Colpito da crisi masochistica ho guardato, ma solo fino ai limiti della tolleranza, evitando di arrivare alle conseguenze estreme, il TG4 delle 19 dell’8 febbraio: di scena il Fido Fede.
Si è dilungato nel “caso Eluana” aggiungendo anche le sue parole al grande banchetto di parole fuori luogo, ma lo ha fatto come se si trattasse di un evento che lo avrebbe visto partecipe dal suo insorgere, quando lo sta trattando solo adesso che il suo capo intende sfruttarlo per condurre l’affondo contro il Capo dello Stato, contro la Costituzione, contro il parlamento, contro i partiti, contro il popolo sovrano, contro la democrazia.
Il Fido Fede appariva commosso, concentrato, concettuale e concettuoso, conciliante, conciso, concitato, concludente e conclusivo, concordatario, concorsuale, concreto, conculcabile, condannatore, condensato, condicevole, condiscendente, condonabile, confessionale, confidenziale, conflittuale, confuso, congelato, congetturale, conglobato, congruo, conoscitore, consequenziale, consolante, contrito e, infine confacciadibronzo.
Ha esaltato lo sforzo del suo capo in difesa della vita, secondo il suo personalissimo motto:
“Il capo ha sempre ragione, specialmente quando ha torto!”
Non entro nel merito perché se ne è parlato oltre i limiti del corretto, ma solo nel metodo.
Nessuno ha svelato al Fido Fede che proprio il suo capo ha fatto abortire la sua donna, non ancora seconda moglie, al 7° mese di gravidanza, con la motivazione secondo la quale il nascituro, ormai essere umano e vivente, non sarebbe nato sano, per cui meritevole di essere massacrato dentro quel ventre che doveva proteggerlo, per estrarlo a pezzi in modo da non recepire le garanzie che la Costituzione gli avrebbe riconosciuto.
Ora il suo capo si è improvvisato paladino di quella vita che ha oltraggiato contro lo stesso sangue del suo sangue, che sarebbe più corretto identificare come sangue delle sue voglie.
Rosario Amico Roxas