Al Teatro “Quirino” di Roma fino al 1° Marzo Massimo Dapporto interpreta il duplice ruolo di Tonino e Zanetto ne I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni, diretto da Antonio Calenda.
Il testo offre al protagonista un banco di prova eccezionale, pari a pochi nella storia del teatro. Lo spettacolo – che fa omaggio al genio goldoniano nel trecentesimo della nascita – è la nuova produzione di Noctivagus e del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e ha debuttato al “Politeama Rossetti” di Trieste in prima nazionale il 16 novembre 2007.
Vero capolavoro della scrittura comica, l’opera s’incentra sull’incanto del gioco teatrale dei simili e degli opposti, portato a livelli altissimi da un Goldoni ormai pienamente padrone delle tecniche della drammaturgia settecentesca e della sapienza scenica di chi il teatro lo scrive, ma sa anche “farlo”, di chi impone agli attori una parte, ma solo dopo averla costruita sulle loro personali potenzialità e inclinazioni. Ne risulta una commedia che, dall’esordio nel 1747 ad oggi, non ha smesso di sorprendere e divertire e sembra immune al peso del tempo.
I due gemelli veneziani coniuga con sapienza ed equilibrio studio dei caratteri e virtuosismo comico, e contestualmente si lascia percorrere da insolite inquietudini grottesche (non sottovalutiamo l’innovazione della descrizione della morte in scena che Goldoni inserisce nell’ultima parte della commedia) e adombra, forse con qualche malinconia nella conclusione, l’imminente avvento del mondo borghese con i suoi livori e le sue concrete preoccupazioni a cui, purtroppo, il gioioso gioco di scambi e travestimenti è destinato a cedere il passo.
Nell’allestimento va rilevato che ancora una volta, come da qualche tempo avviene, la scena anche qui è volutamente semplice e quasi vuota; appena accennata da Pier Paolo Bisleri, segnata dal disegno luci di Sergio Rossi ed in sintonia con i costumi, anch’essi sobri ma vivaci, di Elena Mannini. Si aggiungono i commenti musicali di Germano Mazzocchetti, presente con merito in buona parte delle commedie proposte nella stagione.
Ed eccomi quindi a dire di Massimo Dapporto, splendido protagonista, che con spontanea e divertita efficacia si inserisce nei diversificati caratteri di Zanetto e Tonino. A proposito di questi due personaggi, va subito detto che Carlo Goldoni si accorse a un certo punto della sua intensa attività di drammaturgo, di avere in compagnia un attore estroverso e di straordinaria bravura.
Si chiamava d’Arbes e al di là del ruolo che gli veniva affidato, mostrava di possedere un’eccellente duttilità interpretativa. Il suo carattere, ora nebuloso ed altre volte schietto, gli consentiva di passare dal balordo al vivace con somma spontaneità. Una duplicità tra il furbo e lo sciocco in un certo senso già dominava l’Arlecchino. Ma qui non v’erano forzature sceniche.
Il d’Arbes si sdoppiava con naturalezza, quasi inconsapevolmente, diventando insomma, a seconda dei casi, tutta un’altra persona. Ed ecco dunque che, affascinato da questo gioco, Goldoni decise di scrivere un lavoro su misura per lui. Nacque così I gemelli, che nel periodo pisano del commediografo, può venir considerato assieme a Il servitore di due padroni e a Tonin Bellagrazia l’involontaria ammissione dell’inquieta ricerca della propria identità.
Nella storia si narra così di Tonino, riflessivo e mondano, e di suo fratello Zanetto, sprovveduto e alquanto sciocco. Accadrà dunque che i due, ed era da prevedersi, s’innamorino involontariamente dell’identica donna. E costei non si accorgerà che l’uno è in realtà dissimile dall’altro, ma crederà d’aver perduto il cuore per la stessa persona.
Di qui, il verificarsi di una serie di equivoci che, in uno straordinario succedersi d’intriganti situazioni, fanno sì che non manchi la continua attenzione dello spettatore. L’interesse di questi sarà poi ancor più acuito da un inatteso finale.
Ad interpretare contemporaneamente il ruolo dei due gemelli, con spigliata plasticità, con singolare destrezza, è Massimo Dapporto. E questi, a seconda che sia Tonino o Zanetto, si intrufola nei più assurdi contesti, venendone fuori sempre in maniera brillante. Un meccanismo perfetto, un gioco dei doppi che approda insomma a risultati di notevole comicità.
In questa ‘commedia degli equivoci’ che si colora di giallo, fanno egregiamente la loro parte nei singoli ruoli: Alessandra Raichi (Rosaura), Giovanna Centamore (Colombina), Osvaldo Ruggieri (il dottor Balanzone), Francesco Gusmitta (Brighella), Umberto Bortolani (Pancrazio), Marianna de Pinto (Beatrice), Carlo Ragone (Florindo), Felice Casciano (Lelio), Adriano Braidotti (Arlecchino), Lamberto Consani (Bargello).
Si tratta di un cast d’interpreti di tutto rispetto, che danno i giusti toni ad una trama che il regista Antonio Calenda ha liberato dal piano puramente geometrico degli intrighi, per dare impianto ad uno spettacolo di grande vitalità. Ed ecco quindi per suo merito venir fuori un vigoroso allestimento in equilibrio tra realismo e fantasia, là dove viene posto in controluce, in ogni momento, un ambiente intessuto di sentimenti, emozioni inquietudini e rivalità.
Il regista rielabora elementi da commedia dell’arte con quelli di una più matura introspezione che costruirono nel tempo la fama dell’Autore di Venezia. C’è il gioco del teatro – dalle commedie di Plauto alla destrezza di Terenzio - c’è l’equivoco dei mascheramenti, dei malintesi e degli intrighi, c’è la consapevolezza di chi scrive per la scena e di chi la scena la affronta, inguaribile istrione, sera dopo sera.
Va aggiunto, infine, che se da una parte, per rapidi scorci le pagine de I Gemelli sembrano anticipare la raffinata e spietata analisi antropologica del Goldoni maturo attorno alla squallida ferocia di certi rapporti di famiglia, alla corruzione delle istituzioni o alla degradazione dell’eros, dall’altra parte non si può nemmeno troppo forzare l’interpretazione del testo, ribaltando questa leggerissima commedia in una sorta di documento di denuncia dei mali della società contemporanea all’autore.
Teatro: Quirino
Città: Roma
Titolo: I due gemelli veneziani
Autore: Carlo Goldoni
Regia: Antonio Calenda
Con in ordine di apparizione Alessandra Raichi (Rosaura), Giovanna Centamore (Colombina), Osvaldo Ruggieri (il dottor Balanzone), Francesco Gusmitta (Brighella), Umberto Bortolani (Pancrazio), Marianna de Pinto (Beatrice), Carlo Ragone (Florindo), Felice Casciano (Lelio), Adriano Braidotti (Arlecchino), Lamberto Consani (Bargello)
Scene: Pier Paolo Bisleri
Costumi: Elena Mannini
Luci: Sergio Rossi
Musiche: Germano Mazzocchetti
Periodo: fino al 1° marzo 2009
Produzione: Noctivagus e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 5 febbraio 2009)