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Yoani Sánchez. Rivoluzione.com
14 Febbraio 2009
 

Dal blog Generación Y

13 febbraio 2009

 

 

Revolución.com

En la cerrada sala del Palacio de las Convenciones se concluyó hoy un congreso informático, cuyo acceso fue sólo para delegados extranjeros o cubanos con credencial. Por más que traté de colarme en el evento, hacía falta pertenecer a alguna institución oficial para estar ahí. Como preámbulo optimista a dicha reunión, el Viceministro de Informática y Comunicaciones dio una entrevista al periódico Juventud Rebelde. Cargada de frases sobre un futuro impreciso que lo mismo podría llegar la próxima semana o en una década, renovó -en algunos- las esperanzas de un acceso masivo a la Internet. Sin embargo, después de leer varias veces las respuestas de ese funcionario, me siento más alarmada que tranquila.

Sus palabras no muestran la mínima crítica a la labor de censura o bloqueo de páginas, que resulta tan común en las redes cubanas. Ubica las diferencias ideológicas en una larga lista de atrocidades entre las que se encuentran los «contenidos nocivos como la incitación al terrorismo, la xenofobia, la pornografía…». En ese mismo club de los monstruos incluye «por supuesto, la incitación a la subversión del orden establecido en Cuba y los contenidos francamente contrarrevolucionarios». El último adjetivo me confirma que nuestro acceso a la red sigue extraviado entre un montón de criterios, que nada tienen que ver con el ancho de banda o la conexión satelital.

Sólo que no vale la pena molestarse, porque Internet no será la migaja que nos caerá desde arriba, el privilegio que llegará por nuestra buena conducta, ni la prebenda alcanzada después de aplaudir mucho. Esta vez, no será así. Una verdadera revolución.com ocurre paralela y contraria al racionamiento que también nos quieren imponer en el mundo virtual. Esta no tiene barbudos, ni fusiles y mucho menos un líder gritando en la tribuna. Es lenta y aún focalizada, pero alcanzará a casi todos los cubanos. Sus comandantes llevan raros nombres como Gmail, Wordpress, Skype o Facebook: no crean división, sino que unen personas.

El efecto de esta revolución tecnológica durará más que cincuenta años; para impedirla o controlarla poco pueden hacer los ministerios, los filtros electrónicos o las promesas de acceso que no se materializan. Incluso hoy, mientras a puertas cerradas se clausura el evento Informática 2009, ya en algún lugar se abre una nueva brecha por donde pasaremos sin permiso. 

 

Yoani Sánchez

 

 

Rivoluzione.com

Nella sala chiusa al pubblico del Palazzo delle Convenzioni, oggi si è concluso un congresso informatico, al quale hanno avuto accesso solo delegati stranieri o cubani accreditati. Ho cercato in tutti i modi di prendere parte all’evento, ma per entrare era necessario appartenere a un’istituzione ufficiale. Come preambolo ottimista a questa riunione il Viceministro dell’Informatica e delle Comunicazioni ha concesso un’intervista al periodico Juventud Rebelde. Le sue frasi su un non ben precisato futuro che potrebbe arrivare la prossima settimana come tra dieci anni, hanno rinnovato - in alcuni - le speranze di un accesso di massa a Internet. Tuttavia, dopo aver letto varie volte le risposte del funzionario, mi sento più preoccupata che tranquilla.

Le sue parole non criticano per niente il lavoro di censura e le frequenti pagine bloccate delle reti cubane. Il Viceministro inserisce le differenze ideologiche in una lunga lista di atrocità che contiene i «contenuti nocivi come l’invito al terrorismo, la xenofobia, la pornografia…». Nello stesso club di mostri mette «l’incitazione alla sovversione dell’ordine stabilito a Cuba e i contenuti chiaramente controrivoluzionari». L’ultimo aggettivo mi conferma che il nostro accesso alla rete continua a essere deviato da troppe regole, che non hanno niente a che vedere con la banda larga e con la connessione satellitare.

Non vale la pena infastidirsi, perché Internet non sarà la manna caduta dal cielo, il privilegio che meriterà la nostra buona condotta, né la dote ottenuta per aver applaudito molto. Questa volta non sarà così. Una vera rivoluzione.com deve essere parallela ma contraria al razionamento che vogliono imporci anche nel mondo virtuale. Questa rivoluzione non possiede barbuti, fucili e neanche un capo che grida da un podio. È lenta e ancora limitata, ma arriverà a quasi tutti i cubani. I suoi comandanti portano nomi strani come Gmail, Wordpress, Skype o Facebook: non creano divisioni, ma uniscono le persone.

L’effetto di questa rivoluzione tecnologica durerà più di cinquant’anni: i ministeri, i filtri elettronici e le promesse di acceso che restano tali possono fare poco per impedirla o controllarla. Persino oggi, mentre si celebra in una sorta di clausura l’evento Informatica 2009, ci sono luoghi dove si sta aprendo una nuova breccia dalla quale passeremo senza dover chiedere permesso.

 

Traduzione di Gordiano Lupi


 
 
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