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Valter Vecellio. Pannella zero 
Qualche riflessione durante e dopo il VII Congresso italiano del PRNTT di Chianciano
03 Marzo 2009
 

E ora lotta di liberazione democratica dell’Italia dall’infame regime partitocratrico”.

Così recita lo slogan all’insegna del quale si è svolto il VII Congresso italiano del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito a Chianciano. C’è chi ha obiettato che quel termine, “infame” era forte; ha espresso perplessità. Cominciamo da qui, allora. «Infame», spiega il Devoto-Oli, sta per «atrocemente contrario alla dignità della persona umana… denota o ricorda una perversa volontà di nuocere… sommariamente sgradevole». Un altro dizionario a cui si è affezionati, il “vecchio” Rigatini, spiega: «Di mala fama; vituperoso; vale anche: che infama, che reca infamia. Dicesi anche de’ luoghi dove sia stata commessa qualche enormità, e dove si corre pericolo e danno…». Bisogna dire che si tratta di definizioni perfette per descrivere la situazione che si sta vivendo.

 

Sono state dette una quantità di cose interessanti, a Chianciano; un congresso davvero ricco di riflessioni e di spunti, su cui converrà cercare di riflettere e ragionare. Preziosissima diventa Radio Radicale, grazie al cui servizio si potrà sentire e risentire quello che si è detto. Una documentazione difficilmente riassumibile e che merita di essere ascoltata nella sua interezza e integralità.

Qui, e ora, in attesa delle riflessioni che sono esplicitamente sollecitate e gradite, qualche notazione forse non del tutto marginale, che si collega a quanto detto da Marco Beltrandi prima, da Gianni Betto poi. Un problema che a chi scrive sembra essenziale.

È il problema di come un leader e una forza politica vengono quotidianamente cancellati, sfregiati, falsificati. Un tema tutto sommato è molto facile da trattare, semplice da spiegare, non richiede molta concentrazione per essere compreso: Pannella, per quel che riguarda la televisione – quella pubblica, quella per cui si paga il canone, ma la cosa riguarda salvo pochissime, insignificanti eccezioni, anche quella cosiddetta privata – è semplicemente un desaparecido. In quanto a dati è di facilissima esposizione: si può infatti provare a sommare per quello che riguarda le presenze, la somma di zero più zero, moltiplicarla per zero: fa sempre e solamente zero... PANNELLA ZERO.

 

Pannella, tra le tante sue peculiarità, ne ha una: è uno dei leader più longevi, fa politica da oltre cinquant’anni, ha fatto e animato una quantità di iniziative di cui è facile che lui per primo abbia smarrito memoria, e tuttavia è oggetto di una feroce, sistematica, pervicace censura, una programmatica opera di cancellazione, una sistematica azione di falsificazione. Da Pino Rauti per prendere un leader della destra estrema, all’estrema sinistra, non c’è nessuno che abbia patito e subito quello che Pannella ha subito e patito dalla cosiddetta informazione televisiva. Un vero primato, che nessuno gli contende. Sarebbe davvero interessante un giorno riuscire a realizzare uno studio, un’inchiesta che spieghi come nonostante la violenta azione di distruzione del suo agire politico e della sua immagine, Pannella sia uno dei leader da sempre più conosciuti e popolari, capaci certo di suscitare grandi entusiasmi e altrettanto grandi furori, ma che mai ti lascia indifferente.

Le presenze di Pannella nel corso di un decennio si contano sulle dita delle mani; non c’è altri che gli possa contendere questo primato di leader noto ma che viene impedito di comunicare, di cui tutti parlano, e che riconoscono e fermano per strada, e pur non andando mai in televisione c’è sempre qualcuno che gli dice: “L’ho vista, l’ho sentita, sono d’accordo con lei”, e magari si riferisce a una trasmissione andata in onda dieci anni fa…

Questo zero-Pannella è un problema nostro, più che di Pannella; è un problema per i radicali, e anche per chi radicale non è. È un problema di democrazia.

 

Uno zero che si somma con lo zero per quel che riguarda l’informazione. Ora qualcuno sarà tentato di dire non è del tutto vero: che in fin dei conti ogni tanto accade di sentir parlare dei radicali che riescono a dire cose radicali. A parte il fatto che si tratta di briciole, qui bisogna cercare di non cadere in una trappola.

Si prenda quest’ultima vicenda del “testamento biologico”. È vero, se ne parla, a “Porta a porta”, a “Italia sul Due”, a “Anno zero”, a “TV7”. E accade perfino che ci sia qualche radicale che sia invitato a dibattere. Certo. È interessante sentire dalla televisione di Stato monsignor Rino Fisichella negare che Giovanni Paolo II abbia invocato di esser lasciato libero di poter raggiungere il padre, come ha fatto a “Porta a porta”; potrebbe essere perfino utile mandare in continuazione, Lozano Barragan, Betori, Caffarra, Sodano, Bertone, Poletto e tutta la curia vaticana cantante, quel loro berciare che di omicidio, boia, condanna a morte… Però quando si dice informazione non si dice l’opinione di una Eugenia Roccella da contrapporre a quella di Emma Bonino, di Maurizio Gasparri da opporre a Ignazio Marino. Informazione significa spiegare cosa vuol dire “alimentazione” e “idratazione”, che per alcuni è trattamento medico, per altri no. Significa spiegare cosa sia il sondino nasogastrico, la PEG, e come per fare un esempio, i malati spesso siano abbandonati a loro stessi e alle cure che assicura la famiglia, perché hanno fatto tagli indiscriminati alla Sanità, e non garantiscono quell’assistenza specialistica di cui pure avrebbero diritto.

Informazione è spiegare che uno stupro è uno stupro, sempre e comunque: quando lo fa un romeno contro un’italiana, e quando lo fa un italiano contro una romena. Che “certezza della pena” significa processo subito, e poi una volta condannati si sconta la pena; e non che si va in galera e si resta in attesa del processo chissà fino a quando…

Si prenda l’informazione che riguarda il Vaticano e le sue articolazioni. La Conferenza Episcopale dei Vescovi, per esempio. C’è la prolusione del presidente, tutti i giornali e le televisioni la riportano come se parlasse a nome dei vescovi, è quella che fa testo. C’è una discussione, un dibattito, un dissenso, un confronto durante la riunione? Non si sa, e non si deve sapere.

 

Dunque vietato Pannella, vietate l’informazione in quanto tale. Per tanti versi siamo nella stessa situazione del 1974-75, quando Pannella e un gruppo di radicali fecero un lungo digiuno per ottenere uno spazio “riparatore” di un quarto d’ora per la Lega per l’Istituzione del Divorzio e per la comunità di don Giovanni Franzoni, esponente di quel cattolicesimo allora come ora silenziato; fu un digiuno che durò quasi tre mesi, e alla fine si ottenne quella simbolica riparazione, e grazie a quella simbolica riparazione si sentì credo per la prima volta in TV parlare di aborto, di obiezione di coscienza, di nuovo diritto di famiglia da conquistare… Allora ci fu un Pier Paolo Pasolini a sostenere quella lotta sul Corriere della Sera, e con lui tanti altri, il primo a rompere la cortina del silenzio fu Alberto Bevilacqua con una nota che pubblicò sulla rubrica che teneva su una rivista che si chiamava “Lo speciale”, fatta da Arturo Tofanelli.

 

Anche oggi si debba lottare per ottenere una simbolica riparazione dell’enorme, irrisarcibile, irreparabile danno che abbiamo subito e che Pannella per primo ha subito. A Pannella va garantita possibilità di essere conosciuto e apprezzato per quel che dice e propone, e non tanto o solo per Pannella, quanto per noi come cittadini: che di quell’informazione abbiamo diritto.

La lotta per il diritto alla vita e per la vita del diritto oggi passa anche per questo: la conquista del riconoscimento formale che Pannella in tutti questi anni è stato oggetto di una campagna violenta e sistematica volta a annullare la portata politica della sua azione e la sua stessa immagine: lo si è cancellato dai palinsesti, lo si è sfregiato con la falsificazione delle sue dichiarazioni e posizioni. La “resistenza” deve assumere i toni e le dimensioni della vera e propria offensiva. Non si deve e non si può accettare il protrarsi di questa situazione.

 

Se Pannella e i radicali sono discriminati, censurati, silenziati, una ragione c’è: per quello che si fa e si cerca di fare, ma soprattutto per quello che si è. Hanno paura, e hanno ragione ad averla.

Eugenio Montale durante gli anni del fascismo scrisse una poesia piuttosto nota (Per inciso: Montale, questo apparentemente dimesso poeta scrisse cose durissime e bellissime sul Concordato, andrebbero recuperate):

«…Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo».

 

Ne abbiamo di lavoro da fare, compagne e compagni.  

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 2 marzo 2009)


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