La legge 194/1978, laddove prevede che tutti gli enti ospedalieri siano tenuti a garantire le interruzione volontarie di gravidanza, è da tempo disapplicata a causa dell’alto numero di medici obiettori, quasi il 70% in Italia. La situazione è particolarmente drammatica per quanto riguarda le Ivg dopo i 90 giorni (cosiddetto ‘aborto terapeutico’): se infatti aumentano le donne che vi fanno ricorso anche a seguito di nuove tecniche di diagnosi prenatale, non aumentano le strutture disponibili a causa della dispersione del già basso numero di medici non obiettori.
Infatti, se un ospedale può concentrare in poche sedute le IVG entro i 90 giorni, per le IVG dopo i 90 giorni la presenza di uno o due medici non obiettori non permette il regolare svolgimento del servizio, in quanto l’induzione farmacologica con le prostaglandine necessita di una somministrazione su più turni continuativi di servizio. Come conseguenza molte strutture che garantiscono un limitato servizio di IVG entro i 90 giorni non forniscono il servizio di IVG dopo i 90 giorni.
E così si moltiplicano i casi di donne che sono costrette a lunghe ed estenuanti ricerche di un ospedale disponibile a praticare l’aborto terapeutico. Da alcune segnalazioni giunte all'Associazione Luca Coscioni e riportate in diversi organi di stampa, risulta che a Roma le IVG dopo 90 giorni siano praticate da soli 11 ginecologi ed in sole quattro strutture. In Piemonte oltre il 90% delle IVG dopo il 90mo giorno è praticato presso una singola struttura, il Sant’Anna di Torino. E la situazione è simile in tutte le altre regioni.
Per garantire una maggiore continuità del servizio, una migliore qualità delle prestazioni ed una maggiore aderenza alle previsioni della legge, come per ogni altro tipo di prestazione sanitaria, il numero di interventi e il numero di operatori effettuati in ogni struttura è importante.
A questo fine, insieme al sen. Marco Perduca ho presentato una interrogazione al ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, chiedendo innanzi tutto che nella prossima Relazione annuale al Parlamento sulla legge 194 vengano inseriti i dati relativi alle Ivg dopo i 90 giorni e il numero di medici obiettori e non per ciascuna struttura dotata di una divisione di Ostetricia e Ginecologia. Inoltre, abbiamo chiesto al ministro se non intenda agire con urgenza, anche presso le Regioni, affinché nell’ambito di una programmazione regionale le interruzioni volontarie di gravidanza siano effettuate solo in alcuni ospedali di secondo e terzo livello distribuiti in modo uniforme sul territorio, garantendo la presenza di almeno il 50% di medici e personale non obiettore.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione