Lo scorso 27 gennaio abbiamo fatto presentare una interrogazione parlamentare al Governo perché intervenisse sulla smaccata incostituzionalità della legge regionale Toscana sulle rette dei degenti ultrasessantacinquenni non autosufficienti ricoverati nelle Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali). La sen. Donatella Poretti aveva chiesto al Governo se una legge regionale potesse sostenere il contrario di quella nazionale solo per dar man forte alle pretese illegali di Comuni, come quello di Firenze, che agivano in altrettanta illegalità.1 Il Governo aveva 60 giorni dall'approvazione della legge regionale (18 dicembre 2008) per intervenire in base all'articolo 127 della Costituzione che gli conferisce potere per una simile richiesta... ma ha deciso di non farlo.
Per il momento, quindi, la battaglia per il rispetto della legge la dobbiamo portare solo a livello giudiziario perché il livello politico ci è ostile:
- quello comunale che viola la legge;
- quello regionale che fa altrettanta violazione;
- quello nazionale che decide di non intervenire (prove generali di federalismo? Se è così... siamo freschi...).
La legge nazionale dice che per queste rette il pagamento è dovuto al 50% dal Servizio Sanitario Nazionale e l'altro 50% dai Comuni, che possono chiedere un pagamento anche dei pazienti nell'ambito delle loro specifiche capacità contributive. Alcuni Comuni, e la Regione Toscana, hanno ampliato questa possibilità di richiesta anche ai parenti diretti dei pazienti. Su questo alcuni pazienti rivoltisi a noi, hanno promosso diverse cause davanti al Tar della Toscana, che sono state vinte anche nel merito mentre, per la legge regionale toscana che è di recente approvazione, per ora è stata ottenuta la sospensiva delle richieste in assenza della sentenza di merito. Sentenza di merito che sarà all'esame anche del Consiglio di Stato a cui il Comune di Firenze ha fatto opposizione contro la decisione del Tar Toscana e dove, in corso di prima udienza dove era stata chiesta la sospensiva, il Comune ha fatto marcia indietro solo perché all'ultimo momento si è reso conto che avrebbe perso.2
Insomma un intricato e articolato sistema di sentenze, giudizi, corsi e ricorsi che per ora ci vede vincente. Ma che, per quanto possa essere parzialmente risolutivo di casi specifici, non risolve la questione. Per non dover essere un calvario economico e umano per ogni paziente e relativa famiglia, e per non continuare a far guadagnare avvocati e spender soldi alla giustizia, l'unica soluzione è quella politico-istituzionale, che tarda ad arrivare.
Se c'era bisogno di una ulteriore conferma di come le istituzioni sono lontane dal cittadino, la nostra vicenda rappresenta un esempio da manuale:
- arroganza di chi ha il potere e lo esercita non come mandato degli elettori, ma per coprire proprie incapacità amministrative: “non ho i soldi e me ne frego di violare la legge per chiederteli”;
- norme vessatorie che tutto tolgono agli utenti: “pensi di aver subito un'ingiustizia? Pagati l'avvocato e vai in causa”;
- minacce verso soggetti più deboli, economicamente e sanitariamente: “o paghi quanto ti chiediamo o ti buttiamo fuori”.
Potremmo continuare ma crediamo di aver ben spiegato il tipo di situazione a cui dobbiamo far fronte.
A questo punto, quindi, mentre continueremo a fare cause ai vari Tar sui casi specifici, per una soluzione finale occorre aspettare l'eventuale richiesta di intervento della Corte Costituzionale da parte del Consiglio di Stato. Da qui all'estate forse ce la faremo...
ADUC
Associazione Diritti Utenti e Consumatori
1 Qui il testo completo dell'interrogazione
2 Vedi il settore specifico del nostro sito Internet con tutte le sentenze in merito: www.aduc.it/dyn/rsa