Un dramma o una farsa? Una tragicommedia è la Storia. O è meglio scrivere storia, con la s minuscola? La politica, in essa, come grottesco o puro caso. La Storia è una gran troia: si vende a tutto e a tutti, inspiegabilmente, o s'impone. Come fece con Flavio Romolo Augusto, l'ultimo imperatore romano d'Occidente, detto altresì, dispregiativamente, Romolo Augustolo. Romolo Augustolo e le sue galline nel palazzo del potere corrotto, mentre fuori divampano i fuochi della fine e Odoacre avanza implacabile con le sue truppe. Romolo Augustolo, il simbolo dell'incomprensibilità delle vicende storiche, e uno straordinario rovesciamento di significato alla fine - spiazzante, inesorabile, interrogativo -, come solo Friedrich Dürrenmatt poteva o o sapeva fare. E siamo a Romolo il Grande (Romulus der Grosse)-Una commedia storica che non si attiene alla storia, scritta dal grande drammaturgo e romanziere (anche pittore) svizzero nel 1949 e da lui rielaborata sino a giungere a un'edizione definitiva datata 1964, in questi giorni in scena allo storico Teatro “Carcano” di Milano (sino a domenica 15 marzo).
Si ride nel corso dei quattro atti di questa “commedia storica storicamente inverosimile”, viaggiando da una comicità senza pari e un'ironia al vetriolo alle più pessimistiche considerazioni sullo stato di politica ed economia che dovrebbero governare la società umana (e invece la sgovernano). Romolo Augustolo nella finzione di Dürrenmatt muta da ragazzino qual era a signore di mezz'età, cui son capitate la toga e la corona imperiali, da incolpevole e inconsapevole testimone di eventi più grandi di lui a lucidissimo liquidatore di un impero morente in quanto basato sulla tirannia e grondante sangue, tradito ogni valore ideale e di moralità.
Dalle vesti romani ai calzoni germanici, il destino di un impero è anche nella trasformazione degli abiti, esilarante... fra volatili ruspanti nel pollaio dell'esistenza, eventi (im)prevedibili e (im)previsti e con figure, figuri, figurine e figurini assortiti a comparire, nell'accrescimento del senso di dissoluzione: un commerciante, Cesare Rupf mezzo latino mezzo germanico, già capace di commistioni politica-affari e disposto a qualsiasi matrimonio di convenienza; un antiquario pronto ad accaparrarsi busti e opere d'arte, simpatico ma losco gaglioffo come talora certi titolari di potere esecutivo; un messaggero che non dorme da cento ore; un complotto notturno-burletta; Zenone Isaurico; un'imperatrice dark lady; un naufragio che fa strage (e pure fa ridere...). Non ci si annoia nel palazzo minato ormai dalle fondamenta. Su tutti e su ogni cosa si leva ed eleva la seraficità di Romolo Augustolo, il pollicultore nel suo “supremo sberleffo”, coscienza critica ante litteram. «Dunque, di Romolo vanno colte l’ironia e l’autoironia che, com’è noto, in ogni tempo e in ogni luogo sono le difese più efficaci contro la disperazione e il senso di impotenza»: come non condividere questo giudizio?
Eccellente l'interpretazione del protagonista da parte di Mariano Rigillo, ma bravissimi tutti i componenti sotto la regia di Roberto Guicciardini e con le musiche di Lino Patruno.
Info e prenotazioni: Teatro “Carcano”, corso di Porta Romana 63, Milano; orari degli spettacoli, da martedì a sabato ore 20:30 e domenica ore 15:30; www.vivaticket.it, www.ticketone.it, www.teatrocarcano.com; tel. 02 55181377 – 02 55181362; call center 899.666.805 (servizio a pagamento); per scuole e gruppi organizzati tel. 02 5466367 – 02 55187234.
Alberto Figliolia