Oggi, insieme al collega Marco Perduca, abbiamo rivolto un'interrogazione al Ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, per sapere se in Italia siano state eseguite indagini nel settore dell'abbigliamento per l'infanzia, per verificarne la qualità e l'innocuità dei tessuti. Come rileva l'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), infatti, secondo un'indagine dell'Istituto nazionale del consumo francese (INC) pubblicata il 28 gennaio scorso sul mensile francese 60 millions de consommateurs, risulta che alcune T-shirt per bambini contengano un tasso elevato di ftalati, componenti chimici potenzialmente cancerogeni, e anche dei residui alcalini che possono causare irritazioni. Dall'indagine, basata sull'analisi di 40 magliette, dove emerge che nove contenevano un livello di ftalati superiore alla nuova regolamentazione europea Reach, in vigore dalla fine del 2008, ossia più dello 0,1% sull'insieme del capo.
Gli ftalati, usati per ammorbidire le plastiche, sono spesso presenti in disegni, scritte e decorazioni incollati sulla maglietta. Sono rischiosi solo se ingoiati, e si corre il rischio che i bambini possano portare i disegni alla bocca. Inoltre, lo studio ha evidenziato che un alto tasso di residui chimici alcalini, potenzialmente irritanti, vengono impiegati per ottenere un bianco immacolato. Per queste ragioni, L'INC raccomanda di lavare sistematicamente i capi d'abbigliamento per l'infanzia prima dell'uso, per evitare l'irritazione da residui chimici, operazione che però non elimina la presenza di eventuali ftalati.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione