Ettore Scola e Ruggero Maccari collaborarono nel 1963 con il regista Antonio Pietrangeli alla stesura del soggetto del film La visita, in scena fino all’8 febbraio al Teatro “Sala Umberto” nella sua riduzione teatrale fatta da La Casa dei Racconti di Duccio Camerini.
La pièce, diretta dallo stesso Camerini, è storia esistenzialista, venata di un’implacabile comicità e cattiveria, storia di incomunicabilità che ha il coraggio di risultare spesso ridicola e risibile. Una commedia all’italiana? Difficile dirlo non avendo nessun tratto consolatorio e non presentando neppure un personaggio in cui gli italiani del tempo accettassero di riconoscersi. Una storia amarissima, ma non rivolta contro i suoi personaggi, ma piuttosto contro la società che fa loro da sfondo.
Oggi possiamo dirlo con maggiore cognizione di causa, visto che sono passati quarant’anni, e siamo in grado di giudicare con distacco l’ubriacatura del boom. L’illusione di una nazione, che si raccontava per quello che non era, dove il più tangibile segno del progresso era l’aumento della solitudine sia nei centri urbani che in quelli agricoli.
In realtà una dolorosa epoca di transizione, dove la sofferenza dell’individuo era destinata a perdersi nel rumore e nella volgarità del mondo post bellico occidentale, ottimista ad ogni costo, contro ogni evidenza: un mondo “nuovo” che cominciava ad affacciarsi proprio allora.
Ecco dunque che La Visita ci riguarda molto di più di quanto pensiamo; i mali che descrive: l’ambiguità, la grettezza, la solitudine, il chiasso sono piaghe del nostro vivere oggi come allora, e anzi forse possiamo dire che lo sono di più oggi in quanto dirette discendenti di quelle e ci parla di alcuni problemi che erano in agenda, ma che nessuno ha poi risolto, e sono ancora qui, sotto gli occhi di tutti.
Al centro della vicenda una figura femminile, quella della delicata e solitaria Pina (Antonella Attili), lavoratrice della bassa mantovana, che cerca senza grandi speranze e un po’ di malinconia un marito tramite una rubrica che si chiama “La posta del cuore” della rivista Gioia. La pièce si svolge quasi integralmente nella sua casa e si evolve narrativamente attraverso un intreccio di presente e passato che serve a fornire elementi significativi sulle esistenze dei due protagonisti. Viene fuori un ritratto amaro di due distinti caratteri italiani: quello provinciale ingenuo e puro, quello cittadino disincantato e bassamente materialista.
La donna sola, che abita in un piccolo villaggio, attende con impazienza l'arrivo di Adolfo (Duccio Camerini), che viene da Roma. I due si vedono la prima volta alla stazione e dopo i primi momenti di imbarazzo, non fanno che studiarsi a vicenda. Pina, stanca della solitudine, è una ragazza pratica ed ha una relazione con un camionista, Renato (Edoardo Rossi). Adolfo è un uomo egoista, indolente e suscettibile ed anch'egli ha un legame con una donna che detesta. A casa di Pina Adolfo scopre Renato nella camera da letto ed invece di adontarsi fa amicizia con lui; il giorno dopo, ripartendo per Roma, si fa portare da Pina ad un'altra stazione, per non far sospettare i paesani di aver passato la notte con lei. Prima di lasciarsi i due promettono di scriversi.
Questa storia ha quarant’anni, ma oggi per molti può avere il carattere della novità, anche se si tratta di un classico, perché affronta con apparente modestia temi universali, mascherandoli per banali, e usa linguaggi e motivi d’indagine propri del Novecento, come quell’attonita e comica inquietudine che ritroviamo in fondo alla storia dei nostri due eroi.
I navigati Camerini e Attili, affiancati da Edoardo Rossi e Paola Pessot, sono i più che convincenti interpreti del lavoro, muovendosi in una scena scarna: un letto, due sedie, un’altalena, un pappagallo, un mobile e sullo sfondo un telo bianco che separa l’interno dal giardino di lei, rappresentato proiettando sui personaggi l’ombra di foglie e dando, così, l’impressione agreste agli spettatori.
La Casa dei Racconti è una compagnia teatrale che fa un teatro diverso da quello che si vede in giro. Non pensano ad un teatro lirico, erudito, paludato, per pochi. Pensano ad un teatro “in ascolto” con la società e i suoi richiami, dove nessuno viene discriminato. A qualcuno, invece, forse fa comodo non sfruttare appieno la ricchezza del teatro, il suo potenziale sovversivo, in nome di una cultura polverosa e passatista.
Teatro: Sala Umberto
Città: Roma
Titolo: La visita
Autori: Ettore Scola, Ruggero Maccari e Antonio Pietrangeli
Regia: Duccio Camerini
Interpreti: Duccio Camerini, Antonella Attili, Edoardo Rossi e Paola Pessot
Scenografia: Fabiana di Marco
Musiche: Alchimusika
Periodo: fino all’8 febbraio 2009
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 2 febbraio 2009)