Il cardinale Javier Lozano Barragan (foto), riferendosi al signor Beppino Englaro, ha dichiarato: «Io affermo solo il principio che nella legge di Dio c'è il Quinto comandamento che dice di non uccidere, chi uccide una persona innocente commette un crimine... Se ha ammazzato lui la figlia è un omicida, se non l'ha ammazzata lui allora non lo è». E come il solito, ha creato confusione, soprattutto nella mente dei fedeli.
Prima di tutto perché ha considerato l'aspetto oggettivo dell'azione e non quello soggettivo. Ma questo è un errore abituale della Chiesa. Giovanni Paolo II nell'Enciclica Evangelium vitae, mise con sconcertante disinvoltura sullo stesso piano l'aborto e il fratricidio di Caino. E in secondo luogo perché, aggiungendo l'aggettivo innocente a persona, fa una distinzione che Dio non fa. Il comandamento «non uccidere» non pone condizione alcuna; dice di non uccidere, e basta. La distinzione tradizionale tra innocente, che ha diritto alla vita, e nocente (autore attuale o potenziale di gravi delitti), che tale diritto ha perso, non è evangelica. È stata introdotta tardivamente nel pensiero cristiano, ed è valsa per legittimare la guerra, la pena di morte, la difesa armata. Quindi, anche chi uccide una persona non innocente commette un omicidio.
Si dà il caso però che il povero Beppino Englaro, contro il quale si continua imperterriti ad inveire, ha solo voluto che non si impedisse per altri anni alla figlia in stato vegetativo di andarsene in pace. L'omicidio è altra cosa, e chi conosce il Vangelo lo sa bene.
Renato Pierri
Docente di religione (in pensione)