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Alessandro Salvi: Dalla Croazia per Tellusfolio. Poesie stampate e su Face Book.
23 Febbraio 2009
 

Gentile Direttore,  sono Alessandro Salvi e  le scrivo da Rovigno (Croazia) dove vivo da sempre. Le spedisco il mio primo libro di poesie, uscito nel novembre del 2008 per conto della Aletti di Villalba di Guidonia (RM) ed unitamente una piccola auto-antologia. Finora ho scritto il libro "Piovono formiche carnivore e altre inezie" e una silloge di 12 poesie intitolata "Ladro di tamerici", apparsa su "la battana" (trimestrale di cultura che esce a Fiume per conto dell'Edit), con la quale ho vinto il primo premio al concorso Istria Nobilissima del 2008. Mando pure una poesiola inedita (si tratta di un limerick): poesiola nonsense dalle ferree regole che ho scritto di recente. Non so quando, ma dovrebbe uscire dalle stampe per la Ass Cult Press di Pistoia un'esile plaquette dal titolo "I fori nel mare". Intanto le mando questo. Mi scuso ma le scrivo di fretta. Mi faro' vivo o più tardi o domani. Complimenti per la qualità dei testi su Tellus folio, che seguo quando posso con grande interesse. Voglia gradire i miei più sinceri auguri. Un caro saluto da Rovigno.

 

Alessandro Salvi

 

 

 

 

          
POESIE DI ALESSANDRO SALVI

 

 

 

 

 da Piovono formiche carnivore e altre inezie

Aletti editore, Villalba di Guidonia (RM), 2008.

 

 

 

DELIRIO IN DO #

 

La poesia non sta tra noi. Non più.

Cerchiamola nel bottone mancante

di una camicia color marrone, nel

tampone usato gettato per terra tra

vari rifiuti, tra gli sputi e i mozziconi

nelle sale d'aspetto delle stazioni

di raccordo. Anzi no, meglio non cercarla

perché la poesia è come la morte,

prima o poi sarà lei a farsi viva.

E li sento i passi di lei che agogna

nei lunghi e bianchi corridoi

della mia insonnia popolata da insetti

come falene o zanzare, quando mi metto

ad ascoltare il flusso delle correnti sotterranee

dell'impianto idraulico della mia mente

mentre il rubinetto suggerisce

goccia dopo goccia l'infinita storia

che corre lungo i tubi logori e

sfiniti di tanto assurdo correre invano

(forse mente, e piange per niente...).

Ma poi arriva il nano che abita il mio cervello,

a smuovere i cardini -instabili e ossidati-

a girare le chiavi nella serratura arrugginita

della mia precaria solitudine; a destarmi

col freddo sudore come di chi è appena uscito

da un incubo per entrarci in un altro

altrettanto insolito ed affascinante

quanto uno strumento di tortura medioevale.

 

 

 

 

NOTTURNO ROVIGNESE

 

Da sconsolato viandante che si rispetti

ho anch'io i piedi sanguinanti, e sotto

di essi una strada da percorrere

e scelte che poi, comunque, mi pentirò

d'aver fatto...

 

Le sconnesse vie della notte girovaga

non portano ad alcun luogo, questo

è certo; ma chi sa dirmi allora

il motivo per il quale il gabbiano

(non sarò mica il solo a sentirlo, spero...)

straccia la quiete della notte

straziando la mia veglia

d'irriducibile insonne?

 

 

 

L'AMORE È UN LIQUORE ANDATO A MALE

 

L'amore è un liquore andato a male,

più dolce del miele

facilita il comporre

poesie. Ma quando muore

in bocca lascia un sapore amaro

e nel ricordo brucia

come su una ferita aperta

brucerebbe il sale.

Amore non si dice

perché non significa

niente di preciso.

E porta male.

È un liquore

che abbiamo bevuto

incoscientemente

tutto d'un fiato, e

va bevuto solo

se in cielo intagliata come nel cartone

la luna brilla

come una moneta

non ancora del tutto

arrugginita.

 


 

GUARDAVO LE TUE FORME

 

Guardavo le tue forme, forse prive di contenuto

(ho bevuto, si che ho bevuto...quanto, non lo so).

Guardavo le tue forme, puntandoti il mirino

diritto al cuore, segregato dentro un petto

portatore, forse, dell'unico tuo difetto

(non dirò quale, non vorrei apparire volgare).

Guardavo le tue forme, e non trovavo parole

o aggettivi da affibbiare ai tuoi attributi, e mandavo

al diavolo tutti i sonetti, i madrigali e i canti,

le muse, i versi immortali e i pianti...le forme

                                    ammalianti prive di contenuto.

 

 

 

POESIOLA DA MEZZO LITRO

 

quest'oro che nella mia pupilla brilla

reca in sé il sole ogni ora del giorno

 

le tue labbra bella cercherò

-nascosto tesoro-

 

affinché diano tregua alle mie pene

al mio pene la corona d'alloro

 


 

***

 

Io non posso cantare i prati in fiore,

le vostre belle cose. i vostri sogni...

Io parlo d'altro, facco i mii bisogni:

tramuto in canto questo mio livore.

 

 

 

***

 

giorno di paga

fegato, su! preparati

oggi si beve

 

 

 

***

 

niente da dire

sicché mi contraddico

e dico: niente!

 

 

***

 

sbuca talvolta

brutto come una talpa

...senso di colpa

 

 

***

 

da dentro il pozzo

una rana gracida

sogna l'oceano

 

 

 

PRIMA

 

Dichiarai guerra alle parole

con le parole, onesto non vi pare?

Ma subito dopo disertai

il campo di battaglia cercando

rifugio nell'angusto anfratto del silenzio.

Ciò mi è costato caro. Ora li sento

ridere i miei avversari e gridare

su un megafono agghiaccianti frasi

impossibili da decifrare.

E mi tocca lottare contro gli affanni

per farmi capire. Per farmi rispettare.

 

 

 

LUNGO GLI ARGINI DEL TUO SGUARDO

 

Sostando talvolta lungo gli argini

del tuo sguardo, ti ho vista spiarmi

mentre ti guardavo.

 

Un vento forte

ma forte da far tremare tutti

i carri e le orse, investiva la tua aria assorta.

 

Anche queste parole più non mi appartengono

e non distinguo più la tua voce dalla mia.

 

Sei qui, e la tua presenza si fa viva e reale:

ora nelle pagine bianche del tempo

ora nell'infinito spazio del non detto.

 

L'ansia mi scuote e la paura di perderti

qualora mi sfiori l'idea di una tua dipartita,

 

e i veli dell'oblio vedo avvolgermi

allora, stritolarmi mentre t'inseguo

tra le bianche colonne di questo

mio mondo insonne.

 

 

 

COMMIATO

 

Alcuni ci dicono di essere sorpresi

nel vederci ancora belli e intelligenti,

chissà se è vero?

 

Ammirano la forza fiorita

dalla ferita infertaci dall'altrui debolezza.

Era il prezzo da pagare.

 

È vero, non conoscemmo altro inchiostro

che non fosse il nostro sangue.

 

Sembrano lontane ora

le albe cosparse di guazzi

nel cui fondo fangoso

affogarono le nostre lune.

E le notti amare trascorse

a mirare il fondo spesso

di un bicchiere troppo spesso vuoto.

 

Ecco come è morta la speranza.

Ecco come sono sopravvissuto

alla sua fine immensa.

 

 

 

poesie tratte da Ladro di tamerici

( la battana, numero 167, gennaio-marzo 2008)

 

 

***

 

      di piombo e inchiostro ti dimostro adesso

      come si squarcia il vetro zigrinato

      del silenzio assoluto del mio tempio

 

      del sonno che riposa nella polvere

      che mai osammo percorrere scalzi

      ché nelle vene s'addensa la neve

 

      fammi da eco ecco quel che voglio

      non un monologo non un delirio

 

 

***

 

      lettere come rettili irritati

      scorrono sibilanti nei meandri

      di torbide melmose sabbie mobili

 

      immobili i miei passi s'inabissano

      dove strisciano bisce ed altre serpi

      dove pullulano immondi universi

 

      strappali i drappi troppo stretti ai polsi

      non ti permettono affatto di muoverti

 

 

***

 

      quell'incudine incute un gran timore

      quando il ferro sprigiona le sue fiamme

      il fabbro rischia a volte di bruciare

 

      perciò meglio stare attenti col maglio

      passeggi la prudenza per la stanza

      si stanzi l'ira allora oltre la porta

 

      sul dorso di uno scarafaggio in corsa

      pazientemente la morte ti aspetta

 

 

***

 

Un narcotrafficante di Rovigno

molto noto per quel suo strano ghigno

quand'era in vena - cioè spesso -

fea del sesso con se stesso.

Quel tossico onanista di Rovigno.

 

(limerick inedito, anzi: pubblicato sul mio spazio Facebook)

 

 

 

NOTA BIOGRAFICA

Alessandro Salvi (1976) ha pubblicato versi su la battana (Edit), panorama (Edit). Segnalato da Maurizio Cucchi su Specchio e Tuttolibri.Tre sue poesie sono incluse nell'antologia La ricognizione del dolore (2007), a cura di Pietro Pancamo

www.progettobabele.it/ricognizione/laricognizionedeldolore.pdf

 

Ha scritto l'introduzione al catalogo della mostra dello scultore Andrija Milovan, mostra avvenuta tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 a Rovigno. Il catalogo della mostra è scaricabile al seguente link:

www.muzej-rovinj.com/downloads/dogadjaji/pdf/747.pdf

 

Nel novembre del 2008 è uscito dalle stampe Piovono formiche carnivore e altre inezie per la Aletti Editore di Villalba di Guidonia (RM).

 


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