Perchè il rinato negazionismo favorisce il sionismo? Quanti avessero voglia di sottovalutare l’emergente negazionismo, come un incidente di percorso dell’attuale pontefice, sbagliano di grosso, per congenita ignoranza o per fallace ingenuità; in Vaticano nulla accade fuori controllo, sia come Stato Città del vaticano, come cattedra di dottrina o come vertice del cattolicesimo cristiano.
L’esplosione del negazionismo è solo un’ulteriore tessera che si aggiunge ad un mosaico che ogni giorno si identifica sempre di più. E’ un mosaico elaborato in anni di paziente attesa, compiendo i piccoli passi propedeutici al contorno finale.
Fu un piccolo passo, l’elaborazione del catechismo da parte dell’allora cardinale Ratzinger, o la traduzione modificata dal testo latino dell’enciclica Pacem in Terris; in entrambi i casi venne insinuata la possibilità di “guerre giuste” che, nella traduzione dell’enciclica arrivano anche a intuire la possibilità dell’opzione nucleare. Incassate le due tessere del mosaico, l’itinerario è continuato, inseguendo il disegno di una restaurazione di stampo occidentale, sostenuta dalla forza delle armi e dal potere del denaro.
Divenne fastidiosa la denuncia che si levava dall’America Latina sullo sfruttamento che era esercitato contro la popolazione; ne poté parlare mons. Romero con Giovanni Paolo II, ma il cardinale Ratzinger vigilava per impedire nostalgici ripensamenti verso quel Cristo predicato da un manipolo di sacerdoti “che si fracassano le reni (come affermò Paolo VI)” lavorando accanto agli ultimi e agli ultimissimi. Romero fu assassinato e la colpa fu attribuita a un esaltato, assolvendo i poteri forti e occulti che sottraevano le materie prime al Salvador.
Ci pensò lo stesso cardinale Ratzinger a risolvere al monte la vexata quaestio, imponendo la condanna a quella Teologia della Liberazione sorta dalla base, la Teologia che affermava che fuori o lontano dal mondo dei poveri e dei bisognosi il cattolicesimo non avrebbe avuto un futuro.
Accanto alla demonizzazione dell’ecumenismo necessitava l’esaltazione di un cattolicesimo selettivo, decisamente occidentale; da questa esigenza nacque il binomio Ratzinger-Pera che partorì il dogma delle “radici cristiane dell’Europa”, come se il cristianesimo fosse un carattere antropologico distintivo di una razza.
Fu quindi il momento del “Gesù di Nazaret” un libro nel quale tenta la storicizzazione della fede e lo afferma fin dalla premessa (pag. 11) quando afferma:
“Se dunque la storia, la fatticità, in questo senso appartiene essenzialmente alla fede cristiana, quest’ultima deve esporsi al metodo storico. E’ la fede stessa che lo esige”.
Trascurando che la storia è scritta dagli uomini ed è dono dell’intelletto, mentre la fede è dono di Dio.
Tutto l’itinerario del cardinale Ratzinger prima e del pontefice Benedetto XVI poi, è scandito da ricorrenti attacchi, prevalentemente, al mondo islamico. Poi un evento che ha lasciato perplesso il mondo dei cattolici: lo scioglimento della scomunica ai seguaci lefevbriani e l’immediata pronuncia dei vescovi assolti dalla scomunica del negazionismo della shoà.
Apparentemente se ne traeva le deduzione di un progetto antisionista, magari con motivazioni religiose, ma i ritmi incalzanti degli eventi, hanno dimostrato un disegno ben più articolato.
Benedetto XVI ha condannato quel negazionismo, ma contestualmente ha confermato la visita in Israele. A chi potrebbe mai giovare la tesi del negazionismo ? Ai nostalgici nazisti, alle affermazioni provocatorie di Ahmadinejiad; ma se si valuta la storia precedente del pontefice, emerge un’altra ipotesi ben più preoccupante. Il mondo intero guarda con indulgenza a Israele, considerandolo la patria ebraica anelata dopo la tragedia dell’olocausto, mentre guarda con severità l’aggressività dimostrata dal governo sionista. Questa distinzione non concede appello alle violenze che sono perpetrate contro i palestinesi.
Sminuendo o, almeno, sollevando dubbi sulla reale portata dell’olocausto, ridimensionato, dal vescovo negazionista, a “soli” 400.000 vittime, sarebbe l’intero mondo semita ebraico ad essere ridimensionato per lasciare maggiore autorevolezza al pianeta sionista che occupa militarmente quelle terre. Il pontefice annuncia, con tempestività, la sua visita allo Stato Sionista di Israele, non un pellegrinaggio ecumenico al popolo semita ebraico e al popolo semita palestinese.
Sembra proprio un cerchio che si chiude, composto dalla connivenza invero discutibile con il razzista, ateo Marcello Pera; con il battesimo in modo visione dell’apostata Magdi Allam; con gli scritti e le polemiche sollevati dagli interventi non sempre suggeriti dall’insegnamento di Cristo.
Rosario Amico Roxas