Il Procuratore Capo della Repubblica di Roma riceve Marco Pannella e Giuseppe Rossodivita e dice loro, dopo averli fatti accomodare nel suo ufficio:
– Vi ringrazio per la visita, sono felice di potervi ricevere, ma quello che chiedete, è già stato fatto. Appena ho saputo dai notiziari televisivi e dai giornali la notizia, mi sono autonomamente attivato e fatto aprire un fascicolo sulla situazione in cui versa la Commissione Parlamentare di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, i cui lavori, ad eccezione dei parlamentari Beltrandi e Sardelli sono stati preordinatamene disertati dai loro componenti al fine di costringere il Presidente regolarmente eletto a dimettersi. Ipotizzo i reati di cui agli artt. 289 c.p. (attentato contro gli organi costituzionali dello Stato e contro le assemblee legislative) e 340 c.p. (interruzione di un pubblico ufficio o servizio).
Il presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza Riccardo Villari si reca da Marco Pannella, e gli dice:
– Caro Marco, no questa volta non lo fare lo sciopero della fame e della sete. Lo faccio io. Sono io il linciato, lo sfregiato, il vituperato. È giusto che sia io a reagire e che difenda l’istituzione, la legge e il diritto.
Il presidente della Repubblica, come l’articolo 87 della Costituzione gli consente, invia un messaggio alle Camere per stigmatizzare il grave vulnus istituzionale da giorni viene inferto, impedendo a una commissione parlamentare di poter lavorare e adempiere i doveri che ha l’obbligo di assolvere.
I presidenti del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini richiamano, pubblicamente e solennemente, i parlamentari affinché assolvano i loro obblighi istituzionali, e abbia fine la diserzione organizzazione che si trascina da mesi.
Michele Santoro, dedica una puntata del suo “Anno Zero” e invece di invitare i “soliti noti”, consente a Marco Pannella di poter sviluppare compiutamente la proposta politica di “Israele nell’Unione Europea” contenuta nel “Manifesto dalla sinagoga di Firenze”.
Giovanni Floris dedica una puntata del suo “Ballarò” per “raccontare” che esiste un possibile antidoto agli abusi e alle arroganze delle “caste”, e si chiama Anagrafe Pubblica degli Eletti.
Bruno Vespa dedica una puntata del suo “Porta a porta” e non invita, una volta tanto, monsignor Fisichella, monsignor Bertone, monsignor Tonini, ma il cardinale emerito Carlo Martini, il fondatore e priore della comunità di Bose Enzo Bianchi, i sacerdoti del Friuli Venezia Giulia che si sono rifiutati di considerare “delitto” lasciare che Eluana possa liberarsi da un corpo che la tiene prigioniera e morire, e consente che sia conosciuta anche quella parte di mondo cristiano che non è “gerarchia” e non si riconosce nella politica di potenza e prepotenza del Vaticano.
Tutto ciò sarebbe normale, in un paese “normale”. Ma la normalità, in Italia, è qualcosa di eccezionale. Capita, dunque, di sognare il paese “normale”, dove queste cose “normali” possano accadere. Ma ora è giorno, compagni; sappiamo quel che si deve, facciamo quel che si può.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 16 gennaio 2009)