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Pearl S. Buck: La buona terra. Ri-lettura di Maria Lanciotti
Oscar Mondadori
Oscar Mondadori 
20 Febbraio 2009
 

Lessi questo romanzo per la prima volta nel ’69, quaranta anni fa. L’ho riletto varie volte nel corso della vita. Forse tornerò ancora a leggerlo, nella vecchia bellissima edizione degli Oscar Mondadori. La vicenda di Wang Lung e di sua moglie O-Lan – che si svolge nella Cina delle masse rurali agli inizi del secolo scorso – è una storia esemplare, drammaticamente attuale in certi contesti socio-culturali. (m.l.)

 

 

La buona terra di Pearl S. Buck

 

È il giorno degli sponsali di Wang Lung, un piccolo coltivatore che vive con il vecchio padre, unico figlio vivente fra una ventina di nati.

Wang Lung va a prendere la moglie O-lan nella Grande Casa, poiché un povero non può che sposare una schiava; egli chiede solo che non sia segnata dal vaiolo e non abbia il labbro superiore spaccato.

La schiava gli viene consegnata dalla Vecchia Signora, che a lui dice: “Prendila, e usane con saggezza”. E a O-lan: “Ubbidiscilo, e dagli figli, e poi ancora figli. Il primo portamelo qui, quando verrà, affinché io lo veda”.

Il rapporto della povera gente con i due idoli della terra, nel tempietto, è semplice: “Io vi accendo due bastoncini d’incenso e voi mi proteggete”, ma per paura dell’invidia degli dei si nascondono ad essi le proprie fortune.

Arriva il primo figlio ed è maschio. O-lan e il marito lo portano ben vestito dalla vecchia Signora, e passando davanti al tempietto dicono: “Che peccato che la nostra creatura sia una femmina che nessuno vuole, e deturpata per di più dal vaiolo! Preghiamo che muoia”.

Alla Grande Casa degli Hwang vendono pezzi di terra, e Wang Lung decide di acquistare consigliato da O-lan la risaia vicina al fossato delle mura: “Acqua sicura”.

Nasce il secondo figlio maschio. O-lan lascia la zappa, va a partorire, e prima del tramonto è di nuovo al lavoro accanto al marito.

Un figlio ogni anno: la casa è sotto una buona stella.

Si presenta lo zio di Wang Lung, fratello minore del padre, che piange miseria e chiede aiuto per sé e la sua famiglia; il nipote per regola dovrebbe provvedere ad essi, ma poiché ha in mente di comperare altra terra oppone un rifiuto allo zio, dicendogli che andasse pure a lavorare, come fa lui.

Nasce il terzo figlio ed è femmina. Una schiava, neanche degna che se ne parli. Per Wang Lung la nascita della figlia è come un sinistro presagio.

Arriva la siccità, che porta la carestia. L’unica terra a dare frutti è quella presso il fossato; Wang Lung vuole acquistarne altra, e si priva del suo argento per due pezzi di terra adiacenti al primo.

O-lan resta di nuovo incinta. Partorisce una femmina, nata morta, che il padre porta via trascinandosi lontano da casa, abbandonando il corpicino alla fame di un cane. Ha sentito un vagito, e ha visto delle macchie scure attorno al collo della piccina. Ma non vuole sapere cosa sia effettivamente accaduto nella stanza dove O-lan ha partorito.

Mangiano di tutto, anche il bue.

Vengono aggrediti dai vicini, che rovistano nella casa e trovano solo qualche manciata di fagioli; non hanno né cibo né argento, ma hanno la terra che nessuno può togliere loro. La mangiano, ne danno da mangiare ai figli.

Cing, uno dei vicini che ha partecipato all’invasione, pentito, rende un pugno dei fagioli rubati; Wang Lung ne dà alla moglie perché si riprenda e qualcuno lo mastica e lo passa nella boccuccia della figlia, alla quale si affeziona perché gli sorride.

Partono per il Sud dopo aver venduto la mobilia per due pezzi d’argento. Arrivano alla porta della città, l’attraversano, e prendono il carrozzone di fuoco che li trasporta per 200 chilometri verso il sud. Una volta giunti si sistemano improvvisando con alcune stuoie un rifugio addossato al muro, dove vi sono altri numerosi ricoveri, e per mangiare vanno alla mensa dei poveri. Poi si organizzano come tutti quelli che si trovano nella loro stessa condizione: i ragazzi, il vecchio e la donna vanno a mendicare, e Wang Lung a tirare il risciò.

Tuttavia, non riescono mai ad avere soldi abbastanza per comperare del riso e cucinarlo nel rifugio: la vita di città è troppo costosa.

Il figlio minore inizia a rubare, e Wang Lung vorrebbe tornare alla terra, ma non ha più nemmeno un seme; a stento riesce a vincere la tentazione di vendere la piccola schiava.

Da tempo c’è movimento in città, una rivolta in atto. La folla prende d’assalto il palazzo dei ricchi, e Wang Lung è preso nella corrente dei rivoltosi. Si trova davanti un uomo grasso e impaurito, che gli offre oro e argento purché lo risparmi. Mentre O-lan, che conosce le case dei ricchi, trova sotto un mattone gioielli e pietre preziose.

Fanno ritorno alla loro terra e alla loro casa saccheggiata, mentre la primavera trionfa. Comperano il bue, gli attrezzi, le sementi, e Wang Lung aiuta Cing, il vicino che lo aveva derubato in casa, per ricompensarlo di quei pochi fagioli che gli aveva reso; acquista tutta la terra del vecchio signore della Grande Casa andata in malora, ingrandisce la sua abitazione e chiede a Cing di andare a stare da lui per aiutarlo ora che ha più terra di quanto ne possa lavorare.

Di tutti i gioielli O-lan chiede di potersi tenere almeno due perle. È di nuovo incinta e partorisce due gemelli, un maschio e una femmina.

Per meglio trattare i suoi affari, Wang Lung manda a scuola il figlio di 12 anni e in seguito anche il minore.

Nel settimo anno piogge torrenziali allagano i campi. Non si può lavorare e nell’ozio forzato Wang Lung guarda la moglie e la vede brutta e coi piedi grossi.

Egli è ricco e con i figli istruiti, e comincia fare vita da signore frequentando la casa da tè con un piano superiore. Qui incontra Cucù, la schiava con la quale aveva trattato per l’acquisto della terra del vecchio signore, e conosce Loto, che diventa la sua malattia. Per lei si taglia anche il codino, come gli uomini di città. Per lei si riprende le due perle che O-lan teneva in un sacchettino nascosto nel petto.

Si ripresenta lo zio con la moglie e il figlio, che si insediano nella sua casa, ora che è ricco.

La zia fa da intermediaria e Loto diventa la sua concubina, e con Cucù occupa l’appartamento che Wang Lung le ha appositamente preparato.

O-lan deve accettare in silenzio la presenza delle due donne, infuriata soprattutto con Cucù, che tanto l’aveva maltrattata quando erano schiave nella stessa casa.

Finalmente le acque si ritirano e Wang Lung riprende a lavorare i campi, guarito dalla sua malattia per una donna grazie all’abbraccio con la sua terra.

Il figlio maggiore è colto dalla malinconia per il bisogno di una donna, e Wang Lung pensa di procurargli una moglie, non volendogli dare una schiava.

Cucù gli parla di Liù, il mercante di grano con il quale tratta affari, che ha una figlia di quattordici anni e un figlio di dieci.

Iniziano le trattative. Intanto il figlio maggiore prende a frequentare infimi locali con il figlio dello zio e Wang Lung vorrebbe cacciare lo zio con la sua famiglia, ma questo gli fa intendere che fa parte di una banda di briganti, ed è per questo motivo che mai i banditi hanno disturbato la sua casa. Insomma, ricatta il nipote.

Il fidanzamento si fa, ma si devono attendere tre anni per le nozze, quando la ragazza compirà diciassette anni, e nel frattempo il ragazzo è sempre più malinconico e ostile.

O-lan avvisa il marito che il figlio maggiore frequenta i cortili di Loto durante le sue assenze.

Arrivano le cavallette, e Wang Lung salva buona parte del raccolto potendo bruciare appezzamenti coltivati per salvarne altri, avendo terra e tanti uomini alle sue dipendenze.

Il figlio dice che vuole andarsene al sud, il padre incollerito vorrebbe mandarlo a lavorare nei campi.

Scopre che frequenta la sua concubina e frusta tutti e due, e ordina al figlio di lasciare la casa e tornare solo quando egli lo chiamerà.

Manda il secondo figlio a lavorare da Liù il mercante per avviarlo agli affari, mentre il terzo lo destina alla terra; si è accordato con Liù per il fidanzamento dei propri figli, entrambi di dieci anni.

Alla seconda figlia la madre fascia i piedi e le dice di non piangere per il dolore perché il padre è tenero di cuore e potrebbe non sopportare il suo pianto, e allora le accadrebbe ciò che è accaduto a lei: il marito non l’ama perché ha i piedi grandi.

Wang Lung è orgoglioso dei suoi tre figli maschi: un letterato, un mercante e un agricoltore.

La prima figlia femmina, muta e ritardata, è quella che ama di più perché sempre gli sorride.

O-lan sta male, dice da tempo che ha le ovaie infiammate. Wang Lung la osserva con nuova tenerezza. Chiama un medico e sarebbe disposto a spendere tutto quello che ha per guarire la sua donna fedele e madre dei suoi figli, ma il medico gli fa capire che non c’è speranza.

Muore O-lan dopo lunga agonia, ma prima vuole vedere sposato il primo figlio. Muore anche il padre di Wang Lung e vengono entrambi seppelliti in un terreno sulla collina, scelto come cimitero di famiglia.

Torna una inondazione quale mai si era vista prima e scompaiono i villaggi.

Wang Lung è un uomo ricco e non soccombe e non viene attaccato dai banditi a causa della carica che lo zio ricopre nella banda delle “barbe rosse”, ma viene umiliato dentro la sua casa.

Il figlio gli suggerisce di comperare oppio per gli ospiti, e l’oppio comincia a girare per la casa. L’oppio porta la pace.

Nasce il primo nipote, maschio.

Passata l’inondazione la terra è fertile e col fango si ricostruiscono le case. Wang Lung presta soldi con gli interessi. Compra schiave tra cui anche una bambina di sette anni per venti pezzi d’argento, e il figlio di suo zio gira per casa sempre cercando guai.

In seguito gli zii muoiono e il nipote lascia la casa.

Poi si trasferiscono nella grande casa degli Hwang; anche il secondo figlio si sposa, mentre il terzo, destinato alla terra, dice invece che vuole studiare.

Tra una cosa e l’altra la casa di campagna viene abbandonata e la terra affidata al fedele Cing.

In capo a cinque anni la discendenza di Wang Lung conta sette nipoti, quattro maschi e tre femmine.

Intanto si sente parlare di guerra. Sale il prezzo del grano. Si sente il passo cadenzato degli uomini vestiti di grigio. Fra questi l’odiato nipote, che guida l’orda dei soldati nella casa del riccone suo parente. Tutte le case vengono occupate, anche quelle dei poveri.

Si tenta di mettere in salvo le donne e i bambini nei cortili interni. Si dà una ragazza al nipote per sollazzo, che resta incinta. Poi i soldati si rimettono in marcia e la casa viene risistemata.  La schiava, resa incinta dal cugino di Wang Lung, chiede al suo padrone di farla sposare a un contadino, o a un uomo buono e povero.

Nella casa non regna la pace. Troppi guai di donne. Il figlio minore di Wang Lung annuncia che vuole partire per la guerra. Vuole partecipare alla rivoluzione che vedrà la patria libera. E gli dice che fra tutte le schiave che hanno in casa, solo la giovane Fior di Pero è bella, ma lui non pensa alle donne, pensa alla guerra.

Wang Lung si sente vecchio di fronte al figlio raggiante di giovinezza, ma al pensiero della pallida schiava il sangue gli riprende a pulsare nelle vene. Prende Fior di Pero con dolcezza, il suo è un amore delicato e bene accetto.

Loto pretende di venir ricompensata a dovere e lasciata in pace.

Cucù dice: “Ecco, siamo tornati alle abitudini del Vecchio Signore!”

I figli maggiori invidiano il padre, il terzo lascia la casa.

La fiamma dura poco e lascia il freddo nelle ossa di Wang Lung. Consegna a Fior di Pero un pacchetto che contiene la morte per la figlia muta quando lui non ci sarà più. Ma la ragazza si impegna col vecchio, al quale vuole bene e dal quale si sente rispettata, a prendersi cura della figlia.

Ormai la rivoluzione è passata cancellando lo studio dei Quattro libri; un giorno Wang Lung vuole andare a vedere i campi e senza rendersene conto va al cimitero e si sceglie il suo posto. Chiede di essere riportato nella vecchia casa di terra per trascorrere gli ultimi giorni e per morirvi.

Quando i figli vanno a trovarlo li sente parlare di vendere la terra e dividersi il ricavato. Così li ammonisce:

Quando si comincia a vendere la terra è la fine di una famiglia. Dalla terra siamo venuti e alla terra dobbiamo tornare… se conserverete la terra, vivrete… nessuno potrà mai portarvela via…”

Ma i figli, nel tranquillizzarlo, si scambiarono un’occhiata e sorrisero.

 

Maria Lanciotti

 

 

 

NOTA BIOGRAFICA

Pearl S. Buck da bambina segue i genitori, missionari della Chiesa Presbiteriana in Cina, dove trascorre la sua giovinezza prima a Ching Kiang sul fiume Yangtze e poi dal 1900 a Shangai. All'età di 18 anni ritorna negli Stati Uniti per motivi di studio e nel 1917 si sposa con John Lossing Buck. Si trasferisce con il marito in Cina, dove insegna letteratura all’università di Nanchino fino al 1934, quando è costretta ad abbandonare il paese a causa delle ritorsioni verso gli stranieri. Rientrata negli Stati Uniti, continua a scrivere e si dedica alla salvaguardia dei diritti umani, dando vita a una fondazione per l’assistenza ai bambini asiatici. Muore nel 1973.Nel 1931 pubblica La Buona Terra (The Good Earth), il suo romanzo più famoso, che le valse il Premio Pulitzer nel 1931 e la medaglia di riconoscimento dall' American Academy of Arts and Letters. Nel 1938 viene insignita del Premio Nobel per la letteratura. Tra romanzi, saggi, biografie e racconti ha lasciato più di 80 opere.

  

Il romanzo presentato da Maria Lanciotti è stato edito prima nella collana mondadoriana degli anni cinquanta “I libri del Pavone” e negli anni sessanta negli Oscar Mondadori. Nella collana del Pavone e nei primi Oscar ebbe moltissimi lettori. Poi scemati negli anni successivi. (ndr)


Foto allegate

Oscar Mondadori, edizione recente, Euro 8,50
Ritratto di Pearl S. Buck
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