1. Strange fruit
Quasi mille persone uccise, e forse di più. Innumerevoli i feriti. Un milione e mezzo di esseri umani traumatizzati per sempre. Sono i frutti della guerra voluta dai terroristi di Hamas e dai loro finanziatori nazisti, ed eseguita dai criminali di guerra del governo di Israele. La campagna elettorale al tempo degli ultimi giorni dell'umanità. Il governo di Israele ha commesso questa ennesima criminale pazzia, sapendo benissimo che queste stragi nulla risolveranno, ma anzi aggraveranno il conflitto israelo-palestinese, il conflitto arabo-israeliano, il conflitto mediorientale, il conflitto fondamentalismi-stati, il conflitto e l'imbarbarimento globale che l'ipocrisia dominante chiama “nuovo ordine mondiale”. Il fondamentalismo terrorista (di ogni religione e di ogni ideologia) ne sarà rafforzato. Il neonazismo in Europa e nel mondo anche.
Si può dare crimine e follia più grande? Che cessi subito questa guerra insensata, che cessino subito questi insensati massacri. Che tutti i responsabili di questo assurdo crimine vengano messi in condizione di non più nuocere all'umanità.
Ma, a proposito: quante sono le vittime della guerra in Afghanistan? E perché in Italia nessuno ne parla? Forse perché là della coalizione militare occupante e stragista fa parte anche il nostro paese? E i tanti proclami che esortano alla pace, che dai ministri del governo eversivo berlusconiano fino all'ultimo funzionario del pacifismo parastatale gonfian le gote dell'italica nomenklatura, perché son rivolti all'intero orbe terraqueo tranne che a noi stessi? Quando gli assassini siamo noi, l'assassinio torna ad essere una delle belle arti?
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2. La solidarietà strabica è complicità con gli assassini
Poiché vi è una sola umanità, e vale per tutti gli esseri umani il detto di John Donne.
Ci stanno ugualmente a cuore la popolazione di Israele e il popolo palestinese. Vittime ambedue di una storia tremenda di crudeli aggressioni, persecuzioni e massacri.
La sola soluzione possibile del conflitto israelo-palestinese è quella in cui entrambi i popoli vincono insieme, ed insieme costruiscono due stati sovrani, democratici, sicuri, solidali.
La guerra è nemica di tutti gli esseri umani. La pace non è la meta, la pace è la via.
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3. Non equidistanti, ma equivicini ed equosolidali
È evidente che non si può essere equidistanti tra le vittime e gli aggressori. Ma chi sono le vittime? Tutte le persone inermi che dalla guerra e dal terrorismo sono uccise o minacciate di morte. E chi sono gli aggressori? Tutti coloro che uccidono e di uccidere minacciano. Il popolo palestinese è vittima o aggressore? È vittima. La popolazione israeliana è vittima o aggressore? È vittima. Le due diaspore, quella ebraica e quella palestinese, sono vittime o aggressori? Sono vittime. Aggressore è certo il governo di Israele responsabile di persecuzioni, omicidi, guerra, stragi, politiche razziste e crimini contro l'umanità; aggressore è certo Hamas, organizzazione responsabile di terrorismo e dichiaratamente genocidaria, e con essa chi la finanzia e la arma; aggressori sono i regimi che promuovono il pregiudizio e la persecuzione razzista; aggressori sono i poteri che promuovono o permettono le stragi. Vittime sempre sono gli esseri umani nella loro nuda fragilità.
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4. Non bombardare Palermo
Quando ci si deciderà ad ammettere che per contrastare il terrorismo (degli stati, dei gruppi armati, dei singoli) lo strumento militare è peggio che inutile? La guerra è il trionfo del terrorismo. Il terrorismo si contrasta con la pace, col disarmo, con il dialogo e la cooperazione, promuovendo democrazia e legalità e diritti umani per tutti gli esseri umani, salvando le vite.
Per contrastare la mafia si deve bombardare Palermo?
Per contrastare i golpisti e razzisti oggi al governo in Italia si deve bombardare Roma?
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5. L'astuzia degli stragisti
È di utilizzare un crimine per pretendere di giustificarne un altro.
L'ingenuità degli antistragisti è di credere che si possa opporsi ad un crimine senza opporsi a tutti.
Vi è una sola umanità. Ogni vittima ha il volto di Abele. Nessun crimine ne giustifica un altro. Chi si arrende a un'uccisione si arrende a tutte.
Ogni umana vita è un valore infinito. Scegliere occorre la nonviolenza.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.
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6. L'esatto contrario del boicottaggio
Qualche immemore (e qualche nipotino di Hitler) propone di boicottare uno dei popoli dell'area, riproducendo così la medesima insensata logica di punire le vittime per i crimini dei carnefici.
Occorre invece l'esatto contrario del boicottaggio: occorre incrementare la cooperazione di pace, la solidarietà con tutte le popolazioni, costruire ponti e legami, recare soccorsi e fiducia e sicurezza a tutti.
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7. Quel che tutti sappiamo, e allora diciamolo
La guerra non risolverà il conflitto israelo-palestinese nè quello arabo-israeliano nè quello mediorientale. La guerra non risolve nessun conflitto, sempre e solo lo riproduce e lo aggrava. Solo la pace, il dialogo, la convivenza, il rispetto reciproco, la crescita della fiducia, la democrazia costruita nella giustizia e nella solidarietà potranno riuscirci. La guerra non salva: la guerra uccide. La guerra non libera: la guerra uccide. La guerra non apre vie: la guerra uccide. Se in altri tempi furono possibili guerre di liberazione, oggi non lo sono più. Se in altri tempi fu possibile una via militare alla conquista della sovranità e dei diritti, oggi non lo è più. Se in altri tempi allo scatenamento della guerra da parte dei poteri criminali fu possibile e necessario opporsi con le armi in pugno, oggi opporsi con le armi in pugno fa vincere quei poteri criminali. Fortunatamente l'umanità già da un secolo ha scoperto, o inventato, un potere più forte: la nonviolenza.
La politica scellerata del governo di Israele aumenta il pericolo per la popolazione israeliana oltre ad essere un abominevole crimine nei confronti di quella palestinese: occorre sostenere le forze di pace in Israele.
Hamas e i suoi finanziatori sono criminali fascisti: occorre sostenere il campo democratico palestinese.
È necessario che nasca immediatamente lo Stato di Palestina (uno stato sovrano dotato di continuità territoriale, non un reticolo di bantustan; uno stato libero e democratico; uno stato di diritto); ed è necessario che la comunità internazionale lo sostenga e lo finanzi fortemente anche per un lungo periodo affinché possa consolidarsi nel benessere.
Ed è necessario garantire la sicurezza dello stato di Israele; è quindi necessario che la comunità internazionale si impegni anche per questo per un lungo periodo, finché non vi siano più minacce di sorta.
È necessario smilitarizzare e disarmare i conflitti.
È necessario contrastare il razzismo e il militarismo ovunque.
Col popolo palestinese nel cuore.
Col popolo di Israele nel cuore.
Poiché vi è una sola umanità.
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8. Cessi ogni ambiguità
In questi giorni in Italia assistiamo a lugubri proclami e macabri rituali che rivelano quanto a fondo abbia scavato la deumanizzazione imposta come pensiero unico dai poteri dominanti.
Tanti che proclamano di essere solidali con il popolo e lo stato di Israele riproducono nel loro stesso linguaggio formule che rivelano come tale solidarietà sia tutt'altro che sincera, ma la maschera di un odio che oggi si dirige principalmente contro le culture e i popoli già vittime del colonialismo, e che appena ieri era anche pregiudizio e persecuzione antiebraica.
E tanti che proclamano di essere solidali con il popolo palestinese ripetono ossessivamente formule e retoriche identiche - non simili: identiche – a quelle naziste.
Occorre essere chiari: nessuna complicità deve esservi con chi agisce politiche razziste, nessuna complicità deve esservi con chi propala logiche totalitarie, nessuna complicità deve esservi con chi del nazismo si è messo alla scuola.
Ogni posizione e manifestazione che si spacci per solidale con questo o quel popolo, e che riproduca pregiudizio e disprezzo per un altro popolo, non è una posizione o una manifestazione di solidarietà, è una forma di complicità con la violenza che nega l'umanità di tutti gli esseri umani.
È una forma di complicità con la guerra. È una forma di perdita del ben dell'intelletto, di necrofilia, di resa al male.
Solidali occorre essere con l'umanità, con tutte le vittime, contro tutte le aggressioni.
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9. Primo Levi, naturalmente
Ha scritto una volta Primo Levi: «di guerre e violenze non c'è bisogno, in nessun caso. Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo».
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10. Dieci anni dopo
Nel 2000 con la marcia Perugia-Assisi specifica per la nonviolenza parve per un momento che i movimenti nonviolenti italiani volessero fare quel passo che a me sembra necessario e urgente dagli anni Settanta del secolo scorso: uscire dalla subalternità, rompere le complicità, proporre la nonviolenza come la politica adeguata ai compiti attuali dell'umanità. A tal punto quella prospettiva mi sembrava e mi sembra decisiva, e quell'occasione di dieci anni fa un appello da sostenere, che in appoggio a quella marcia nacque questo foglio, cui ho dedicato tanta parte delle mie stanche energie lungo questo decennio.
Dieci anni dopo è necessaria una verifica: onesta, rigorosa. Dolorosa, anche.
E riprendere quel cammino.
Non ve ne sono altri se vogliamo che l'umanità abbia un futuro.
La nonviolenza è il cammino.
La nonviolenza è in cammino.
La nonviolenza è hic et nunc l'unica politica in grado di contrastare la barbarie, la catastrofe della civiltà umana.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.
Peppe Sini
(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 14 gennaio 2009)