostituta e l’altra in proiezione genealogica, la madre di Gesù, la donna vestita di sole dell’Apocalisse di Giovanni ben nota al Papa.

 

Ma resta da aprire del tutto lo scenario biblico, del Vecchio e Nuovo Testamento, per far luce a tutto campo sulla questione dei popoli cananei in parte sterminati e per il resto assoggettati agli israeliti in fuga dall’Egitto per ordine del Signore, così come viene riportato nel Deuteronomio. Allora ci fu per i cananei sterminio, distruzioni, riduzione in schiavitù, e tributi ai vittoriosi israeliti. Era il tempo del XI e XII secolo a.C..

E nulla di umano ne derivò in favore dei vinti pur disposti a convivere, poiché era vietato il matrimonio misto con gli Israeliti.

Israele d’oggi, prima del 1948 si chiamava Palestina sin dal tempo dei romani che la conquistarono.

C’è da pensare che tutto questo scorre per vie ignote nel sangue di quelli della Palestina e Israele e forse non è escluso che influisca a turbare in modo abnorme la convivenza dei rispettivi abitanti.

 

E Gesù, nel cui sangue scorreva anche quello cananeo? Vale la guarigione della figlia della cananea tormentata da un demonio (Matteo 15, 21-29).

Significativa l’allusione di Gesù e la risposta della donna che ebbe tanta fede in lui, nella circostanza: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore - disse la donna - ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».

 

Ecco concludendo, chissà se in cuor suo, Benedetto XVI nell’atto di dire la frase in questione, benediva invece quell’antico atto contraccettivo di Onam figlio di Giuda, perché in tal modo il padre poté onorare una prostituta che aveva messa incinta, Tamar. Sì, proprio una delle tante madri genealogiche di Gesù, nella quale, più delle altre oso pensare, sono oggi riposte le speranze di riappacificazione dei due popoli di Palestina e Israele incapaci di convivere. Ed in modo traslato di tutti i popoli della terra.

 

Gaetano Barbella


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