Adelaide Aglietta
Diario di una giurata popolare al processo delle Brigate Rosse
Lindau, 2009, pagg. 288, € 18,00
Rileggendo questo diario dei giorni tragici del primo processo alle Brigate Rosse sembra di entrare in una storia terribile ma antica, che ormai non ci appartiene più. Si descrive una Torino, un’Italia, che paiono lontane, sfumate nel tempo, nel ricordo, persino nell’immagine. Una fotografia in bianco e nero. Eppure sono passati appena 30 anni. Era il 1978. Molto è cambiato, anche se qualcosa di rilevante è rimasto purtroppo intatto e apparentemente inossidabile nel tempo.
È scomparsa – e per chi oggi ha meno di 35/40 anni in fondo non è mai esistita – la città dei posti di blocco a tutti gli incroci, della tangibile paura, del terrorismo che uccideva o gambizzava, con precisione e con cecità, esponenti della politica, giornalisti, avvocati, poliziotti, professionisti, cittadini. È finito il tempo della lettura dei comunicati dei terroristi sui giornali, in televisione e durante i processi; quando uccidere, utilizzare la violenza, dava in automatico il diritto di comunicare, di parlare al Paese a reti unificate, di vedere pubblicati integralmente da tutti i quotidiani proclami e dispacci.
Molto simile ad allora, tuttavia, è il riflesso di gran parte della politica e del giornalismo. Il mondo dell’informazione continua, senza particolare imbarazzo e senza ripensamenti, a dare voce a chi utilizza metodi violenti per affermare le proprie idee o la propria ideologia, riducendo al perenne silenzio, o a flebili e poco comprensibili parole, chi prefigura un metodo diverso, nonviolento, di dialogo intransigente, rispettoso della legge, di amore per la democrazia. E nel mondo politico tutto sembra sempre giocarsi in equilibri di potere e di spartizione tra schieramenti, tra partiti, tra correnti, che poco hanno a che vedere con i progetti, le idee, le proposte, l’innovazione, le riforme. Oggi come ieri la politica politicante, quella ufficiale, chiede ai cittadini di rispettare la legge e di assumersi responsabilità, mentre continuano senza sosta violazioni patenti della Costituzione e delle norme da parte delle stesse Istituzioni.
Ancora oggi dà un certo senso di nausea la richiesta pressante rivolta ad Adelaide, da parte del Palazzo, di accettare l’incarico di giurata popolare: una richiesta, paradossale, di compiere ciò che ciascuno dei richiedenti sarebbe stato esentato dal fare in quanto parlamentare. Adelaide, con la paura e il coraggio che emergono dalle pagine di questo diario, accettò; in fondo anche contro il perbenismo e l’ipocrisia di molti.
Come trent’anni fa, i Radicali continuano a denunciare, a proporre un’alternativa a questo regime, a sostenere la fiaccola del diritto e dei diritti, ad alzare le bandiere della laicità e della responsabilità personale, a lottare per l’einaudiano motto del “conoscere per deliberare”.
È da tutte queste riflessioni che nel 2000 abbiamo deciso la costituzione di una associazione radicale intitolata ad Adelaide Aglietta. Per dare una possibilità in più alla memoria, per non dimenticarne il comportamento esemplare, per consentire ai tanti che oggi non sanno neppure chi era Adelaide di conoscerla un po’, per dare continuità a una storia, per proseguire – con umiltà ma senza false modestie – ad affermare che non c’è pace senza giustizia e senza democrazia, neanche in Italia, neanche in Europa.
Adelaide è per noi il simbolo e l’esempio attuale di molto. È stata la prima donna a ricoprire in Italia l’incarico di segretario di partito, rappresenta appieno le battaglie sull’emancipazione della donna nel nostro Paese, è stata un esponente politico che ha messo al centro della propria azione quattro aspetti che raramente sono di vera priorità, se non in vuote o interessate parole di alcuni: la giustizia, i diritti dei più deboli, la laicità dello Stato, l’ambiente.
Questa riedizione – della quale ringraziamo le Edizioni Lindau, la Regione Piemonte e l’assessore alla cultura, Gianni Oliva – non è nient’altro che l’ulteriore tentativo di proseguire un cammino che dura da oltre 50 anni e che, purtroppo, a oggi è irriconoscibile ai più. È un tributo a coloro i quali, dalla lettura di queste pagine, appaiono come eroi, avendo “semplicemente” deciso di far seguire alla propria infinita indignazione il coraggio di scegliere azioni conseguenti e, consapevoli dei rischi, assunzioni tangibili di responsabilità. È il caso di chi ha consentito, insieme ad Adelaide, di far svolgere e portare a conclusione – malgrado tutto, malgrado persino il rapimento, il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e il massacro della sua scorta – il processo di Torino, creando concretamente una svolta capace di iniziare a far prevalere la giustizia sulla violenza del terrorismo.
Questa storia è la nostra storia. Non dimentichiamola; non dimentichiamo Adelaide.
Bruno Mellano e Igor Boni *
(da Notizie radicali, 30 gennaio 2009)
* Intervento di Bruno Mellano, Presidente di Radicali Italiani, e di Igor Boni, Segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, pubblicato a conclusione della riedizione del Diario di una giurata popolare al processo delle brigate rosse di Adelaide Aglietta, Edizioni Lindau, Prefazione di Leonardo Sciascia, premessa di Adriano Sofri.