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Yoani Sánchez. 1971 – 2009: il millennio grigio
16 Febbraio 2009
 

Dal blog Generación Y

16 febbraio 2009

 

 

1971 – 2009: el milenio gris

El caso Padilla, su secuela gris sobre la cultura cubana se ha perpetuado más de lo que se cree. Casi cuatro décadas y tal pareciera que no han pasado ni unos minutos. Autores censurados, libros prohibidos y ferias pensadas para escritores confiables. La cultura en mano de las instituciones y unos pocos decidiendo cuáles textos verán la luz. Aquel se llamaba Heberto, este Orlando, pero en la Isla donde nacieron ambos, la diferencia es aún una infracción.

Todavía no sabemos qué pasará mañana en La Cabaña con la presentación de *Boring Home*, pero ya los implicados hemos aprendido algo: poco, muy poco ha cambiado desde que fue censurado “Fuera de juego”. Tristemente, seguimos en las mismas.

Les dejo a continuación el texto que escribió Orlando Luís Pardo Lazo con motivo de la presentación -más controvertida- de esta aburrida Feria Internacional del Libro.

 

Los detectives domésticos

Orlando Luis Pardo Lazo


Pudo haber sido un título de Roberto Bolaño, el chileno muerto y universal. Un tipo que no encajaría del todo en el staff de la XVIII Feria Internacional del Libro de La Habana, dentro de las murallas “morales” y los reciclados fosos de fusilamiento de la Fortaleza de San Carlos de La Cabaña (del 12 al 22 de febrero, sede principal del evento).

Y, en efecto, nuestros detectives domésticos, no menos salvajes que los de Bolaño, me llaman por teléfono a cada hora para aterrorizar a mi madre septuagenaria y con enfisema. Son jóvenes, varones, y se escudan tras un teléfono público para practicar la sintaxis profiláctica del paredón: “si tu hijo viene el lunes a la feria, te lo vamos a despingar”, dicen y le cuelgan. Sigue leyendo … >>

 

 

1971 – 2009: il millennio grigio

Il caso Padilla e le sue nefaste conseguenze sulla cultura cubana si sono perpetuate più di quanto si creda. Sono quasi quarant’anni e sembra che siano trascorsi soltanto pochi muniti. Autori censurati, libri proibiti e fiere pensate solo per scrittori affidabili. La cultura è nelle mani delle istituzioni e soltanto poche persone decidono quali testi devono essere pubblicati. Pure se il primo si chiamava Heberto e questo si chiama Orlando, in quest’Isola dove entrambi sono nati, la differenza non esiste.

Non sappiamo ancora che cosa accadrà domani alla Cabaña durante la presentazione di Boring Home, ma abbiamo già imparato una cosa: è cambiato davvero poco dai tempi in cui venne censurato Fuori dal gioco.1 La triste situazione è sempre la stessa.

Pubblico di seguito il testo scritto da Orlando Luís Pardo Lazo in merito alla presentazione più controversa di questa noiosa Fiera Internazionale del Libro.


I detectives domestici

 

di Orlando Luis Pardo Lazo


Potrebbe essere un titolo di Roberto Bolaño, lo scrittore cileno morto e universalmente noto. Un tipo che non sarebbe in sintonia con lo staff della XVIII Fiera Internazionale del Libro dell’Avana, all’interno delle mura “morali” e delle riciclate fosse di fucilazione della Fortezza di San Carlos della Cabaña (dal 12 al 22 febbraio, sede principale dell’evento).

E, in effetti, i nostri detectives domestici, non sono meno rozzi di quelli di Bolaño, mi chiamano al telefono a ogni ora per terrorizzare mia madre settantenne e malata di enfisema. Sono giovani, maschi, e si fanno scudo di un telefono pubblico per praticare la sintassi profilattica del muraglione: “se tuo figlio viene lunedì alla fiera, lo riduciamo in polpette”, dicono prima di attaccare il telefono.

Ore prima, Michelle Bachelet terminava di inaugurare la Fiera con un discorso pacato e velatamente democratico, pronunciato indossando un vestito azzurro. La presidentessa cilena ha parlato di una “cultura della morte” che ha divorato la sua patria durante “17 anni di autoritarismo” (la geografia sembra predisporre).

Appena 17 ore dopo il mio telefono riceveva le chiamate anonime e la mia mail: orlandoluispardolazo@gmail.com debordava violenza rivoluzionaria contro il Nemico del Popolo. Vale a dire, io.

Tutte lettere individuali con ID falsi. Botte, voglia di deformarmi il volto, pedate nel culo se mi azzardo ad assistere lunedì 16 febbraio alla Fiera del Libro, e se mi provo a lanciare da solo (con la presentazione della filologa Yoani Sánchez, blogger di Generación Y) un’edizione autoprodotta del mio libro di racconti Boring Home: opera rifiutata con violenza dalla casa editrice statale Letras Cubanas, che non può essere inserita nel programma.

La presentazione dovrebbe avere luogo, come recita la promozione sulla jpg, nello spiazzo pianeggiante all’esterno della Cabaña. Sarebbe una sorta di graffiti all’altro lato del Muro. Nessun intervento o interferenza pubblica. Nessuna azione civile nel bel mezzo dello zoo feriale. Soltanto un gruppo di amici e un auditorio volante, seduti nel suolo pubblico per parlare di scrittura e censura a Cuba. Se abbiamo fortuna, anche per studiare strategie per rendere più dinamica e per far esplodere la sonnolenza culturale del canone cubano degli anni duemila o degli anni zero (la mia generazione giuoca a definirsi così: Anno Zero).

Non va bene. “La Fiera non possiede un Luogo Esterno”, potrebbe dire la sentenza di qualche giudice provinciale chiamato Sánchez o Rojas o Prieto. Lugubre teoria della distruzione.

Così, lo scorso sabato 14 febbraio, dopo essermi lanciato su due poliziotti, che si sono allontanati da me con scaltrezza grazie alle foto che per caso scattava Lia Villares (blogger di Hechizamiento Habanémico Hebdomanario), un vicepresidente dell’Istituto Cubano del Libro si è avvicinato e mi ha parlato con chiarezza. C’era gente infuriata per colpa della mia presentazione. La frontiera della Cabaña arrivava fino al Tunnel della Baia. Tra questi due limiti non era possibile svolgere la presentazione. Lui “non sarebbe stato in grado di controllare” le conseguenze fisiche del fatto. Proprio così. Bene, grazie per avermi ascoltato, Orlando Luis.

Poco dopo ho saputo che non mi avrebbero neppure invitato, nella mia condizione di giurato di tutti i generi, alla premiazione del concorso di Borsa di Studio di Creazione “Sigifredo Álvarez Conesa” (martedì 17, 5:30 PM, Sala José Lezama Lima), bandito dal Centro Nacional de Cultura Comunitaria, il cui direttore ha dovuto giustificare le mie scelte con i politici. Quando potrò oltrepassare come semplice cittadino i ponti levatoi della fortezza?

Ho trascorso quel che restava del week-end all’Avana tra calmanti, cartomanti e sedativi per i nervi e per la pressione di mia madre che era a 72: da venerdì a domenica sono state proprio 72 ore di invasione telefonica e di e-mail in tempi di colera.

Mentre poeti stranieri leggono versi in una sala dotata di aria condizionata, sotto il sole quasi estivo di Cuba (un paese influenzato dall’emisfero sud), io, nonostante sia un narratore locale, non posso offrire la mia prosa neppure fuori dal bastione coloniale.

Questo succede perché sono un narratore loquace che non elogia, ma predilige la pazzia. Un autore con quattro libri di racconti premiati e pubblicati legalmente a Cuba. Collaboratore di blog al limite della legalità e di portali bloccati. E, per colmo di equivoci, un nome inserito ne L’isola che racconta. Il racconto cubano nella Rivoluzione (1959-2008), la nuova antologia ufficiale da dove Alberto Garrandés non mi ha tolto nonostante i problemi http://www.anti-orlandoluispardolazo.cu. Who´s afraid of Orlando Woolf?/.

Questi sono i fatti. Il resto è un’atmosfera di festa importata dalla biblo–sinistra cilena. Una cosa come i successi degli anni Sessanta versione remix. Canticchiare Michelle Ma Belle in una discoteca per vecchi di questa New Avana di fine secolo. Utopia ottusa e disciplinata.

Questi sono i fatti. Il resto è Cile immaginario che, dalle pagine del nostro e-zine di scrittura irregolare The Revolution Evening Post, abbiamo sempre letto come irriverente e incendiario. Un’altra isola continentale che adesso non dovrebbe lavarsi le mani, in quanto protagonista di questo romanzetto intitolabile Arcipelago Cubag.

Questi sono i fatti. Domani, lunedì post-rivoluzione 16 febbraio 2009, alle tre del pomeriggio all’Avana, “inevitabilmente” Cuba potrà infilarsi il cannone della sua Cabaña dove vuole (fallo del Morro compreso). A rischio di ripetere la vecchia favola della volpe e l’uva (o umili manghi), non ci interessa più spiegare le barbarie. Siamo persone sincere e utili a noi stessi che non si lasceranno coinvolgere in un pugilato putativo con la dittatura del proletariato o della polizia.

Nessun componente della casa editrice Letras Cubanas mi ha contattato quando il mio libro Boring Home era già quasi pronto per essere stampato (da sei mesi): le istituzione premia o punisce i suoi infanti defunti. Bene, grazie per avermi ascoltato, Letras Cubanas. Forse ancora mi spetta il diritto di asilo letterario nell’Ambasciata del Cile a Santiago dell’Avana.

Inoltre, per quel che riguarda il lancio del noioso caso di Boring Home, non incito nessuno perché assista sulla spianata vicina all’entrata o campo di concentrazione fuori della Cabaña (eccetto i periti della polizia politica). Il libro circolerà lo stesso. Basterà partecipare a una sorta di Caccia al Tesoro Nascosto per trovare gli esemplari collocati in appositi nascondigli. La Nostra Cuba immaginaria continuerà a essere irriverente e incendiaria. Un paese più accettabile in mezzo al permanente paradiso parapoliziesco Made in Latinoamerica.


Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nota del traduttore:

1 Per chi vuole sapere tutto sul Caso Padilla e leggere Fuera del juego in italiano e in spagnolo basta collegarsi a www.infol.it/lupi e scaricare il pdf gratuito del libro. Ne vale la pena. In Italia non è mai stato pubblicato ed è un vero capolavoro.


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