Come periodicamente accade, perché deve accadere, l’Occidente opulento ripete la sua stessa tragedia e fornisce il copione per una nuova crisi.
Nel 1883 moriva Marx e nasceva Schumpeter, l’economista teorico massimo del capitalismo; questi rispose in anticipo alle accuse che sarebbero state rivolte, periodicamente, al capitalismo e cioè di essere in crisi. Le previsioni di Marx, circa la morte del capitalismo, che sarebbe inevitabilmente avvenuta, furono contraddette dalla storia; fu il sistema economico socialista a morire quando, superati gli schemi della contrapposizione ideologica democrazia/comunismo, si passò alla contrapposizione economica capitalismo/sistema socialista.
Schumpeter non solo non negò che periodicamente il capitalismo sarebbe caduto in crisi, ma identificò lo stesso capitalismo con la crisi: il capitalismo è la crisi, se periodicamente non si verificasse tale situazione si fermerebbe il progresso, perché il capitalismo guarda al progresso, trascurando lo sviluppo. I processi di concorrenza, di innovazione continua distruggono e creano allo stesso tempo, sconvolgono ciò che c’era e promuovono il cambiamento; il sistema capitalistico stimola il momento di crisi per modificare l’assetto precedente in una spirale di continua evoluzione.
In questo processo evolutivo è estremamente importante essere alla testa di tale evoluzione, cioè essere i piloti del circuito crisi-rinnovamento-crisi, in tal modo tutto il sistema capitalistico deve adeguarsi o soccombere; non c’è spazio per i Paesi in via di sviluppo che non possono seguire tale genere di modificazioni con i ritmi imposti da chi tali modificazioni programma e promuove.
Il detentore della tecnologia avanzata, che promuove le modificazioni, diventa il regista unico di riferimento. Sta accadendo negli USA con Obama, che fin dalle prime battute e azioni dimostra di essere un leader; non può accadere in Italia perché non esiste un leader capace, ma un boss mafioso, egoista, megalomane, dotato di una incredibile incompetenza camuffata da pseudo superiorità.
Il dilatarsi dell’uso dei computer e della robotica nelle officine ha determinato una espansione produttiva senza precedenti che ha necessitato di sempre nuovi mercati ai quali imporre i propri prodotti: è la globalizzazione dei mercati.
Tutto ciò ha generato anche la delocalizzazione produttiva verso quei paesi che, per mancanza di tecnologie avanzate, sono rimaste indietro con la evoluzione che è stata imposta ai tempi tecnici dal capitalismo; la delocalizzazione produttiva è l’aspetto più disumanizzante, perché coincide con un nuovo e più aspro sfruttamento della manodopera a basso costo e del lavoro minorile, senza che venga lasciato nulla come valore aggiunto ai prodotti realizzati. Si tratta solamente di sfruttamento, quello imposto dalla globalizzazione, in alternativa all’integrazione fra i popoli.
I Paesi del terzo mondo, sottosviluppati e alle soglie dell’indigenza assoluta, cos’altro possono offrire all’opulento mondo occidentale se non manodopera a basso costo?
La forbice economica tra la minoranza delle nazioni ricche e la maggioranza delle nazioni povere è destinata a dilatarsi sempre più.
Il panorama che ci viene offerto è quello di un mondo di Paesi attenti alle innovazioni tecnologiche e Paesi impossibilitati a seguire il passo, destinati, quindi, a regredire sempre più e a subire quello sfruttamento che, almeno, consente loro di poter disporre dell’indispensabile per sopravvivere.
La storia, così, divide il mondo in popolo dei vinti e popolo dei vincitori.
All’Occidente-Europa si presentano due sole ipotesi di lavoro o due possibili panorami:
1) associarsi allo sviluppo industriale e inseguire l’evoluzione della tecnologia,
2) creare uno sviluppo autonomo dissociato dalla forsennata evoluzione dell’Occidente-America e realizzare in politica estera/interna una equivicinanza alternativa al capitalismo monopolistico sia con la nazione capofila della tecnologia avanzata che con tutti gli altri Paesi in via di sviluppo e/o sottosviluppati...
Nel primo caso l’Europa sarebbe destinata a diventare succube degli USA e della sua corsa al tecnologicamente avanzato; finirebbe con il pagare il conto del susseguirsi delle crisi che lo sviluppo tecnologico crea per avanzare di livello.
Nel secondo caso si tratterebbe di realizzare una nuova politica di dissociazione e effettuare una scelta di equivicinanza ai nuovi poli che sono stati creati, Occidente e mondo arabo-islamico, differenziando alla base l’Occidente-Europa dall’Occidente-America.
L’integrazione fra i popoli può rendere più responsabili le nazioni più avanzate nei confronti delle nazioni sottosviluppate o in via di sviluppo, secondo l’itinerario del “crescere insieme”; è il concetto dell’umanesimo delle responsabilità descritto dalla Gaudium et Spes con una attualità che si rinnova costantemente; è la globalizzazione delle responsabilità, la globalizzazione dell’economia, la globalizzazione dello sviluppo equilibrato, che contrasta la globalizzazione dei mercati che mira ad assoggettare intere popolazioni e intere culture alla logica dell’interesse materiale del più forte.
Lo sviluppo dell’uomo non è più il problema prioritario della società civile che ha modificato anche la sua sociologia e la sua antropologia, perché ha favorito l’affermazione della nuova sociologia della tecnica, contro la sociologia del Nuovo Umanesimo.
Il problema economico diventa così il problema esistenziale, diventa un problema antropologico; occorre una scelta di fondo per riprogrammare i termini dello sviluppo globale.
Continuare sulla scia del progresso della tecnica, mortificando la centralità dell’uomo; in questo caso il primato dell’Occidente soffocherà ogni tentativo di sviluppo equilibrato dell’intero pianeta.
Cambiare totalmente la via fin qui percorsa e indirizzarsi verso scelte di utilità per dilatare la fruizione del necessario a tutti i popoli della terra, specie a quelli che, oggi, mancano dell’indispensabile. Il tema è quello di riprogrammare le mete a misura di uomo, per far cresce l’umanità su fondamenta comuni e contenere le disparità che dividono l’Occidente opulento e il resto del mondo.
La politica e l’economia diventerebbero, così, antropologia e sociologia, naturalmente intrise di umanesimo; altrimenti sarà la sociologia a trasformarsi in un mero calcolo di maggior utile attraverso lo sfruttamento, fino all’implosione che non tarderebbe ad arrivare.
Rosario Amico Roxas
Rosario Amico Roxas, classe 1942 è un cattolico critico. Ha studiato filosofia all’Università di Roma con Ugo Spirito, Franco Lombardi, Ferrarotti ed altri negli anni 1962/1968. Ha vissuto il periodo del ’68, con attiva partecipazione, intuendo gli eccessi che avrebbero vanificato quel movimento, sorto spontaneamente ma diventato appannaggio della politica che volle strumentalizzarlo. Ventenne ha pubblicato La morale fondamento della vita sociale per i tipi Castorina di Catania, 1962 incoraggiato alla pubblicazione dallo stesso prof. Spirito. Quindi nel 1992 ha pubblicato Contributo all’interpretazione del Magistero sociale della Chiesa con presentazione di Cataldo Naro, che diventerà Arcivescovo di Monreale. Ha vissuto 15 anni in Tunisia come consulente del locale Ministero per lo Sviluppo Economico, collaborando anche alla stesura del “Programme de Mise à Niveau” unitamente al prof. Rauf Pacha, uno dei massimi economisti del Nord Africa. In collaborazione con il prof. Ibraim Slimane, direttore dell’Istituto di filosofia Islamica di Anneba (l’antica Ippona) in Algeria, aveva iniziato a tradurre l’imponente storia generale di Ibn Kaldoun, fermandosi alla “Saqqaba! (introduzione, che segna l’inizio della sociologia come scienza) a causa della morte prematura del suo amico. In Tunisia ha svolto numerosi corsi presso l’Università “La Mannouba”, facoltà di Scienza della comunicazione. Avendo viaggiato a lungo nell’Africa del Nord e nel Medio Oriente ha avuto modo di conoscere varie culture arabo-musulmane che sono state descritte in saggi e articoli per la stampa. Oggi scrive da apprezzato islamologo e come studioso del Magistero della Chiesa. Altre pubblicazioni: Abele si è suicidato, La cronaca dei vinti e, in corso di definizione, Ciao mondo, come stai?.
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