Francesca Nunzi ha lavorato e lavora in TV e nel cinema. Sul grande schermo pure con il re dell'erotismo soft all'italiana Tinto Brass – Tra(sgre)dire e Monella –, senza tuttavia trascurare altri registi, pellicole e produzioni. Bellissima, senza dubbio. E bravissima, come ha dimostrato anche nella sua carriera teatrale (del resto in quest'ultimo mondo è la sua genesi). Non solo un corpo da sballo e da immaginario maschile italiota o un'icona sexy dunque, ma un'attrice vera, di talento puro. Francesca è in questi giorni in scena al Teatro "Derby" di Milano (via Pietro Mascagni 8) con Finché mamma non ci separi. Sino al 1° marzo la Nunzi reciterà al fianco di Diego Ruiz, Pier Paola Bucchi e Luciana Frazzetto (una magnifica forza della natura che ha recitato anche con Federico Fellini, Salvatore Samperi, Damiano Damiani, Alberto Sordi, Castellano e Pipolo) in una commedia di assoluto divertimento, sentimentale e, nel contempo, dissacrante, che mette alla berlina l'esser mammoni degli italiani nonché certi vizi e stereotipi di coppia. Si ride nelle due ore di spettacolo, e si ride molto, anzi moltissimo, pur seminandosi qua e là dubbi e riflessioni. Se il lieto fine è assicurato, non mancano le battute feroci (e oltremodo esilaranti, come detto), ancor più tali se si considera l'apparente mielosità dell'ambientazione.
«Sfortunatamente la minaccia che incombe sui due innamorati non si può combattere con strane formule magiche o con un esercito di ghostbusters! No! Ci vuole ben altro per arginare quello che rappresenta un costante attentato alla serenità della coppia! Ancora non hanno inventato un'arma di difesa adeguata per il peggior nemico del matrimonio! Non esiste un manuale di sopravvivenza per i continui agguati che da sempre ci fanno loro: le mamme!», ben esemplifica tale presentazione il contenuto della commedia e, proseguendo... «È vero, sembra irrispettoso, ma diciamoci la verità tutti noi sappiamo bene che l'amore materno e l'assoluta dedizione e abnegazione di una madre, nascondono sempre un risvolto della medaglia! D'altronde chi altro potremmo incolpare per i tanti complessi e le assurde manie che ognuno di noi ha? Per di più una mamma, a un certo punto della sua vita, diventa anche una suocera e, se andiamo a cercare sul vocabolario il significato di questa parola, non troveremo certo la definizione di una creatura angelica e discreta!», anche se di mamma ce n'è un sola, e infine si perdona...
Nella rappresentazione si gioca anche sull'improvvisazione e, se i due sposini, Diego e Francesca per l'appunto, tengono splendidamente la scena – irresistibili! –, le caratterizzazioni delle due mamme, Pier Paola e Luciana, sono altrettanto efficaci, perfette negli antipodi che simboleggiano: l'una snob, superficialmente raffinata e artificiale, ma anche fragile; l'altra schietta, popolana e popolare sin quasi a una sorta d'innocente volgarità.
Una commedia terapeutica, se si pensa al tanto ridere che libera dalle viscere, seppur con intelligenza. Finché mamma non ci separi è il continuum di un impegno teatrale intrapreso da Diego Ruiz già con Orgasmo e pregiudizio (alla sua nona stagione e rappresentato anche nella Repubblica Ceca), Il matrimonio può attendere e Ti amo o qualcosa del genere, del quale esiste anche una trasposizione conematografica, e Se mi lasci non vale.
Info: tel. 02 76016352, sito Internet www.teatroderby.it.
Alberto Figliolia