«Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni inquieti si ritrovò nel suo letto trasformato in un insetto gigantesco». L’incipit, probabilmente, più folgorante di tutta la letteratura moderna, potrebbe essere cambiato nel più dimesso «quella mattina quando Anna arrivò in ritardo di oltre cinque minuti, vide il signore e la signora Samsa seduti nel tinello in attesa di fare colazione. La figlia Grete aveva già messo il latte sul fornello e Anna, scusandosi con tutti, notò che il signorino Gregorio non era ancora in piedi malgrado fossero già le otto passate».
Questo cambio prospettico è uno sguardo diverso su uno dei racconti più emblematici del novecento, La metamorfosi di Franz Kafka, ed è «un testo questo de Le conversazioni di Anna K.», come ci avvisa Ugo Chiti che ne ha curato la stesura e la regia, «che trae spunto da quell’opera senza però aver la presunzione d’essere un adattamento teatrale».
La storia fin troppo nota di Gregor Samsa, l’impiegato-commesso viaggiatore che diventa scarafaggio, densa di riferimenti socio-contestuali da porgere il fianco a letture psicoanalitiche, politiche, autobiografiche, riacquista, a cento anni circa dalla sua stesura, una freschezza vitale proprio per il transfert su Anna K., la serva tuttofare, premurosa, loquace, improvvida quanto si vuole ma libera dalla forma e per di più tenace nell’estrinsecazione di sentimenti istintivi e profondamente umani che, nella lettura di Chiti, diventa l’asse portante dello sviluppo teatrale.
Giuliana Lojodice (foto), ripetutamente applaudita a scena aperta ed alla fine della performance, ne è l’eccezionale interprete, ricoprendo con geniale bravura e con trasparente amorevolezza la parte di ‘Anna’: l’anziana vedova che la famiglia Sansa assume come donna tutto fare, dopo il dramma di Gregorio. La sua è una figura appena accennata nell’opera di Kafka, ma rigorosa in vari momenti del racconto. Inizialmente la ‘donna di fiducia’, mostra un carattere loquace, pieno di buona volontà che gradualmente lascia intravedere un cuore ruvido e semplice. Nell’intimo v’è infatti un animo segnato da molte ferite e in grado comunque di rapportarsi con tutti i personaggi di un insolito ‘dramma familiare’.
Anna K. con la sua tenera e riduttiva visione del vivere diviene sguardo amoroso, giaculatoria affettuosa che commenta e accompagna la “tragedia” di ogni diversità, come la condizione estrema del vivere accanto al dolore. Attraverso di lei le scene assenti o appena ‘ascoltate’, attraverso la porta dalla claustrofobica condizione di Gregorio, passano in primo piano. Diventano cioè materia drammaturgica autonoma ma non estranea al racconto. Scelta prospettica che sottolinea un aspetto “portante” della metamorfosi; quella disperante ovvietà quotidiana che si respira in casa Samsa come la studiata comicità involontaria che spesso illumina i personaggi evidenziandone il tragico.
Anna si muove, in parte, parallela alle dinamiche conosciute della vicenda, in parte “attivando” quelle che potremmo chiamare “le scene assenti” del racconto o le “scene appena percepite” da Gregorio attraverso la porta chiusa della camera. Con la protagonista si integrano efficacemente nei rispettivi ruoli: Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci. Fanno da sfondo le musiche di Vanni Cassori e Jonathan Chiti.
La scenografia è di Daniele Spisa; i costumi sono firmati da Giuliana Colzi: il disegno luci è di Marco Messeri.
Teatro: Eliseo
Città: Roma
Titolo: Le conversazioni di Anna K.
liberamente ispirato a La metamorfosi di Franz Kafka
Testo e regia: Ugo Chiti
Interpreti: Giuliana Lojodice, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci
Scene: Daniele Spisa
Costumi: Giuliana Colzi
Luci: Marco Messeri
Musica originale e adattamento: Vanni Cassori e Jonathan Chiti
Periodo: fino all’8 febbraio
Teatro “Eliseo” / Arca Azzurra Teatro
Testo vincitore del 49° Premio Riccione per il Teatro
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 23 gennaio 2009)