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Bruna Spagnuolo: Uranio impoverito (II – La morte esportata con la guerra umanitaria)
19 Marzo 2009
 

La morte esportata sotto ‘spoglie’ (tanto dolosamente mentite quanto inutilmente smentite)

 

L’Unep (programma per l'ambiente dell'Onu), attraverso una sua missione e il suo capo del momento, Pekka Haavisto, a un paio di anni dai bombardamenti sui Balcani, finalmente cominciò a dire delle mezze verità: accertò tracce di radioattività in 8 degli 11 siti kosovari bombardati dalla Nato e ammise che le armi all’uranio impoverito ‘possono’ mettere in grave pericolo la salute umana. Fu un gran passo avanti nel gioco hide and seek disonestamente recitato fino a quel momento, ma cadde come un macigno su coloro che erano partiti contenti di andare in missione di pace e che, di colpo, si rendevano conto di aver scorrazzato in lungo e in largo nella morte invisibile, insieme alla popolazione inerme e ignara del posto. Un senso di impotenza e di frustrazione rassegnata prostrò il cuore dei soldati di pace e li immerse in un senso di stanchezza profonda e senza difese... Molti di quelli di loro che erano stati nei Balcani cominciarono ad ammalarsi e a scoprire di essere diventati un tabù per le istituzioni nelle quali avevano creduto. Gli altri cominciarono a lottare con una sorta di count down inconscio, che era come un disagio sottile, involontario e tenace attaccato alle pareti non identificabili della loro identità interiore subliminale. Il tempo (per coloro che si erano resi conto del pericolo nel quale avevano dormito, camminato, mangiato, sostato/ nel quale si erano lavati e si erano immersi dall’alba al tramonto) cominciò ad assumere una nuova dimensione (quella del timore da scongiurare e… della speranza). La speranza (nel futuro/ nelle aspettative delle mete da raggiungere/ nella realizzazione di ‘un sogno’ che scalpita per eccellere tra gli altri…) è l’alito vitale di ogni essere umano; in coloro che hanno paura e che devono scongiurare tale paura con ogni notte di riposo e ogni risveglio, la speranza assume un ruolo ‘oltremisura’ (vestito di analisi accurate dell’ambiente fisico visitato, delle persone in esso incontrate, del cameratismo e delle convenzioni sociali temporanee, degli ambienti vari e delle atmosfere conviviali, delle ilarità e dei legami-intesa creati dalle circostanze, delle difficoltà logistiche e degli ostacoli superati, delle affermazioni professionali realizzate e dei vantaggi a esse legati) e… si fa senso di sicurezza e di ‘normalità’ (che fuga le ombre e dà la forza di indossare gli scarponi di nuovo e di partire ancora perché ciò in cui si crede ‘non può’ nascondere insidie-tradimento tanto subdole da essere inaccettabili…).

Tutte le guerre si lasciano dietro le mine inesplose (quei ‘fiori’ del male che tanti bambini hanno ucciso e storpiato) e quella dei Balcani non ha fatto eccezione. Tutti i dopoguerra hanno sempre previsto ‘operazioni di bonifica di guerra’, tese proprio al ritrovamento e all’eliminazione delle mine inesplose. Il dopoguerra dei bombardamenti con uranio impoverito si è fatto spia d’allarme di una linea di demarcazione tra tempi bellici ‘vecchi’ e ‘nuovi’/ ha detto al mondo che l’uomo ha oltrepassato il livello di guardia oltre il quale soltanto l’ignoto più minaccioso e terribile lo attende. Le mine inesplose dei Balcani hanno esteso le insidie mortali dei tempi di guerra anche ai tempi di pace. Pekka Haavisto disse che le ‘operazioni di bonifica di guerra’ avrebbero potuto causare danni irreparabili alla salute dei civili e dei militari: «Se nelle aree che contengono armi all’uranio impoverito si fanno brillare mine inesplose, è probabile che esplodano di nuovo anche queste munizioni all’uranio impoverito». Tutto questo è comunque accaduto e… ha vanificato il placebo fornito ai soldati di pace che si sentivano più tranquilli per essere arrivati in loco a distanza di tempo (quando le polveri avrebbero dovuto essere già meno in superficie e, per quanto dannose per altri versi, non essere almeno inalabili). Le parole di Pekka Haavisto non lasciano adito a dubbi: «…c’è pericolo che la polvere sollevata venga aspirata/ Per questo ‘non si può escludere’ la possibilità che la salute umana possa subire gravi conseguenze da questo tipo di armi». Queste parole suonano come una condanna, perché dicono senza mezzi termini quanto le istituzioni internazionali avevano negato categoricamente a lungo e perché provengono, indirettamente, proprio dalle istituzioni medesime… La macabra valenza-verità di quelle parole-condanna trova, purtroppo molte conferme-testimonianze: il generale Fernando Termentini, colui che aveva ‘curato’ lo sminamento sia nei Balcani che in Afghanistan, è stato vittima degli effetti cui le parole di Haavisto si riferiscono/ in Bosnia molti bambini sono nati con malformazioni o ammalati di tumore e di linfoma (rifer. Rainews24 e Rai3, «Vittime di pace»- reportage di Sigfrido Ranucci )/ nei dintorni di Sarajevo i casi di linfoma di hodgkin sono spaventosamente aumentati.

 

Il problema dell’uranio impoverito, dei suoi effetti devastanti, delle malattie tremende e delle morti numerose da esso causate non fu più ‘camuffabile’ e, nonostante le varie ‘pezze’ (di forza centripeta) che le autorità internazionali cercarono di porvi, esplose (per forza centrifuga) in toto.

La Repubblica del 6 gennaio 2001 riportava:

Uranio, Mattarella: “30 casi accertati”/ No della Nato alla moratoria/ D'Alema: “Ma è giusto fermarsi e riflettere"/ DALL'ARCHIVIO di Repubblica.it/ La Nato divisa sulla moratoria/ Occhetto: “Si sapeva tutto da tempo”/ “Moratoria sull'uranio”/ Il governo: “Stop all'uranio impoverito”/ “Quelle bombe sono un pericolo”/ Uranio, test a tappeto per 40 mila militari/ Uranio, polemiche anche negli Usa (5 gennaio 2001)/ Commissione Mandelli al lavoro su 18 casi (5 gennaio 2001)/ Primo caso sospetto in Gran Bretagna (5 gennaio 2001)/ Usa: “nessun pericolo” (4 gennaio 2001)/ Allarme in tutta Europa (4 gennaio 2001)/ In Italia altre altre due morti sospette (4 gennaio 2001)/ IN RETE (in italiano e in altre lingue) Progetto educativo contro l'uranio impoverito/ Links a documenti sull'uranio impoverito/ Archivio web sull'uranio impoverito/ Pentagono: il rapporto sugli effetti dell'uranio/ Il sito dell'uranio impoverito/ No della Nato alla moratoria/ Pentagono/ Center for Defense Information/ Nato/ Ministero della Difesa/ Ministero della Sanità/Ministero di Grazia e Giustizia.

La verità, troppo a lungo soffocata, impiegò ancora tempo a venire a galla, ma, alla fine, fu detta tutta. I responsabili di tumori/ linfomi/ malformazioni genetiche e aborti spontanei (che hanno colpito e colpiscono militari e civili impegnati prima in Bosnia e in Kosovo e poi in altre zone di guerra) hanno un nome: cobalto, mercurio, antimonio, zirconio, tungsteno, piombo, titanio, acciaio. L’uranio, il tanto citato-inflazionato uranio non compare nell’elenco dei metalli pesanti trovati nei linfonodi o negli organi degli ammalati: è il ‘ruffiano’ che fa da ‘cupido’ tra le polveri dei metalli letali e gli organismi umani. È l’uranio, infatti, che ha liberato nell’aria, con le sue altissime temperature (di tremila gradi centigradi) le sostanze che sono state trovate nei linfonodi, nei polmoni (o in altri organi) e nello sperma dei soldati malati. La dottoressa Gatti, dell'università di Modena (che, nell’ambito di un progetto europeo ha esaminato diversi soldati ammalatisi per essere stati nei Balcani) sostiene che le nanopolveri respirate e quelle ingerite con il cibo da esse contaminato finiscono nel sangue, restano in circolo per un tempo limitato, poi vengono catturati dagli organi (come il fegato e lo stesso cervello) e lì restano per sempre, poiché i metalli pesanti non sono biodegradabili. I linfonodi, gli ‘spazzini’ del corpo umano, che li accumulano, sono la parte più a rischio dell’organismo.

L'Iraq è un’altra delle vittime eccellenti della guerra a base di uranio (di Bush padre), dalla quale è uscito letteralmente ‘a pezzi’ e ‘traboccante’ di tumori fra gli adulti, leucemie infantili, nascite di bambini morti o mostruosamente malformati (che i medici continuano a denunciare). Reduci americani e inglesi hanno partecipato a simposi internazionali, volti a sollevare l’allarme sulla situazione sanitaria terrificante dell’Iraq (1994 / 1998) e a lanciare un appello per l'interdizione delle armi DU. A nulla è servita la voce di quei simposi (i bombardamenti all’uranio impoverito della guerra di Bush figlio hanno giustiziato ogni grido di saggezza possibile nella giusta direzione)…

La situazione era, è, resta preoccupante, perché le sostanze di cui si parla non scompaiono in un anno, in un decennio e neppure in molti-molti decenni… e ciò è già tragico abbastanza, ma c’è qualcosa di ancora più tragico ed è l’atteggiamento irresponsabile e omertoso delle istituzioni/ la loro attitudine a trattare i propri militari come materiale di facile consumo o, peggio, usa e getta. I drammi e le tragedie sono inaccettabili, quando vengono inflitte deliberatamente a popolazioni indifese (senza riguardo per nulla e per nessuno e senza la minima preoccupazione per gli esseri umani anziani -che sono banche di culture e di sapere), per gli esseri umani bambini (che sono il futuro e la speranza del mondo) e per gli esseri umani di qualsiasi età, sesso o provenienza/ sono inaccettabili sempre e ovunque. Questo non è e non sarà mai in discussione, eppure c’è qualcosa che è ancora più grave di tutto questo ed è il disriguardo (mi si permetta l’inglesismo) con cui tutti possono tradire tutti indistintamente, senza rimorsi e senza patemi (proprio così…). Tradimento è, infatti, quello perpetrato dalle istituzioni ai danni di alcuni dei propri elettori/ dei propri figli (e dei figli tante volte-con tanto trasporto definiti ‘cari’ nei ‘comizi’ patriottici). Tradimento (e alto tradimento) è quello che le istituzioni commettono quando voltano le spalle ai loro servitori fedeli (che tacendo obbediscono e obbedendo sono pronti a cadere in guerra –di proiettili e/o di contaminazione). Hanno ragione le famiglie dei militari che sono morti o si sono ammalati per essersi esposti ai rischi dovuti all’uranio impoverito: hanno ragione nel pretendere che che i loro cari vengano trattati da eroi dallo Stato. È questo ciò che lo Stato dovrebbe fare e, quando non lo fa, dovrebbe vergognarsi. Vergognoso è, infatti, che abbiano mandato allo sbaraglio i loro giovani sani e forti, senza neppure informarli dei rischi (e che rischi!) e senza dotarli del minimo che avrebbe potuto salvare loro la vita. Non si può restare indifferenti a casi come quello di Gianluca Anniballi che, vittima della sua permanenza in Kosovo e del tumore che ha dovuto combattere, viene completamente ignorato e abbandonato a se stesso, senza lavoro e senza sostentamento di sorta. Questa, pare essere la linea delle istituzioni: ‘usare’ i giovani finché hanno salute e vita, gettarli, come carta straccia, quando, a causa delle istituzioni medesime, ‘non servono più‘. ‘Congedare’ chi non può più essere usato è da disonesti (e, anzi, da criminali), soprattutto quando a causare la malattia è stato il ‘lavoro’. Gianluca (in vittimeuranio.com) dice: «Sentivamo parlare del rischio dovuto all'uranio come di 'voci di corridoio' / Facevamo delle riunioni informative ma ci dicevano di stare attenti soprattutto alle mine anticarro». Racconta di aver pensato di non essere interessato all’invalidità, perché faceva parte di un dolore inconscio troppo grande e di essere giunto alla conclusione di volere il riconoscimento dello Stato di recente: «Porterò questa battaglia fino alla fine, per la gente che è nelle mie stesse condizioni e per chi non può più raccontarlo». Non ha ancora trent’anni Gianluca Anniballi. Le sue parole fanno riflettere e lasciano l’amaro in bocca. I lavoratori hanno fatto e vinto tante battaglie, dal dopoguerra in poi: possibile che nel terzo millennio si debbano ancora sentire cose di questo genere?

 

La ‘storia’ dell’uranio impoverito, in Italia, si è sentita, a più riprese, e a più riprese se ne sono sentite le smentite e le controsmentite (con buona pace-buon ‘impegno’ dei preposti organi governativi). Il responso finale dell’apposita Commissione d’inchiesta, nel 2002, negando il nesso tra i casi di leucemia e linfoma di Hodgkin nei militari italiani reduci dai Balcani e l’esposizione al DU, tentò di fugare l’incubo di una realtà che ormai era diventata evidenza. Quell’esito non solo fu un’offesa al buonsenso e fece fare alle istituzioni la figura dello struzzo che preferisse nascondere la testa nella sabbia e fingere che il pericolo non esistesse (forse perché a correrlo erano giovani vite non imparentate con il DNA dei politici del caso), ma fu uno schiaffo immeritato e imperdonabile verso i familiari dei giovani militari ammalati o morti per aver servito la patria nei Balcani. Le conclusioni della Commissione furono e sono smentite dagli studiosi (vedi il professor Cortellessa, fisico nucleare responsabile, a suo tempo, dell’ISS) e la dottoressa Gatti di Modena (che, a capo di un gruppo di scienziati internazionali, usando un microscopio fantascientifico a scansione ambientale, ha trovato e dimostrato un nesso tra l’uranio presente nei Balcani e le malattie e le morti dei militari di ritorno dal Kosovo).

Devo dire, però, che all’Italia va il merito di essere stato il primo paese a denunciare alla NATO il ‘possibile’ collegamento tra le malattie tumorali dei militari reduci da certe zone e il DU, anche se non so evitare un ghigno di amara ironia, per almeno due buone ragioni: 1) la denuncia alla Nato è come la denuncia del pastore allo stesso lupo che gli ha mangiato gli agnelli; 2) la denuncia dell’Italia è incompatibile con la ’compartecipazione’ nel crimine DU contro i soldati di pace, le popolazioni bombardate e l’umanità in senso lato.

Il governo italiano autorizzò un nuovo studio epidemiologico sui soldati di ritorno dalle missioni ‘a rischio’ (e arrivò a stanziare, a tale scopo, 1.175.330 euro). Vorrei tanto che l’Italia si fosse ‘distinta’, invece, per non aver ‘accettato’ l’opzione mortale del DU/ per non aver usato proiettili al DU/ per non aver preso parte al bombardamento della NATO, fatto di tonnellate di uranio pericolosissimo/ per non aver mandato i suoi preziosi uomini là dove erano state usate simili armi terrificanti/ per non aver finto di non sapere della morte in agguato per folle intere di innocenti…

Spagna, Germania, Inghilterra e Svezia hanno, in sostanza, percorso le stesse tappe dell’Italia, negando il nesso tra i tumori dei militari e il DU e venendo puntualmente smentiti dagli esperti internazionali che lavorano da anni con i veterani USA e britannici (alcuni dei quali sono diventati famosi, per le loro rivendicazioni nei confronti delle istituzioni). 606 militari britannici sono morti e 5.933 hanno fatto richiesta di pensione di guerra (per disabilità) per essersi ammalati a causa del contatto con il DU. L’Inglese Kenny Duncan è stato il primo a vincere la sua lotta contro il suo governo e ad ottenere la pensione di guerra, dopo aver contratto il cancro a causa del DU. Tutti i suoi bambini (3) hanno gravi malformazioni genetiche simili a quelle dei figli dei primi reduci della guerra del Golfo, eppure i tribunali militari non hanno riconosciuto (e ancora non riconoscono) legami tra queste cose e l’esposizione all’uranio. Non c’è dubbio sulla malafede dei governi (che s’impegnano con tutte le loro forze nel gettare discredito sulle sacrosante affermazioni degli scienziati), perché, se dovessero riconoscere ciò che è lampante, dovrebbero evadere un numero ponderoso di richieste di pensioni e un numero molto più oneroso di richieste di risarcimento (per danni e per morte dolosamente causati).

Le autorità nazionali e internazionali non potrebbero, se ci si pensa bene, tenere un comportamento diverso, per varie ragioni: A) ammettere di aver causato morti, malati e malformati tra i propri soldati e nelle loro famiglie significherebbe riconoscere ingenti responsabilità nelle implicazioni tremende alle singole tragedie legate; B) non negare di aver usato consapevolmente armi dal potenziale umanamente devastante comporterebbe l’ammissione di violazione delle convenzioni internazionali che vietano categoricamente l’uso di simili barbarie; C) accettare le responsabilità nei confronti del singolo farebbe ‘letteratura’ nei confronti delle masse ed equivarrebbe a riconoscere di aver usato armi di sterminio. Gli esperti militari USA non degneranno mai della giusta importanza le molte migliaia di denunce e di richieste che piovono sulla Difesa statunitense da parte delle famiglie delle vittime del DU (etichettati come vittime della sindrome del Golfo, che ha ucciso almeno otto migliaia di uomini, ne ha reso infermi una cinquantina di migliaia e ha contagiato il 74% dei loro familiari) e non faranno mai le ammissioni ufficiali che irrazionalmente mi aspetterei. Tutto ciò è semplicemente assurdo. Cosa conta a questo mondo: la verità o la ‘presunzione’ della stessa? Contano le responsabilità che le autorità varie si accollerebbero o quelle che cadono loro addosso come vestiti cuciti su misura? Conta che i governi gettino polvere negli occhi, con apposite commissioni che neghino l’evidenza e confezionino degli alibi-paravento, o ciò che studiosi/esperti super partes accertano ai fini della verità scientifica?

Apposite commissioni, infatti, hanno stabilito anche negli USA che non esisteva relazione accertata (ecco the catch: relazione ‘accertata’) tra DU e malattia (e ci è voluta una bella faccia tosta, perché la stessa Agenzia Nucleare di Difesa USA aveva definito, già nel 1992, le particelle DU come “seria minaccia alla salute”).

L’Italia, nell’oblio più totale delle disgrazie che hanno colpito le famiglie dei militari inviati in zona ‘a rischio’, ha continuato a tenere 2700 militari nella missione NATO Kfor, in Kosovo, e 850 in quella della Bosnia.

Tutti i militari italiani e tutti i civili (delle organizzazioni internazionali), dopo sei mesi di permanenza nei Balcani, possono aderire, al ritorno in Italia, a un monitoraggio chiamato protocollo Mandelli, fatto di controlli medici periodici. Tutto ciò viene fatto passare per eccesso di prudenza, e intanto… soldatesse e cooperanti di Unmik e Osce hanno ricevuto in dono la tip seguente: evitare di concepire figli prima che fosse passato ‘qualche’ anno (almeno 3) dal soggiorno in Kosovo.

La cosa puzza di crimine lontano milioni di miglia ma… ci sono ancora giovani che mettono la loro vita nelle mani delle istituzioni e si recano nei Balcani. Dio sia misericordioso con quei temerari, li difenda dagli effetti nocivi dell’uranio, che ancora e sempre li attende nelle stesse accomodation militari, e li restituisca alle loro famiglie sani e senza conseguenze, perché la comunità internazionale ha lasciato nei Balcani un ‘bagaglio’ che non si è volatilizzato in dieci anni e non lo farà per lunghissimo tempo: almeno tredici tonnellate di uranio impoverito, (10 soltanto in Kosovo).

Tali ‘stime’ non sono inventate: sono state confermate dalla stessa NATO che, nel 2001, rifiutò la richiesta del Consiglio d’Europa di mettere al bando le munizioni al DU e affermò di voler continuare a farne uso del proiettile al DU, perché ‘più economico e più efficace di qualsiasi altro proiettile penetrante’... Non ci sono parole adatte a esprimere l’efferatezza di quell’affermazione: il proiettile al DU era ‘economico’ (e… anche remunerativo per la compravendita dello stesso e per quella del DU innanzitutto); era ‘efficace’ (anzi… efficacissimo nel seminare morte a più livelli-stadi…).

Le istituzioni (Nato/ USA e nazionali varie) hanno fatto di tutto (anche investendo denaro a fiumi in commissioni ad hoc), per negare il nesso tra i tumori di certe tipologie, le malformazioni genetiche e la permanenza nei luoghi bombardati con uranio impoverito, poi… hanno deciso, anche se a scoppio ritardato, di proteggere i soldati Nato dagli effetti tardivi dei bombardamenti con DU, evitando che si nutrano con prodotti locali e rifornendoli di cibo proveniente dalle varie patrie d’origine. La saggezza, anche tardiva, è sempre benvenuta, ma… ‘questa’ saggezza tardiva, in particolare, equivale alla confessione che la Nato e le varie istituzioni nazionali mondiali avevano sempre negato… Prenderne coscienza mi rende grata (per la protezione, sia pure parziale, che viene garantita ai figli dell’Italia e delle altre nazioni, che nei Balcani prestano servizio) e, allo stesso tempo, mi fa provare rabbia (per la ‘protezione’ negata a coloro che hanno operato in loco nei primi e più rischiosi anni –e alle popolazioni locali).

Le basi militari internazionali, nei Balcani (villaggio Italia/ Bond Steel/ Film City) sono dotate di fornitissimi PICS, ove è possibile trovare e comprare di tutto, e invitano alla normalità rassicurante (che esorcizzi qualsiasi richiamo ai ‘temi’ preoccupanti). I soldati di pace dislocati nei Balcani, attualmente, mangiano e bevono ‘cose sicure’, al contrario della gente del luogo, ma, con la gente del luogo, condividono l’ambiente in cui vivono e l’aria che respirano...

 

 

NOMI e COGNOMI’ dei ‘mandanti’
del crimine chiamato uranio impoverito

 

La morte è stata esportata con la guerra e ciò è sempre accaduto, sin dai tempi più remoti… (non c’è nulla di nuovo in tutto questo, tutti lo sanno). È accaduto anche nei nostri giorni e anche questa non è una novità. La guerra ha portato distruzione, causato perdite ingenti e ucciso innocenti. Anche questo è ovvio e risaputo, ma che la guerra abbia esportato la morte ‘travestita’ perché uccidesse e distruggesse una prima volta visibilmente sotto forma di bombe/missili (come in tutte le guerre) e perché continuasse a uccidere (invisibilmente e subdolamente per un tempo criminalmente lungo)… non è altrettanto ovvio e risaputo.

I livelli di criminalità della guerra sono tanti e sono legati alla complessità delle sue varie ramificazioni ideologiche e storiche, tutte legate al concepimento di teorie secondo le quali l’invasione e l’annullamento della sovranità-libertà dei popoli si trasformavano in grandezza-vanto di altri popoli. Ciò è sempre stato (e resta) alla base dei misfatti più orribili della storia e delle sue stragi più gigantesche.

I popoli conquistatori dell’antichità si sono macchiati di crimini terribili contro l’umanità, trucidando intere popolazioni e distruggendone le vestigia, con un’efferatezza che ancora oggi fa rabbrividire. Le opere storiche ne sono piene; le opere letterarie anche recenti ancora risuonano dell’urlo agghiacciante della battaglia fatta di agonia massificata, di fanterie e cavallerie di interi reggimenti guerrieri che affondavano nella fanghiglia di sangue umano e di corpi e vi s’imbrattavano fino ai capelli (vedi l’incomparabile libro “l’Assiro” di Nicholas Guild).

L’evoluzione storica, che ha portato l’uomo a progredire, ha ‘dotato’ la guerra di mezzi di distruzione dal potenziale-strage così terrificante da far apparire gli Antichi popoli guerrieri quasi ingenui e innocui. Peccato che tale ‘progresso’ abbia disatteso (e continui a farlo) i più elementari principi di ‘civiltà’ e abbia accecato l’uomo fino a fargli dimenticare la sua appartenenza al genere umano.

Questo nostro tempo (che è un futuro fantascientifico rispetto ai tempi antichi e un passato ancora troglodita rispetto alle ere della ‘civiltà’ senza sopraffazione) sta mostrando segni di speranza e barlumi di futuro (che portano il volto di Obama), ma è ancora deturpato dai misfatti di un passato recente (e dal loro potenziale di ‘carnai’ ancora in atto nei vari luoghi che hanno esperimentato il ‘bacio’ mortale della guerra).

Gli USA stanno vestendo, finalmente, l’abito che compete alle potenze civili e ‘umane’ e ciò è un balsamo senza precedenti sulle ferite ancora aperte di certi crimini indimenticabili/ indimenticati. Brucia, come una scottatura che rifiuti di cicatrizzarsi, la nozione (paventata/ ventilata/ sbandierata dalla stampa di alcuni anni fa) secondo cui il Pentagono abbia escogitato le armi all’uranio impoverito (Fonte: Umanità Nova, n. 37 del 19 novembre 2000) come strategie ‘intelligenti’ per aiutare l’Ente dell’Energia a disfarsi delle scorte mastodontiche di scorie radioattive accumulate attraverso le centrali nucleari (della serie: sono morte stivata che non sappiamo dove mettere in ‘casa’ nostra, facciamone bombe da scaricare sulle teste di popolazioni ignare e lontane; ci saranno grate per averle ‘liberate’ e… moriranno ‘soltanto’ in parte perché i minerali letali non li gettiamo in un punto unico ma li sparpagliamo un po’ ovunque). Rifiuta di farsi acquisire tale notizia, ancora e ancora, a molti anni di distanza e continua a perseguitare lo spirito e la mente, come un frutto velenoso e mortale. Che le centrali nucleari fossero e siano fonte di morte (con le loro scorie quotidiane) era ed è common knowledge (di tutti coloro che abbiano ‘sale in zucca’), nel mondo; che servirsene rendesse ricchi di power e poveri di health era noto anche in America. Che la mente umana potesse concepire l’ignominia di ‘confezionarne’ gli ‘escrementi’ letali sotto forma di bombe-dono da ‘infiocchettare’ come ‘umanitari’ interventi a ‘favore’ di popoli lontani è qualcosa di tanto illogicamente-impossibilmente-assurdamente concepibile/digeribile da far vacillare la stabilità razionale degli esseri pensanti… Gli americani hanno nascosto al mondo, finché hanno potuto, la faccenda dell'uranio impoverito trasformato in armi. Tale progetto nacque a metà anni '70, ma il memorandum scritto del Pentagono, che autorizzava l'uso in tal senso dello “scarto” di uranio è del 1979. Il carattere radioattivo e altamente tossico di quel tipo di armi è stato tenuto nascosto dai militari americani e nessuno sa con precisione dove, da quando e per quanto esse siano state ‘esperimentate’. Si pensa che ciò possa essere accaduto durante la breve guerra di Panama (1989), ma è certo che il loro ‘ingresso’ principale massiccio nella vita della gente le armi all'uranio lo hanno ‘festeggiato’ nella guerra del Golfo (1991). Il Pentagono (‘pudicamente’) evitò di far sapere di che covo di vipere era composto, ma non si fece scrupolo ad autorizzare l’uso massiccio di quegli strumenti di morte a molteplici livelli di efferatezza e di tempi-stragi. ‘Poverino’, però, aveva dimenticato che il diavolo (cioè lui) fa le pentole ma non i coperchi: quando venne fuori che in Iraq, come per qualche magia, decine di carri armati erano radioattivi e necessitavano di decontaminazione, il mondo capì che la cosa non poteva essere opera degli Iracheni (lontani anni luce da quel tipo di armi). La U.S. Army dovette ammettere, con riluttanza (e bofonchiando con angelica innocenza), di aver fatto uso di armi DU (depleted uranium), e tutto ciò grida vendetta al cielo e continuerà a farlo, fino alla fine dei tempi… Non ci sono parole per esprimere l’immensità senza parametri di un simile tradimento contro il genere umano (perpetrato da genti amate e viste come armate di liberatori). L’ammissione americana non preoccupò nessuno, perché (dato il tono ‘sereno’-serafico-dolce-sicuro-rassicurante-ingenuo-accattivante e, as usual, in command) nessuno capì che cosa DU volesse veramente dire… (neppure i soldati americani che, poverini, il DU lo avevano aggrovigliato al loro quotidiano come il pane, ignorando di essere, in tal modo, committed to death). Il Pentagono, non potendo sfuggire alla presa ufficiale di una posizione, ammise di aver colpito ‘per errore’ 29 carri armati e di aver causato 37 morti e una sessantina di feriti (e… tutte le altre vite non menzionate e quelle che l’uranio avrebbe mietuto da lì a una settantina d’anni, anche tra gli Americani, nulla significarono per il pentagono, che le ‘passò’ in perfetta ‘cavalleria’, come se fossero peanuts…). Tutto ciò segna davvero una linea di demarcazione tra una tipologia di essere umani e una nuova tipologia di esseri che umani più non si possono chiamare.

Mi conforta il pensiero che, con Obama come presidente cose così terribili, forse, non potranno accadere più (e mi auguro, con tutto il cuore, che simili brutture non possano essere tramate alle spalle del presidente di una repubblica presidenziale), ma penso che il brivido di sgomento e di orrore debba essere tramandato, perché le nuove generazioni di Americani non permettano mai più a nessun pentagono (o tetragono o come altro si volesse chiamare) di macchiarsi di simili crimini contro l’umanità. Credo anche che simili cose formino materia ‘sufficiente’ (a incriminare milioni di criminali) per i tribunali internazionali che hanno processato criminali che si sono macchiati contro l’umanità di crimini che non si avvicinavano e mai si avvicineranno alla portata (transoceanica) del crimine commesso con l’uso delle armi DU contro varie popolazioni. Il pentagono si guardò bene dall’ammettere la vera natura degli effetti di quelle armi e dal rivelare il numero degli spaventosi proiettili-bombe-missili DU sparati in Iraq e in Kuwait. L'U.S. Army Environmental Policy Institute ha ufficiosamente calcolato che gli aerei e i carri americani debbano aver sparato oltre 940.000 proiettili (di piccolo calibro) all'uranio e più di 14.000 di calibro maggiore. Altre fonti americane calcolano che almeno 300 tonnellate di uranio impoverito sono ancora in Iraq, nella regione di Bassora, principalmente, e nel Kuwait (e che vi resteranno per parecchi decenni, sotto forma di polvere finissima).

Il pentagono fu ‘soddisfatto’ dell’esperimento: i proiettili DU erano stati così potenti e avevano sviluppato un calore così perforante da attraversare le corazze dei carri iracheni come cartone, ma l’uranio era stato usato anche come corazza dei carri armati USA, che erano stati invincibili (e che avevano fatto da anticamera della bara ai poveri militari che li avevano occupati). La mancanza di considerazione per la vita dei propri soldati è, forse, la cosa più efferata della condotta dei vertici USA ed è sicuramente la prova di quanto amore avessero per la potenza delle armi DU e di quanto poco (o inesistente) ne avessero per i propri uomini (usati come carne da macello/ messi a contatto diretto con l’uranio impoverito senza precauzione-difesa alcuna). Non ci sono scusanti per il pentagono: fu talmente contento di come le armi al DU lo avevano ‘servito’ che, immemore degli effetti devastanti che avevano avuto sulla salute e sulla vita della gente e dei suoi stessi uomini, subito dopo la guerra, presentò un piano che mi risulta scioccante: una sorta di scadenzario sul quale avrebbe ‘snodato’ su dieci anni l’acquisto di 130.000 tonnellate di DU (al prezzo conveniente di mezzo dollaro al chilo). Avrei pensato, se ciò non fosse accaduto, che il Pentagono avesse sottovalutato il potere nocivo del DU e che, sebbene non lo avesse ammesso, per non infliggere alla potenza americana una ‘caduta’ di prestigio, avrebbe fatto un passo indietro rispetto a quella scelta scellerata. Quel gesto la dice lunga… Il pentagono, con quel gesto, disse al mondo che i genocidi a mezzo DU non erano stati un errore/ che li aveva perpetrati con lucidità e piena approvazione/ che le priorità ben chiare nella sua schedule di progetti non compendiavano la salute e la vita umana e neppure l’uomo, per quel che gli poteva interessare/ che qualunque arma di distruzione di massa gli poteva andar bene, purché fosse fonte di guadagno e di vittoria in guerra; con quel gesto, il pentagono si proclamò mandante dei veri e propri genocidi ingiustificati causati, sul globo terrestre, con il lancio di uranio impoverito. Il pentagono mostrò, allora, assenza di ‘umanità’ nel suo ‘sistema’ e gongolò per il buon ‘affare’ che aveva concluso; insieme ad esso gongolarono le industrie belliche, pregustando affari d’oro con la vendita delle armi al DU a una parte del mondo e dello stesso DU al resto del mondo. Il vero affare, però, lo aveva concluso il Dipartimento per l’energia che possedeva 700/ 800 tonnellate di uranio impoverito proveniente dalle centrali nucleari (e tale quantitativo cresceva ogni anno di 30/40 tonnellate) e che, con il piano del pentagono, aveva ‘trovato l’America’! Quale affare poteva essere più vantaggioso, per ‘l’enel’ americano, di uno smaltimento di scorie nucleari che non sapeva dove mettere e che, per di più, gli venivano anche pagate?! Il mondo alla rovescia trovò una comoda patria, in quel luogo e in quei giorni… ed estese i suoi ‘effluvi’ diabolici al resto del mondo che, lungi dall’inorridire di fronte al disastro umano e ambientale compiuto dalla guerra del Golfo, recepì esattamente ciò che gli USA avevano voluto fargli recepire: la pubblicità ‘esilarante’ delle armi al DU (!!!). L’umanità ha perduto, in quelle circostanze, davvero la ‘faccia’, forse per sempre. Russia e Germania s’interessarono alla fabbricazione delle armi DU (e, quindi, all’acquisto del DU medesimo e alla vendita delle armi al DU), Israele, Arabia Saudita, Egitto, Kuwait e Pakistan s’interessarono ad acquistare (dagli USA e anche da Francia e Gran Bretagna –che, dunque erano produttrici) le armi DU già confezionate (e, come il Dipartimento per l’energia, pentagono/ Russia/ Francia/ Gran Bretagna ‘scoprirono l’America’, ovvero una fonte di guadagno che si traduce in: più morte vendo più mi arricchisco/ più bambini malformati sforno meglio sto/ più tumori orrendi spando più potente divento)…

L’alfabeto non ha lettere sufficienti a formare le parole giuste con cui commentare lo sgomento senza nome che invade l’umanità racchiusa nell’animo umano, quando si accorge che le forze preponderanti contro ogni piccolo uomo (umile o potente, singolo o pater familias che sia) sono al di là di ogni possibile tentativo di ‘contenimento’ o di esorcismo efficace…

Il numero degli Americani vittime del contatto con le armi DU, durante la guerra del Golfo, fu grande. I soldati americani si ammalarono a caterva, mostrando gli stessi sintomi delle popolazioni irachene (lo sostiene il medico tedesco Gunther Siegwart-Horst). I loro sintomi vennero definiti ‘sindrome del Golfo’ (e c’è in tale nome tutta la mala fede di chi voleva inizialmente insinuare nel termine qualche componente probabilmente psicologica). Leucemie, tumori, indebolimento del sistema immunitario (con conseguenti malattie come da HIV), nascite premature e malformazioni congenite furono i ‘doni’ che la ‘scoperta’ del pentagono fece ai suoi soldati fedeli e coraggiosi, ma non bastò. Il regalo più ‘grande’ glielo fece quando, la Commissione d’inchiesta nominata da Clinton (1995) concluse i lavori (1998) e spese i soldi dei contribuenti per insultare i loro figli dicendo che nessun collegamento esisteva tra le armi DU e la sindrome del golfo. Il documentario del regista Alberto D’Onofrio, in quello stesso anno, mostrò che almeno 8.000 (che, con l’approssimazione tipica del ‘contenimento’ di tali informazioni, probabilmente sono 10.000) soldati americani erano morti e che 50.000 erano affetti dalla ‘sindrome del golfo’. Ciò era, è, resterà una macchia indelebile, che il pentagono potrebbe cancellare soltanto se potesse inventare la macchina del tempo, tornare indietro e disfare tutto l’orrore di questi eventi. Che abbia trucidato tanti innocenti stranieri (con le armi al DU) è terribile, ma che abbia usato e gettato i suoi uomini migliori, come spazzatura senza valore (senza un ‘grazie’ o un ‘mi dispiace, avrei dovuto darti almeno qualche protezione’) è la goccia di troppo. Non desidero impegolarmi nelle argomentazioni/speculazioni politicizzate (pro/anti) belliche, futili e perniciose comunque (le lascio a coloro che, di mestiere, fanno gli ‘opinionisti’ –termine che probabilmente non vuol dire nulla), ma non posso esimermi dal giudizio ‘orrificato’ (già espresso in lungo e in largo) sull’uso di simili diabolici ordigni e dalla condanna senza appello di chi li ha concepiti e ne ha ordinato l’impiego. Le istituzioni sono fatte da uomini. Gli uomini sono mortali. Mi auguro che, quando, tra gli uomini di ieri, moriranno i criminali che si sono macchiati di questi crimini contro l’umanità (meglio sarebbe se, per giustizia divina, perissero degli effetti da armi DU), gli uomini di oggi e di domani sappiano tenere le mani ‘pulite’ da simili misfatti (senza patria nelle cellule che formano la natura ‘umana’).

Certe cose non dovrebbero mai accadere, eppure… una cosa inaccettabile come la creazione e l’uso delle armi all’uranio… è accaduta (!) e non soltanto quella. È accaduta anche una cosa peggiore (è possibile ciò? Ci si domanda). Altre nazioni, che avrebbero dovuto inorridire e manifestare a chi di dovere tale orrore (ottenendo, chissà mai, il miracolo di far rinsavire le menti malate-madri di tale aborto-crimine) che cosa hanno fatto, invece? Hanno applaudito la ‘scoperta’ e hanno trovato che simili bombe/proiettili/missili avessero un tale potere di penetrazione e di sviluppo di calore ( e di devastazione) che erano da ‘cogliere al balzo’. La stampa non ha fatto mistero degli ordinativi di armi al DU ‘piazzati’ tra nazioni, né della ‘generosità’ con cui la ‘nostra’ amata NATO ha scaricato tonnellate di uranio impoverito sui Balcani… I Balcani (anche se il mondo non ne seppe nulla e, solo in seguito, sentì parlare a mala pena di uranio impoverito e di soldati che sono morti o si sono ammalati al ritorno da quei luoghi), furono (come già l’Iraq, durante la guerra del Golfo) teatro di sperimentazione di quella ‘invenzione’ progettata direttamente dai demoni dell’inferno più nero ch’io possa immaginare/ i popoli ignari che lì vivono e i soldati di pace che lì si recarono furono (sono) cavie senza voce e senza ‘valore’ sulle cui vite tale ‘bella scoperta’ è stata inflitta ‘per scasso’e per ‘onnipotenza’ di chi dimentica di essere la voce del popolo e si arroga il diritto di vita e di morte. Le cavie successive (allora future e ora, purtroppo già passate/ e ancora più attuali che mai) furono (sono) la popolazione irachena (della guerra post crollo torri gemelle) e afghana (e tutti i soldati di pace che con esse condivisero il rischio di vivere e/o di morire) e sono anche (ne sono convinta) le popolazioni palestinese e israeliana. Gli ‘affari’ che si trattano (come l’acquisto delle armi all’uranio impoverito) sono (a livello mondiale) ‘nodi’ che prima o poi ‘incappano’ nel pettine internazionale. L’Onu lo sa bene e non faccia finta di scandalizzarsi tanto, di fronte al ‘sospetto’ che Israele abbia usato armi all’uranio impoverito o al fosforo bianco, né si affanni troppo a cercare tali armi o i segni di esse (il cacciatore che, in una battuta di caccia, cerchi la preda e non la trovi, forse dovrebbe guardare prima nella tana –e… la tana dalla quale il lupus in fabula è uscito l’Onu ce l’ha in casa). Mi dispiace tanto per Israele (ritengo che sia ora di finirla con le vergognose bordate antisemite/ con le assurdità dei nuovi nazisti -e delle loro parodie contorte lebfevriane/ con l’ottusità irrazionale di Hamas e dei suoi fan entro e fuori confine), perché, alas, l’uso delle armi ‘non convenzionali’ (termine già assurdo: come se ci fossero armi convenzionali ‘buone’ per l’uomo e per la vita!) non è una ‘patente’ dell’intelligenza universalmente attribuita a questo popolo tenace e intraprendente (che ha saputo domare il deserto e renderlo un giardino/ fare di infinite individualità-provenienze un popolo coeso/ trasformare la quotidianità in vita spartana e produttiva/ ‘insegnare’ case-kibbutz e solerzie-sopravvivenza). Il DU è un’infamia che Israele ha fatto male a ‘copiare’ (se lo ha fatto), perché si ritorcerà contro la vita del suo stesso popolo: il deserto è di tutti, non conosce limitari e confini (né quelli attualmente in vigore, né quelli che spero potranno presto delimitare uno Stato palestinese e contenere cittadini palestinesi liberi e felici e non più ricattati da gruppi estremisti che vivono di armi e di guerriglia e che delle vite si servono come del calcio dei fucili mitragliatori e come bersagli). Il vento, che abita il deserto, conosce ancor meno i confini divisori esistenti soltanto nella mente umana: soffia in Ghaza esattamente come in Israele e trasporta i metalli pesanti-nanopolveri nelle case israeliane come in quelle palestinesi (facendo della morte, anche lì, “La Livella” intramontabile di Totò). Le armi/ la controffensiva/ la strategia/ l’intelligenza nulla potranno contro le opzioni-morte che viaggiano come polveri o come radiazioni (la sola alternativa ‘intelligente’ resta soltanto la pace, se e quando si fa prima convinzione interiore e poi convenzione ufficiale –se e quando non si permetterà alle entità come Hamas di continuare a minacciarla per sempre). Terribile, assurdo e folle è scoprire che l’umanità è arrivata al punto di dover dire: se guerra deve essere, si usino almeno armi ‘convenzionali’/ si uccida bombardando e sparando e si eviti di continuare a uccidere nei secoli successivi alla guerra (fino a quando, magari, il genere umano di quelle guerre avrà perduto la memoria…).

 

Bruna Spagnuolo

 

II – continua...


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