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Yoani Sánchez. Vieni e vivilo
21 Gennaio 2009
 

Dal blog Generación Y

19 gennaio 2009

 

 

Ven y vívelo

Inspirada en una de esas tantas propagandas turísticas, se me ha ocurrido una idea para atraer visitantes a la Isla. No se trata de un viaje ecológico para apreciar la naturaleza o de un tour histórico por las plazas y monumentos del país. Una estancia a “lo cubano” podría ser el slogan de esta campaña turística, condenada de antemano al desinterés de sus posibles receptores. Ven y vívelo, rezaría en la portada de la libreta de racionamiento que se le entregaría a cada uno de los que se apunten a esta aventura.

El hospedaje no se parecería a las habitaciones de lujo que muestran los hoteles de Varadero o Cayo Coco, pues nuestros turoperadores sugerirían cuartuchos en Centro habana, solares en Buena Vista y un abarrotado albergue de damnificados por los huracanes. Los turistas que compren este paquete no podrán manejar moneda convertible y para sus gastos de dos semanas contarían con el salario medio de un mes: trescientos pesos cubanos. De esta forma, no podrían montarse en taxis de divisa ni conducir un auto rentado por las carreteras del país; el uso del transporte público sería obligatorio para los interesados en esta nueva modalidad de viajes.

Los restaurantes les estarían vedados a quienes opten por esta excursión y recibirían un pan de ochenta gramos cada día. Quizás y hasta tengan la suerte de alcanzar media libra de pescado antes de que salga el vuelo de regreso. Para moverse a otras provincias no contarían con la opción de Viazul, aunque en lugar de estar tres días en la cola para un boleto, podría dárseles la ventaja de comprarlo después de sólo una jornada de espera. Tendrían prohibido el subirse a un yate o contratar una tabla de surf, no fuera a ser que terminen su estancia a noventa millas y no en nuestro “paraíso” caribeño.

Al finalizar su estancia, los arriesgados excursionistas obtendrían un diploma de “conocedores de la realidad cubana”, pero tendrían que venir algunas veces más para ser declarados “adaptados” a nuestro absurdo cotidiano. Se irán más flacos, más tristes, con una obsesión por la comida que saciarán en los supermercados de sus países y, sobre todo, con una tremenda alergia ante los anuncios turísticos. Esas doradas propagandas que muestran una Cuba de mulatas, ron, música y bailes no podrán esconder el panorama de derrumbes, frustración e inercia que ellos ya han conocido y vivido.

 

Yoani Sánchez

 

 

Vieni e vivilo

Ispirata da una delle tante propagande turistiche, mi è venuta un’idea per attirare visitatori sull’Isola. Non si tratta di un viaggio ecologico per le piazze e i monumenti del paese. Un soggiorno “alla cubana”, potrebbe essere lo slogan di questa campagna turistica, condannata in anticipo al disinteresse dei suoi possibili fruitori. Vieni e vivilo, reciterà la copertina della tessera di razionamento che verrà consegnata a chiunque voglia provare questa avventura.

L’alloggio non avrà niente in comune alle camere di lusso che esibiscono gli hotel di Varadero e Cayo Coco, perché i nostri operatori turistici suggeriranno stanzette in Centro Avana, casupole a Buena Vista e un affollato rifugio di danneggiati dagli uragani. I turisti che compreranno questo pacchetto non potranno utilizzare moneta convertibile e per le loro spese di due settimane dovranno contare sul salario medio di un mese: trecento pesos cubani. In questo modo, non potranno prendere un taxi da pagare in divisa, né guidare un auto noleggiata lungo le strade del paese; sarà obbligatorio l’uso del trasporto pubblico per chi è interessato a questo nuovo tipo di viaggi.

Per coloro che sceglieranno questa escursione saranno vietati i ristoranti, ma riceveranno un pane di ottanta grammi ogni giorno. Forse avranno la fortuna di ottenere mezza libbra di pesce prima che parta il volo di ritorno. Per spostarsi nelle altre province non potranno contare sulla compagnia turistica Viazul, ma invece di stare tre giorni in coda per un biglietto, avranno il vantaggio di comprarlo dopo solo una giornata di attesa. Sarà proibito salire su uno yacht o contrattare una tavola da surf, non fosse mai che finissero il loro soggiorno a novanta miglia invece che nel nostro “paradiso” caraibico.

Al termine della permanenza, i coraggiosi escursionisti otterranno un diploma di “conoscitori della realtà cubana”, ma dovranno venire qualche volta in più per essere dichiarati “adattati” al nostro assurdo quotidiano. Se ne andranno più magri, più tristi, con un’ossessione per il cibo che soddisferanno nei supermercati dei loro paesi e, soprattutto, con una terribile allergia per le pubblicità turistiche. Quelle dorate propagande che presentano una Cuba fatta di mulatte, rum, musica e balli, non potranno nascondere il panorama di cadute, frustrazione e inerzia che adesso loro hanno conosciuto e vissuto.

 

Traduzione di Gordiano Lupi


 
 
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