L'arte della commedia, l'opera di Eduardo scritta nel 1964 e in scena al “Vittoria” fino al 12 febbraio, è un lavoro sfacciatamente, appassionatamente, metateatrale. Parla di teatro prendendo di petto il fenomeno, ponendo e ponendosi su di esso alcune domande fondamentali. Forse per questo non ha avuto gran fortuna sui palcoscenici, perché è sì divertente, ma anche terribilmente seria, quasi una sorta di riflessione neppur troppo travestita sul teatro e sulla sua funzione nella società.
La trama è apparentemente lineare. Il povero capocomico di una compagnia di attori girovaghi rimasto senza il suo capannone itinerante in seguito ad un incendio, chiede aiuto al Prefetto della città dove è rimasto bloccato. Viene ricevuto ed intavola con lui una discussione «sulla funzione del teatro, sulle autorità statali che dovrebbero tutelare e potenziare il teatro, sulla censura, palese e occulta, sul pubblico e sugli attori» (così ebbe a scrivere Flaiano).
Dalla discussione dei due protagonisti, segnata da violenti contrasti e divergenti visioni, scaturisce una riflessione sul teatro e sulla sua funzione nella società, sull’impegno dello stato a favore dell’arte e sulla condizione degli attori. Ma il dialogo tra arte e potere sembra essere un dialogo tra sordi.
Il prefetto, che vede confutate le proprie affermazioni burbanzose e generiche, si spazientisce ben presto, accampa altri impegni: deve incontrare il medico condotto, un parroco, una maestra... In effetti tutti costoro sfileranno davanti a lui, esponendogli i loro problemi: ma saranno davvero ciò che dicono d'essere, o non si tratterà forse di quei miserabili guitti, truccati a dovere e latori di questioni immaginarie ma verosimili? In altre parole: dove si colloca, che cos'è, come si può individuare il confine tra realtà e finzione?
Un tema attualissimo e scottante perché, come dice Eduardo, «il problema del teatro non riguarda solo chi lo fa, riguarda tutti indistintamente». Una commedia che con divertimento e una vena di pessimismo, ci suggerisce che solo guardando da quel “buco della serratura” che è il palcoscenico, dove la poesia riscatta la realtà, si possono capire le miserie e le sofferenze umane.
Un atto di fede assoluta nel teatro e soprattutto una denuncia della scarsa considerazione di cui il teatro stesso è oggetto da parte del potere costituito.
Se la commedia ebbe pieno successo l’8 gennaio del 1965 alla sua ‘prima’ al “San Ferdinando” di Napoli, dove arrivarono da ogni dove numerosi critici, va detto che non poté venire rappresentata successivamente a Roma. La censura con molta diplomazia pose in discussione il fatto che qualcuno ‘in alto loco’ potesse trovare insopportabile che un uomo di teatro si permetta di discutere e di polemizzare con le istituzioni (prefetto e ministero che controllano il suo lavoro) determinando un grave precedente. Insomma una volta a Roma Eduardo si affrettò a sostituire L’arte della commedia con Uomo e galantuomo.
Non a caso dunque la Compagnia Attori e Tecnici, ha ripreso questo lavoro di Eduardo che al di là della trama è ricco di significativi intendimenti, dal momento in cui da parte di ogni governo, tanto si dice ma poco si fa per porre il teatro al centro di un’effettiva legislazione. Comunque lo stesso teatro oggi come oggi è in ripresa e l’anno scorso ha venduto in Italia più biglietti degli stadi di calcio. E ciò per l’alta qualità delle Compagnie e per la scelta dei lavori, a dispetto delle melense proposte d’ogni TV pubblica o privata che sia.
Sulle scene di Ugo Chitti si fanno così apprezzare ed applaudire all’accogliente Teatro “Vittoria”: Stefano Altieri, Renato Scarpa, Carlo Lizzani, Massimiliano Franciosa, Roberto Della Casa, Annalisa Favetti, Riccardo Cascadan, Michele Lella, Ludovica Rosenfeld, tutti e ciascuno ben centrato nel proprio ruolo. I costumi sono di Isabella Rizza, le musiche di sottofondo di Pino Cangialosi, la regia attenta e scrupolosa è di Stefano Messina.
Teatro: Vittoria
Città: Roma
Titolo: L’arte della commedia
Autore: Eduardo De Filippo
Regia: Stefano Messina
Interpreti: Stefano Altieri, Renato Scarpa, Carlo Lizzani, Massimiliano Franciosa, Roberto Della Casa, Annalisa Favetti, Riccardo Cascadan, Michele Lella, Ludovica Rosenfeld
Scene: Alessandro Chiti
Costumi: Isabella Rizza
Musiche: Pino Cangialosi
Periodo: fino al 12 febbraio
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 22 gennaio 2009)