Si apprende da fonti giornalistiche che il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, starebbe per inviare ai prefetti una circolare che, prendendo spunto dal suo sdegno per i musulmani che pregavano in piazza Domo a Milano lo scorso 3 gennaio, dovrebbe limitare/disciplinare tutte le manifestazioni nei luoghi pubblici.
È bene ricordare che leggi e norme già ci sono e prefetti e questure possono non consentire per questioni di ordine pubblico questa o quell'altra manifestazione in un luogo piuttosto che in un altro: se poi queste leggi e queste norme non vengono applicate o vengono applicate male, non è detto che necessariamente bisogna farne di nuove... ma la voglia di mettere il proprio marchio è un andazzo permanente che sopravvive alla giungla di leggi e norme che spesso dicono le stesse cose... Per cui se, per esempio, si decidesse che quando c'è una manifestazione in città, per garantire questo diritto, non debbano essere violati gli altrettanti diritti dei cittadini automobilisti, pedoni, utenti dei servizi pubblici di trasporto, etc., le leggi e le norme in merito da applicare già ci sono; e se non vengono ben applicate esistono le sanzioni disciplinari e i richiami ministeriali.
Le intenzioni del ministro Maroni, invece, sembrano andare oltre.
Con la scusa di passare alla storia come il ministro che ha buttato fuori i musulmani dai luoghi pubblici antistanti le chiese cattoliche, intende metter mano in modo pesante al diritto di manifestazione. Infatti dovrebbero essere bandite manifestazioni anche davanti ai luoghi di culto, centri commerciali e supermercati, luoghi in cui si incontrano sempre tavolini di raccolta firme di questo o quell'altro gruppo che, altrimenti, non potrebbero trovare altre concentrazioni di persone a cui chiedere adesione alle proprie iniziative. Il corteo religioso per festeggiare questa o quell'altra madonna non potrà in assoluto passare per quella strada dove c'è, per esempio, la sede dell'Uaar (Unione atei, agnostici e razionalisti)? Forse non sarà così, sia per il corteo religioso che per i tavolini di raccolta firme, e ci sarà discrezionalità dei singoli prefetti e delle singole questure... ma non è già oggi così? A che serve allora la circolare di Maroni?
Non solo ma, sulla base del principio "chi rompe paga", gli organizzatori di una manifestazione dovrebbero lasciare una cauzione che sarebbe trattenuta a garanzia degli eventuali danni provocati dagli specifici manifestanti, e su questo già si parla di accordi coi sindacati, etc.
Ammesso e non concesso che l'art. 17 della Costituzione sancisce il diritto dei cittadini a riunirsi ma non il dovere di pagare per farlo, la cauzione monetaria sarà solo una discriminate per cui solo grandi partiti, grandi sindacati e grandi chiese potranno manifestare, perché ai piccoli gruppi, generalmente basati su volontariato ed autofinanziamento quindi con scarse disponibilità economiche, verrà impedito l'esercizio dei loro diritti costituzionali.
Forse è il caso di lasciar perdere e non creare ulteriori danni con nuove norme, mettendo solo più cura nel controllo e nell'indirizzo dell'attività di chi è già preposto a queste questioni di ordine pubblico.
Donatella Poretti