Care amiche, cari amici,
nuove ed ulteriori sollecitazioni provengono dall’Unione Europea affinché si giunga in ambito comunitario ad avere un diritto di famiglia omogeneo per una migliore integrazione tra gli stati membri, fase possibile solo eliminando quella frammentazione che paesi come il nostro accentuano attraverso legislazioni non più al passo con i tempi. Maglia nera all'Italia ci viene attribuita dal rapporto della Commissione europea per l'efficienza della giustizia sullo stato dei sistemi giudiziari relativi all’anno 2006. Il rapporto prende in esame 45 Stati sui 47 membri del Consiglio d'Europa. Risultato: l'Italia è il Paese dove vigono i tempi più lunghi nelle procedure di primo grado, con ben 634 giorni, seguita dalla Francia con 477, dal Portogallo con 325 e dalla Germania con 321 giorni. Per questo, la Commissione ha sollecitato il governo italiano ad adottare ogni strumento utile a migliorare lo stato di efficienza del nostro sistema giudiziario, in particolare ad introdurre «procedure semplificate, meno costose e di durata più breve» rispetto a quelle attualmente vigenti.
Quanto viene detto dalla Lega in questi anni è verificabile in ogni momento attraverso lo studio degli atti relativi all’efficienza della giustizia nel nostro Paese; il miglioramento di tale efficienza significa non solo migliorare in modo determinante la qualità della vita dei cittadini, ma rendere possibile quell’integrazione europea che ci vede, nostro malgrado, ancora possibili artefici. Per colmare questo gap è fondamentale mettere mano immediatamente ad una riforma che semplifichi quelle procedure inutilmente farraginose concepite contro la tutela della volontà del cittadino, e non certo per promuovere la soluzione rapida ed efficace delle controversie, o la tutela del coniuge debole o dei figli nati dal matrimonio.
Per giungere ad una rapida soluzione che ci porti ad essere un po’ più vicini all’Europa, in questi giorni sarà recapitata una lettera di sollecitazione a calendarizzare le proposte giacenti nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato sulla riforma del divorzio. La lettera-appello sarà indirizzata ai presidenti, capigruppo e membri delle commissioni competenti affinché si dia inizio alla discussione sulle proposte già presentate; a giorni una conferenza stampa di lancio dell’iniziativa.
Anche questa settimana abbiamo avuto accesso ai microfoni di Radio Radicale per testimoniare l’interesse delle persone alla riforma del divorzio. Ci siamo collegati con Sara, alla quale abbiamo garantito l’anonimato, che ha descritto i problemi ulteriori che affrontano gli appartenenti ad altre chiese cristiane che non siano quella Cattolica. In questo caso si tratta degli appartenenti alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, meglio nota come Chiesa mormone. Avendo subito il fallimento del proprio matrimonio non può convivere ed avere rapporti con altra persona se non dopo aver divorziato, divorzio ottenuto secondo la legge del Paese in cui vive -sfortunatamente in Italia-, e se non all’interno di un altro matrimonio. Sara per potersi rifare una vita di coppia senza contravvenire alle regole della propria Chiesa deve ottenere il divorzio in Italia, tre anni più giudizi, e risposarsi. Quanti “veri” cattolici con doppie e triple famiglie, o con convivenze riconosciute, e che si fanno eleggere in Parlamento in nome della famiglia, hanno lo stesso rispetto di Sara per la propria Chiesa? Perché un mormone in Spagna, come in Francia o Inghilterra, ha diritto a rifarsi una famiglia, una vita di coppia mentre in Italia può superare tranquillamente il tempo fecondo dovendo rinunciare ad avere per sempre dei figli, posto che se volesse averli con tecniche di fecondazione assistita dovrebbe comunque rivolgersi all’estero grazie alla nostra Legge 40 in materia?
Potete ascoltare la trasmissione andata in onda mercoledì 21 gennaio a questo link; ospite in collegamento l’Avv. Gian Ettore Gassani, Presidente dell’Associazione Matrimonialisti Italiani, con il quale abbiamo parlato del Congresso AMI del 29 e 30 gennaio e delle indicazioni dell’Unione europea.
Potete trovare la Lega italiana Divorzio Breve anche su facebook gruppi: “Divorzio Breve”. Iscrivetevi al gruppo ed invitate anche i vostri amici.
Vi preghiamo di continuare a coinvolgere il maggior numero di persone nelle nostre iniziative; fate sottoscrivere l’Appello presente in home page sul nostro sito, magari diffondendo il testo nei siti e nei blog. Ricordatevi: senza iscritti non abbiamo forza, senza contributi non abbiamo armi; l’iscrizione per il 2009, o anche solo un contributo con una quota minore, non sono un obbligo, ma una necessità.
Grazie,
Diego Sabatinelli
(da Notizie radicali, 30 gennaio 2009)