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Yoani Sánchez. Mi dimeno nell’Olimpo
05 Marzo 2009
 

Dal blog Generación Y

3 marzo 2009

 

 

Meneo en el Olimpo

Ayer, con el almuerzo a medio tragar, un amigo me llamó para preguntar si había visto el noticiero de la una de la tarde. No; nunca mastico mientras miro ese tipo de programas, es fatal para la digestión. Mezclar los frijoles colorados con el anuncio de sustituciones en el Consejo de Estado y de Ministros, habría resultado en una argamasa de consecuencias incalculables. Aún así, me molesta haberme perdido la noticia y enterarme -a pedazos- de los cambios ocurridos por allá arriba.

La “nota oficial”, publicada en Granma, es larga y llena de un lenguaje que me produce sueño. Se resume en que varios ministros y miembros del Consejo de Estado han sido sustituidos, aunque en las calles –desde hace algunos meses– se rumoraba ya de su caída en desgracia. Ni siquiera me sorprende que a uno de los reemplazados, Carlos Valenciaga, no se le mencione o que los uniformes militares ganen mayor presencia en el máximo órgano de administración.

La gente trata de buscarle a esta movida la profundidad y la sabiduría de una partida de ajedrez, pero a mí me parece puro juego de “gallinita ciega”. No creo que las tan deseadas y necesarias reformas estuvieran esperando a tener nuevos ministros para ser aplicadas. Si la voluntad fuera impulsar medidas aperturistas, ningún funcionario a cargo de un ministerio la hubiera podido frenar. La intención ha sido, sin embargo, demorar los cambios, adormecerlos, comprar tiempo en el juego de la política, mientras nosotros perdemos meses y meses del tiempo de nuestras vidas.

Quién convencerá a Marquitos, que ya tiene el GPS para cruzar el estrecho de La Florida, que los nuevos ministros allanarán el camino para que pueda cumplir sus sueños en su propio país. Lo anunciado ayer no va a disminuir las largas colas frente a la embajada española para lograr una nueva nacionalidad; ni el número de muchachas que entregan sus cuerpos para que las saquen de aquí. Que se llame Bruno en lugar de Felipe el nuevo canciller, poco influye en el grado de la desesperanza. Cambiar los instrumentos no significa mucho, si la sinfonía interpretada y el viejo director de  orquestasiguen siendo los mismos.

 

Yoani Sánchez

 

 

Mi dimeno nell’Olimpo

Ieri, mentre ero a metà del pranzo, mi ha chiamato un amico per chiedere se avevo visto il notiziario dell’una del pomeriggio. No; non mangio mai mentre guardo quel tipo di programmi, è fatale per la digestione. Mescolare i fagioli colorati con l’annuncio delle sostituzioni nel Consiglio di Stato e dei Ministri, potrebbe produrre un mix dalle conseguenze incalcolabili. In ogni caso, adesso mi spiace aver perso la notizia ed essere informata - a pezzi e bocconi - sui cambiamenti avvenuti nelle alte sfere.

La “nota ufficiale”, pubblicata sul Granma, è lunga e scritta con uno stile che provoca sonnolenza. Si riepiloga che vari ministri e membri del Consiglio di Stato sono stati sostituiti, anche se per strada - già da qualche mese - si rumoreggiava sulla loro caduta in disgrazia. Neppure mi sorprende che uno dei rimpiazzati, Carlos Valenciaga, non sia menzionato e che le uniformi militari guadagnino maggior presenza all’interno del massimo organo amministrativo.

La gente cerca di dare a questi movimenti la profondità e la saggezza di una partita a scacchi, mentre a me pare un semplice gioco a “mosca cieca”. Non credo che le tanto desiderate e necessarie riforme stessero aspettando di avere nuovi ministri per essere applicate. Se la volontà fosse stata quella di stimolare misure di apertura, nessun funzionario a capo di un ministero le avrebbe potute frenare. L’intenzione è stata, invece, quella di ritardare i cambi, addormentarli, temporeggiare nel gioco della politica, mentre perdiamo mesi delle nostre esistenze.

Chi convincerà Marquitos, che già possiede il GPS per attraversare lo stretto della Florida, che i nuovi ministri spianeranno il cammino perché lui possa realizzare i suoi sogni nel paese dove vive? L’annuncio di ieri non riduce le lunghe code davanti all’ambasciata spagnola per ottenere una nuova nazionalità; né il numero delle ragazze che consegnano i loro corpi per essere portate via da qui. Che il nuovo cancelliere si chiami Bruno invece di Felipe, influisce poco sul livello di disperazione. Cambiare gli strumenti non significa molto, se la sinfonia interpretata e il vecchio direttore d’orchestra restano sempre gli stessi.


Traduzione di Gordiano Lupi


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