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Lucio De Angelis. “L’intervista” della Ginzburg 
All’Eliseo applausi a scena aperta per Maria Paiato, Valerio Binasco ed Azzurra Antonacci, eccezionali protagonisti
20 Febbraio 2009
 

Un’apprezzata scrittrice italiana per un tris d’assi. E dico subito che all’Eliseo è in scena L’Intervista di Natalia Ginzburg, con ad efficaci interpreti Maria Paiato, Valerio Binasco e Azzurra Antonacci.

La pièce è l’ultima di una serie di commedie dell’autrice scritte per il teatro, la cui produzione non rappresenta certamente una sua attività minore: undici opere scritte fra il 1965 e il 1991, da Ti ho sposato per allegria al breve dialogo Il cormorano.

Protagonisti di questi lavori sono persone generalmente sprovvedute, ignare della realtà e di se stesse: perlopiù figli diventati autonomi senza entusiasmo e senza grandi capacità di cavarsela. I genitori sono spariti. Le madri si manifestano solo come presenze all'altro capo del telefono, a loro si ricorre per sfogarsi o chiedere soldi urgenti; i padri, invece, non compaiono nemmeno come personaggi assenti, e forse proprio la ricerca di figure paterne alternative è il filo che lega fra loro le diverse commedie.

Sono opere con una tristezza di fondo, ma che facevano e ancora fanno ridere molto. L'allegria, più che nei personaggi, è nelle parole con cui si giocano in modo leggero i destini dei rapporti fra uomini e donne, fra individuo e individuo. Questa attenzione linguistica e l'invenzione di un italiano parlato musicalmente, inconsueto nel nostro teatro, rendono Natalia Ginzburg, come afferma Domenico Scarpa, un’autrice non troppo distante da maestri europei del dialogo come Beckett, Pinter, Compton-Burnett.

 

L’intervista è stata scritta pensando per la parte della protagonista a un’amica e grande interprete come Giulia Lazzarini (affiancata allora da un giovane Alessandro Haber), e rappresentata per la prima volta al Piccolo Teatro di Milano nel 1988. Oggi è in scena fino al 1° marzo all’Eliseo di Roma con un formidabile tris di interpreti: Maria Paiato, Valerio Binasco ed Azzurra Antonacci.

La commedia narra ‘la solitudine’ e ‘l’assenza’, in uno scenario di fallimento e delusione e rappresenta il vuoto di valori illusori, esaltati in principio per ridursi infine al nulla, che lascia trasparire la scrittura chiara, sommessa, attenta a cogliere i piccoli gesti di vita quotidiana della Ginzburg: una scrittura tra l'ironico, il saggio, l'elegante, perfetta per le doti interpretative di Maria Paiato, attrice di grande intensità, che sa giocare sulla misura, lontana da qualsiasi retorica.

Al contempo Valerio Binasco ritorna a confrontarsi non solo come interprete ma anche da regista ancora una volta con la prosa della scrittrice, dopo lo spettacolo Ti ho sposato per allegria prodotto dal Teatro Stabile di Firenze nel 2005.

Stavolta la coproduzione avviene col Teatro Eliseo e si avvale delle scene di Antonio Panzuto, dei costumi di Sandra Cardini, delle musiche originali di Antonio di Pofi e della collaborazione alla regia di Nicoletta Robello.

 

La vicenda si svolge nel 1978 e vede Marco Rozzi (Valerio Binasco), giovane giornalista, raggiungere per un’intervista la dimora di campagna di Gianni Tiraboschi, autorevole esponente del mondo intellettuale, da lui particolarmente ammirato negli anni giovanili. A riceverlo vi saranno però solo Ilaria (Maria Paiato) e Stella (Azzurra Antonacci), rispettivamente compagna e sorella di Gianni Tiraboschi.

Nella vana attesa del suo interlocutore, Marco si intrattiene con Ilaria, e nasce tra loro uno stretto rapporto confidenziale che li porta a rivelare l’un l’altra le proprie ingenue ambizioni. Di lì ad un anno il giornalista torna nella casa del personaggio prescelto per la sua intervista, ma anche stavolta non ha fortuna. Incontrerà comunque di nuovo, con suo sommo piacere, Ilaria ed è come se si fossero lasciati appena il giorno prima.

Tra i due si consolida così quel trasparente rapporto confidenziale là dove ciascuno tira fuori dalla propria mente e dal proprio animo i sogni e le sconfitte della vita. L’incontro tra Marco e Gianni Tiraboschi avverrà solo dieci anni dopo, quando Marco avrà abbandonato il giornalismo e perso ogni interesse all’intervista e Tiraboschi si sarà a sua volta ritirato dalla vita pubblica in seguito a una crisi depressiva, ma noi qui non lo vedremo.

 

Natalia Ginzburg propone i dialoghi di questo che è soprattutto un suggestivo ‘teatro di parola’ attraverso una scrittura vivace e sfrontatamente fragile, attenta ai piccoli gesti di vita quotidiana e sempre carica di ironia. Ma c’è di più e nell’incontro, o meglio nei due incontri tra i protagonisti della storia, ovvero tra Marco e Ilaria, riecheggia l’atmosfera dell’Italia degli anni compresi tra il 78 e l’88; anni di spiccato interesse per un Paese in cui tutto si dissipa e muore e ciò che resta è il desiderio confuso di mettere in salvo qualcosa che è stato bello e nobile.

Di qui torna quale metafora il mancato ritrovarsi da parte del giornalista con l’intellettuale.

Una storia di sconfitte, di distruzione, di delusione. Tra Ilaria e il giornalista Marco si crea un’intimità non cercata, non voluta, che esula dall’intento iniziale e diventa ben presto una confessione del desiderio di salvare qualcosa di bello, di farlo sopravvivere alla dissipazione della vita. Rimane solo ciò che ognuno ha tentato di fare.

Il personaggio di Ilaria nella commedia rappresenta la figura che si rifiuta di accettare la distruzione di ideali e progetti, quale risultato della realtà del tempo. È un essere che sa conoscere la forza del dolore, del sacrificio e della dedizione. Il giornalista Marco è un essere ingenuo, maldestro, con ambizioni destinate puntualmente ad essere deluse sul nascere, ma è pure una persona dotata di pietà ed  anche capace di conoscenza adulta, sincera e veritiera della vita.

Le figure che non compaiono mai sulla scena ma sono evocate di continuo – un intellettuale, le sue donne e le loro vicende – sono figure di sconfitti. L’intervista è alla fin fine una storia di sconfitti. Li salva e manda luce quello che ciascuno bene o male ha cercato di fare, anche se alla resa dei conti nessuno può in alcun modo ritenersi vincitore.

 

Valerio Binasco, attore-regista teatrale tra i più apprezzati della “nuova generazione”, cura sapientemente la regia dell’opera ed affianca una grande Maria Paiato, vera ‘madre di emozioni’ con ‘figli’ in tutto il Paese, che accorrono sempre più numerosi ogni qualvolta va a trovarli nelle loro città: ‘figli’ che l’aspettano sempre con gioia e trepidazione per godere della sua Arte e della sua sensibilità.

 

Teatro: Eliseo

Città: Roma

Titolo: L’intervista

Autrice: Natalia Ginzburg

Regia: Valerio Binasco

Interpreti: Maria Paiato, Valerio Binasco e Azzurra Antonacci

Scene: Antonio Panzuto

Costumi: Sandra Cardini

Luci: Pasquale Mari

Regista collaboratore: Nicoletta Robello

Periodo: fino al 1° marzo

 

Lucio De Angelis

(da Notizie radicali, 16 febbraio 2009)


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