Deve esserci molto di vero, in quello che spesso ripete Marco Pannella a proposito della saggezza delle nonne, delle madri, delle donne in genere. Parla della sua mamma, Emma Bonino, nella prefazione al bellissimo libro di Marco Politi La Chiesa del NO (Mondadori, pagg. 365, 18 euro). Una mamma credente, praticante e osservante. Una mamma piena di saggezza, di “senso buono”. Una mamma che alla figlia-monello,che sicuramente ama e di cui, s’indovina, è orgogliosissima, dice una cosa semplicissima e la sua bellezza sta proprio in questa “semplicità”: «Sai, i punti fondanti della nostra religione sono la compassione, la tolleranza e il libero arbitrio».
Un’altra mamma, mamma Luciana. Il figlio Piergiorgio non ce la fa proprio più ad andare avanti. È una sofferenza atroce, un dolore che non concede tregua, una tortura senza scopo. La vita è bella, dice Piergiorgio, ma appunto, deve essere vita. Così dopo aver lottato come un titano, al di là di ogni limite, chiede che lo si liberi, di esser lasciato andare via. Bisogna trovare il modo di dirlo, alla mamma; e chi ce l’ha questo coraggio? Mina, la dolce, paziente, mite Mina questa forza la trova: «Mamma, oggi Piergiorgio se ne va…va via», le dice in un soffio. E la mamma: «Allora lo vengo a salutare». Racconta Mina: «In fondo era più vicina al suo desiderio di quanto lo fossi io. C’erano momenti in cui la odiavo, perché non potevo capire che amare volesse dire una cosa del genere. Io speravo che lei la pensasse come me. Invece no, lei gli era più vicina, e già da settimane aveva detto: ma perché non lo ascoltano? Perché non lo aiutano? Lo lasciassero morire, se lui lo desidera. È venuta accanto al letto e gli ha preso la mano. Non so se gli ha fatto il segno della croce in fronte, non diceva nulla. E Piero nemmeno. La guardava soltanto. Lei gli ha stretto la mano, è andata di là e ha pianto silenziosamente».
Ci sono tante belle donne, in questo libro di Politi. Belle persone, voglio dire, come la dottoressa Lisa Canitano, che sa cosa vuol dire aborto, sono quasi trent’anni che consiglia e assiste donne in difficoltà e ne ha viste, davvero, di tutti i colori; come Valeria, come l’avvocato Maria Luisa Maggiolino...
Marco Politi è una rara figura di vaticanista, le sue cronache fanno pensare alle corrispondenze che nessuno ha saputo eguagliare in televisione, di Ugo D’Ascia. Chissà se gli si rende un buon servizio, se si dice che il suo è un libro radicale. Eppure è così. Per esempio:
«L’ultimo decennio è stato segnato da un’invasione di campo senza precedenti da parte della Chiesa, specialmente quando il Parlamento era al lavoro per trovare soluzioni a nuovi problemi emersi nella società. A ottant’anni dal Concordato il bilancio è opprimente. È stata impedita l’introduzione del divorzio breve, persino per le coppie senza figli. È stata imposta una legge sulla fecondazione artificiale che considera giusta l’impianto di un embrione malato nell’utero della donna, libera una settimana dopo di farselo raschiare a norma di legge sull’aborto. È stato negato per diktat cardinalizio di modificare la legge 40 sulla procreazione assistita attraverso un accordo parlamentare bipartisan, scoraggiando poi la libera espressione referendaria dei cittadini. Si è dichiarato prima che non servono norme sul testamento biologico, togliendo ai malati il diritto di fissare il limite all’accanimento terapeutico, e poi è stato proclamato che comunque la decisione finale sulla nutrizione artificiale non può mai spettare al malato. È stata sabotata in tutti i modi una legge sulle coppie di fatto, vigente senza problemi in gran parte dell’Europa occidentale. Sono state demonizzate le unioni gay. È stata incoraggiata l’obiezione di coscienza illegale alla prescrizione della pillola del giorno dopo. È stata lanciata una campagna contro la pillola abortiva Ru-486, in vendita tranquillamente in tantissime nazioni del mondo…». Non è un parlare radicale questo?
Ancora: «…Chiesa è un termine ampio. E quando indica la comunità dei credenti rimanda a una realtà variegata. Chi getta uno sguardo al suo interno incontrerà vescovi di grande sensibilità, preti generosi, suore in prima fila a fianco degli emarginati, fedeli attivi nelle parrocchie e nell’associazionismo dotati di grande spirito di solidarietà e passione religiosa. Ma questa Chiesa non viene mai chiamata a esprimersi, non viene mai consultata, non decide nulla quando si tratta di determinare la politica della Chiesa-istituzione…». Non è quello che Pannella e i radicali dicono da sempre?
Gli italiani, dice Politi, chiedono testimonianza, non comandi dal pulpito; e ne ricava che la Chiesa «ha paura di una società in cui è esplosa la soggettività di massa, una società in cui si sono andati affermando il gusto, l’abitudine, il diritto di impostare la propria esistenza e le proprie relazioni secondo la propria coscienza e le proprie convinzioni». Una Chiesa che nei suoi vertici «ha paura dell’auto-organizzazione della società in quegli spazi che ha sempre considerato di suo dominio: la nascita, la morte, la famiglia, la sessualità, la natura. La Chiesa ha paura della soggettività di massa. Ha paura dell’europeizzazione della società italiana, in gran parte già avvenuta. Perché nei fatti la società corre più veloce di quanto i veti della gerarchia possano bloccarla…». È lo “scisma sommerso” di cui parla il filosofo cattolico Pietro Prini.
Il sentimento popolare, osserva Politi, si è rivelato nitidamente quando Piergiorgio Welby ha deciso di interrompere il processo inesorabile che lo avrebbe portato a uno stato di non-vita/non-morte, che lui riteneva indegno della sua umanità: «La gerarchia ecclesiastica potrà anche manovrare politicamente per impedire o snaturare una legge sul testamento biologico, ma resta il fatto che la maggioranza degli italiani – trasversalmente – si è schierata dalla parte di Welby e non del gelido comunicato che gli negava i funerali religiosi. Ed egualmente ha condiviso la sentenza della Cassazione a favore di Eluana Englaro…».
Italia a maggioranza radicale, dunque? Sì, se si guardano i risultati dei sondaggi su tutte le questioni che i radicali agitano e per le quali si battono. Ma se è così, come mai i radicali, si trovano sempre a cantare la famosa canzone di “Rinaldo in campo”, “Ma siamo sempre in tre…”? Dov’è l’inghippo, cos’è che non funziona?
È un discorso, questo che ci porta lontano; da fare, ma non qui. Qui si vuole raccomandare la lettura di questo prezioso libro di Politi; e però come non pensare alle parole di Enzo Bianchi, il priore della comunità di Bose, che denuncia: «Adesso ci troviamo in una posizione afasica… Oggi il dibattito è quasi spento, le voci sembrano tutte uniformi, pare improponibile ciò che in passato era ritenuto una ricchezza: la diversità e la pluralità delle opinioni…». Questo è il problema.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 13 febbraio 2009)