Libero, il quotidiano di Vittorio Feltri, che ogni giorno offre l’immagine di un giornalismo da cui ci si sente stellarmene lontani, ha pubblicato ieri (12 marzo) un’inchiesta di Andrea Scaglia che merita tutti i nostri complimenti: “Vengono arrestati cinque innocenti al giorno”, è il titolo dell’inchiesta. Si tratta di cifre ufficiali, fonte il ministero della Giustizia: «dati calibrati sulle cause di risarcimento che tali ingiustizie (le ingiuste detenzioni, ndr) hanno poi originato: in cinque anni, dal 2001 al 2007, sono stati complessivamente 9.557 i procedimenti di questo genere arrivati a sentenza nelle Corti d’Appello italiane. Cioè in cinque anni è stato accertato l’arresto ingiusto di quasi diecimila persone, che poi vuol dire una media di cinque al giorno…»
Interessante dare uno sguardo ai numeri delle singole Corti d’Appello: in testa alla classifica dei procedimenti di riparazione per ingiusta detenzione, Napoli: alla fine del 2007 erano 397 le cause del genere pendenti, più di Roma, Milano, Bologna e Brescia messe insieme. Nel corso dell’anno, a fronte di 196 fascicoli chiusi, se ne sono aperti altri 335. Anche Bari è una Caporetto: alla fine del 2007 erano ben 382 le cause pendenti, dopo che durante l’anno ne erano state chiuse 86 e aperte 135.
E veniamo alla conclusione della bella inchiesta di Scaglia: «Il sistema giustizia in Italia ha criteri di giudizio a volte difficili da comprendere. Per esempio, non sono previsti indennizzi per un’imputazione ingiusta, se questa non ha portato all’arresto del malcapitato. Così dice la Corte di Cassazione con la sentenza n. 11252 del 13 marzo 2008: “In tema di danni provocati dall’attività giudiziaria, l’ordinamento vigente prevede la riparazione del danno, patrimoniale e non, patito per: a) custodia cautelare ingiusta; b) irragionevole durata del processo; c) condanna ingiusta accertata in sede di revisione, ovverosia errore giudiziario. Non prevede invece alcun indennizzo per un’imputazione ingiusta rivelatasi infondata a seguito di sentenza di assoluzione”. Zitti, dunque, e arrivederci».
È la conferma, ennesima, di come la giustizia in Italia sia da anni la vera, grande emergenza del paese, un’inchiesta da ritagliare e conservare; un’inchiesta che dovrebbe/potrebbe essere lo strumento per iniziative parlamentari da parte di senatori e deputati. Una situazione che dovrebbe innanzitutto vedere un intervento del ministro della Giustizia: perché c’è il dramma patito ingiustamente da migliaia di persone e le loro famiglie; e c’è un consistente danno per le casse dello Stato: tra il 2003 e il 2007 sono stati pagati 206 milioni di euro per ingiusta detenzione; un giorno di arresto domiciliare ingiusto viene risarcito con 117,91 euro; 235,83 euro per ogni giorno di ingiusta detenzione. Questo quando va bene. Perché può capitare quello che è accaduto al giudice Bruno Flammia; nel 1994, assieme ad altri imputati, venne accusato di concussione; arrestato, ne subì un trauma anche fisico: prima un infarto, poi il tumore. Ieri il giudice Flammia è stato – quindici anni dopo – assolto, con formula piena. Assolto lui e tutti gli altri arrestati. Peccato solo che al giudice Flammia non importi più di essere assolto o condannato, dal momento che è morto. Ne riparleremo di questa storia, la settimana prossima…
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 13 marzo 2009)