Marco Cipollini presenta assieme a Francesco Piero Franchi il suo più impegnativo poema. L’incontro è stato posto sotto al titolo suggestivo di “Ritmi dall’abisso”. Quando nella scuola la poesia trova i suoi interlocutori si innesta un circuito virtuoso che vince ogni accademismo e precettistica manualistica. I giovani hanno bisogno d’incontrare i poeti di oggi oltre che Ungaretti e Saba. Cipollini, poeta vicino a Tellus e che collabora a Tellusfolio, nel dispiegare il suo talento per veicolare la poesia fra gli studenti sarà sicuramente più efficace di cento compiti in classe. (cds)
Giovedì 23 marzo 2006 alle ore 18:00 presso l’Aula Magna del Liceo Classico “Tiziano” di Belluno sarà presentato il poema “Sirene” di Marco Cipollini.
La relazione e la lettura guidata saranno a cura di Francesco Piero Franchi (responsabile del settore didattico dell’I.S.B.R.E.C.)
L’incontro è promosso dal Liceo Classico Tiziano, dalla Biblioteca Civica e dall’Associazione culturale Verba Volant.
Su Sirene riportiamo un brano tratto dalle riviste letterarie Erba d’Arno e Caffè Michelangiolo:
«Si tratta di un’opera fuori del comune, essendo un poema esteso per 5 libri, ciascuno composto di 12 canti, tutti di 240 versi. Lo sfogli e subito hai l’impressione di maneggiare qualcosa d’incastrato a forza nel nostro tempo. Sirene non si accorda con alcuna coordinata critica vigente (se ancora sussistono). Avverti che si radica profondamente nell’epica plurimillenaria dell’Occidente, e forse non solo di questo. Ma facendo qualche rapida incursione nelle memorie letterarie, ti accorgi che non ricalca nessun testo: quanto c’è di tradizionale è ben masticato e digerito e assimilato nel vivente. (…) Sirene sembra il ritorno di un modello metafisico di letteratura (visioni, teofanie, miti, procedimenti stilistici…) decaduto con il Petrarca. Eppure non sa di riesumazione. Sa di antico, sì, ma è una cosa fresca, vigorosa: sta qui il suo fascino. Come raccontare questi 14.400 versi? Impossibile riassumere. Ma una cosa ti colpisce fin dal principio: il poema si legge con facilità; certo, per goderselo a fondo, bisogna adeguarsi al ritmo cardiaco del verso, che è di sei battute; ma una volta iniziato, scivola via da sé. Leggere in metrica è un’esperienza ben diversa dalla quotidiana prosa, perché dà una visione geometrica del mondo, classicamente compiuta».
Da Erba d’Arno
«[…] Sirene è un poema narrativo di 14.400 esametri (in una variante originale che riecheggia un doppio novenario battuto sul dattilo o l’anfibraco), suddiviso in cinque libri, ciascuno dei quali si compone di dodici canti (tutti di 240 versi) fermati da un distico in cui si ripete la stessa parola rima (nell’ordine: “onde”, “erba”; “luce”; “vento”; “giorni” — come dire: Acqua, Terra, Fuoco, Aria, Tempo). La vicenda storica ha inizio il ventuno giugno del ’43 “le due meno un quarto di notte”, con il naufragio, per siluramento, della nave-cisterna dove presta servizio il sergente Davide Rapiti, e si chiude nei dintorni del ’68, sull’evocazione dell’appena uscito Partigiano Johnny, avendo al suo centro venture della guerra civile in Toscana. La vicenda mitica si inoltra variamente nell’immaginario pagano e cristiano per perdersi nella notte (e nella luce) primordiale. Le due linee si congiungono sulle frequenze di un amore inconcepibile: della sirena Àlia (“marina” e “diversa”) per l’uomo, l’alieno Davide (soldato e poeta) sottoposto alla cruda legge del tempo, che ha inopinatamente salvato dalla morte per mare; dell’uomo per il fosforeo fantasma intravisto nel deliquio e inseguito in un rapimento di splendori ultraterreni, in un rimpianto d’immortalità. Senza a stare a discutere le implicazioni numerologiche (il cinque della Dea Bianca, del pentagramma pitagorico e della sezione aurea, il dodici zodiacale eccetera), i molteplici rimandi all’Odissea, all’Eneide, alla Commedia, e a riassumere la vasta trama, ricca di episodi e digressioni, dirò solo che del testo persuade soprattutto il versante “realistico”: le cadenze epico-popolari, da Notte di San Lorenzo, del racconto partigiano: l’affettuosa evocazione del paesaggio, degli umili affetti familiari, dei piccoli fatti quotidiani; quanto più insomma si tiene stretto alla rude e gentile Toscana del tempo andato. Qui i versi sonanti — intarsiati in un coloratissimo patchwork di modi vernacolari, arcaismi, preziosismi, libere coniazioni — cantano, restituendo lo smalto, l’icastica, la semplicità, le felici asimmetrie delle storie scolpite sui portali delle chiese romaniche […]».
Antonio Pane, da Caffé Michelangiolo, anno VIII, n. 2, maggio–agosto 2003
MARCO CIPOLLINI è nato nel 1946 a Fucecchio e risiede a Empoli. Ha pubblicato raccolte di poesie, Rose d'eros (Vallecchi, 1981), Emblemi (Quaderni di Erba d'Arno, 1990), La Passione (Negri, 1991), Carmi Profani (Erba d’Arno”1993), L'amante fantasma (Jouvence 1996), Grandi Carmi (Edizioni dell’Erba, 1998), L’origine (ETS, 2002). Il poema Sirene è stato pubblicato nel 2002 con le edizioni ETS. È tra i fondatori della rivista Erba d'Arno.