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Il Fantastico nell’epica classica 2
Baccio Bandinelli, Ercole
Baccio Bandinelli, Ercole 
06 Marzo 2009
 

Dalla lettura alla scrittura. Cari ragazzi, con il tema del Fantastico, vi proponiamo un’esperienza che associa alla  lettura, la scrittura. Il racconto che abbiamo qui inserito "La tredicesima fatica", ci è stato ispirato dai poemi epici che vi abbiamo già presentato; è il primo esempio per mostrarvi la nostra esperienza di  Scrittura creativa. Tutto ciò che leggiamo arricchisce il nostro sapere e al contempo è fonte di creatività. Tutto può ispirarci nuove storie, in cui potrete ricostruire, inventare, ricreare personaggi e situazioni; nuove storie che si aggiungeranno a quelle di chi ci ha preceduto. L’aspetto più bello della Scrittura creativa è che sarete soltanto voi i registi operativi della vostra mente. Non è difficile produrre nuove storie; basta liberare l’immaginazione e la fantasia e mettere in moto l’estro, ossia la capacità di costruire con la parola, l’immagine, la linea, la forma, il colore; sì, perché i linguaggi per creare un racconto sono molteplici. Le vostre storie vi renderanno  protagonisti del vostro sapere nel  rapporto più semplice di dare e avere.

  

Anna Lanzetta

          

 

  

La tredicesima fatica

    

  

Narrami o Musa, dell’eroe che dodici fatiche compì,

e che la tredicesima rese celebre;

egli sconfisse Marte, il dio della guerra,

per salvare suo figlio Minaceo.

      

Ercole viveva in una semplice capanna: tetto in paglia e mura in pietra.

Un’estate molto calda si recò da suo figlio Minaceo, ragazzo robusto e pieno di vita.

Arrivato sulla soglia di casa, notò un certo disordine. Entrò, chiamò molte volte il figlio,  ma senza avere risposta ed ebbe l’impressione che fosse stato rapito.

Un biglietto lo colpì: "Ho rapito tuo figlio per il torto subito molti anni fa…".

L’eroe si recò dal ciclope Polifemo che, dopo essere stato accecato, era divenuto la persona più saggia del Mediterraneo.

L’atrio della dimora era maestoso: portoni di pietra troneggiavano all’ingresso. All’interno,un’unica stanza divisa nel recinto di pecore e montoni, l’alcova del gigante con focolare, alimentato continuamente da enormi tronchi, e uno spazio per gli ospiti.

Ercole bussò ai portoni… Si udì un cigolio e dopo, la figura gigantesca di Polifemo apparve sull’atrio:"Chi è?", chiese il ciclope. Ercole:"Sono Ercole e sono venuto…". "So già per cosa sei venuto. Accomodati nella mia dimora e ti aiuterò a risolvere il problema".

I due rientrarono nella grotta e si sedettero.

Polifemo raccolse un grappolo d’uva dalla vite, che nella grotta ricopriva tutto il soffitto, lo strizzò e il succo che ne uscì andò a finire su una pietra. Dalle macchie che si formarono sulla pietra, il ciclope emise il suo responso: "Recati a Creta e segui il filo della storia". Ercole, pur non comprendendo le parole del ciclope, si recò a Creta. L’isola era stupenda: una grande pineta copriva la spiaggia e la vecchia e alta torre del re, ormai degradata, ancora si alzava maestosa verso il cielo. Sulla costa, all’improvviso, apparve Ermes, il messaggero degli dei, il quale gli rivelò che Ares aveva rapito suo figlio e che solo la spada lucente, che Perseo aveva usato per sconfiggere Medusa, avrebbe potuto uccidere il dio.

L’arma letale che conservava le tracce del mostro pietrificante, in grado di ammazzare qualsiasi divinità, era custodita da Ulisse ad Itaca.

La spada era leggerissima e consentiva a chi la impugnava di avere molta più libertà di movimento. Era lucente e affilata, in grado di spaccare una pietra con un solo colpo. L’impugnatura dorata era stata costruita da Vulcano, in modo da rendere quasi impossibile il disarmo del combattente che la possedeva .

Ercole si recò a Itaca, e colui che aveva osato sfidare gli dei, il temerario Ulisse, dopo aver sentito le ragioni dell’eroe, gli cedette la spada, pregandolo di usarla solo per liberare suo figlio.

Ercole prese la spada e si recò a Creta.

Setacciò tutta l’isola senza risultato e verso sera, stanco, si assopì.

In sogno collegò "il filo della storia" con il leggendario filo che Arianna usò, per aiutare Teseo ad orientarsi nel Labirinto cretese.

La mattina seguente, l’eroe, destatosi, ripensò al sogno fatto.

Si recò sul luogo dove era stato costruito il Labirinto e trovò la costruzione devastata da predoni ed erosa dall’ira di Zeus, il saettatore.

Vide che le mura erano arretrate di sedici piedi e che un silenzio tombale dominava l’intera valle…

Il figlio del Minotauro, simile nelle sembianze al padre, mandato da Ares, attaccò di soppiatto l’eroe, ma la ragione che accompagnava l’uomo feci sì che il fato si avverasse ancora, facendo trionfare Ercole maestoso.

Apparve Ares il malvagio: l’ampio mantello copriva l’armatura dorata, un elmo bronzeo copriva i biondi capelli e in mano aveva una spada molto affilata e splendente.

Il dio accettò la sfida lanciatagli da Ercole e la battaglia ebbe inizio: spruzzi di sangue schizzavano in aria, urla di gioia e di dolore partivano dalle labbra dei guerrieri.

Ercole impavido padroneggiava, ma Ares, l’ingannatore, preso dalla paura, lanciò la tremenda magia disarmante.

Ercole, pur disarmato, diventò di nuovo l’eroe forte di un tempo.

Repentinamente riagguantò la spada e trafisse il dio della guerra.

Il corpo del dio si sciolse e con un’ improvvisa fiammata bruciò, abbandonando definitivamente l’Olimpo.

Salvato il figlio, Ercole organizzò uno dei più grandi banchetti della storia dell’uomo, talmente grande da entrare anche nell’odierno Guiness dei Primati.

   

Francesco e Fabrizio, Prima  ITIS "A. MEUCCI"

  

 

Figure di riferimento

   

Ercole: nome latino dell’eroe greco Eracle. Il culto dell’eroe greco fu introdotto probabilmente presso i popoli Sanniti dai coloni greci, in particolare dalla colonia di Cuma, e presso i Latini e i Sabini dal culto etrusco ad Hercle.

Ciclopi: ( mit. ), giganti con un solo occhio in mezzo alla fronte.

Polifemo: ( mit. ), ciclope, figlio di Posidone.

Ares: figlio di Zeus e di Era, dio della guerra.

Ulisse: re di Itaca, figlio di Laerte.

Ermes: figlio di Zeus, messaggero degli dei.

Labirinto: edificio costruito da Dedalo presso Cnosso per il Minotauro.

Zeus: divinità suprema dell’Olimpo greco, re degli dei

 

 

Immagini

 

Ercole e Lica, Antonio Canova, 1795-1815, Marmo bianco, altezza 335 cm, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna.

Il gruppo rappresenta una vicenda tratta dai poeti antichi. Ercole, impazzito dal dolore procuratogli dalla tunica intrisa dal sangue avvelenato del centauro Nesso, scagliò in aria il giovanissimo Lica, che, ignaro, gliel'aveva consegnata su ordine di Deianira.

 

Ercole e Caco, Baccio Bandinelli, 1530-34, Firenze, Piazza della Signoria

Nel VI libro dell'Eneide  Virgilio parla di Ercole e Caco:  Enea giunto a Pallanteo, capitale del regno di Evandro, trovò il re intento a celebrare un rito in onore di Ercole. Dopo il banchetto, il re gli raccontò la storia di Ercole e Caco. Ercole, di ritorno dalla Spagna, dove aveva catturato i buoi di Gerione, si fermò con la mandria nel Lazio, che era funestato dalla presenza di Caco, che terrorizzava gli abitanti con la sua ferocia. Caco voleva la mandria di Ercole e gliela rubò, nascondendola nel suo antro nel quale la condusse, facendola camminare all’indietro per ingannare Ercole. Ercole cadde nel tranello e si allontanò, ma una giovenca lo richiamò con il suo muggito. L’eroe, furibondo, scoperchiò la rupe e si calò nell’antro di Caco con il quale  ingaggiò una lotta mortale da cui uscì vincitore.

 

Ercole e l’Idra, 1460 circa, Antonio del Pollaiolo, dipinto, Galleria degli Uffizi, Firenze

Il dipinto raffigura l'uccisione dell'Idra di Lerna, mostro dalle nove teste che terrorizzava gli abitanti della città di Argo.

Il racconto “La tredicesima fatica” è inserito nel volume Sapere per creare a cura di Anna Lanzetta (Morgana Edizioni, 2008).


Foto allegate

Canova, Ercole e Lica
Pollaiolo, Ercole e l
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