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In libreria/ Andrea Garbin. Il senso della musa 
“Poeti dallo Space” di Fabio Barcellandi
10 Gennaio 2009
 

È un piccolo manuale di scrittura poetica questo Il senso della musa di Andrea Garbin. Ma la poesia, si sa, difficilmente si può insegnare, per cui il libro di Andrea Garbin è un approccio, è il suo personalissimo approccio alla poesia, un avvicinamento che vale come un contatto o forse che vale più di un manuale per chi ha occhi per intenderlo. E giusto gli occhi serviranno, perché la musa pare “sentirsi” con la vista, più che con ogni altro senso, il suo senso e quale l'augurio iniziale, iniziatico, se non di perderla la vista?

 

Spezzàte quésto sguàrdo infàusto ed agghiacciànte.

 

Per ritrovarla, certo, ma non quella di prima, non più.

 

Càla la nòtte attórno a me,
ma non mi scòsto dal vècchio àlbero,
méntre la gènte, in paése, si apprèsta a dormìre,
veglierò silenzióso ascoltàndo la natùra,
parlerò con éssa, prìma che vènga il giórno,
diverrò pàrte di quésta nòtte silenziósa.

 

O sarà il mondo a essere cambiato nel frattempo? La realtà circostante a mutare, che dopo un necessario black-out non avrà più “un” senso, ma “il” senso, della musa e sarà a suo modo 

 

Confòrto
 
Dólce il mìo sguàrdo si sofférma nel nùlla
Osservando l’ànime che mai più arderànno
In quésta atmosfèra óve il tèmpo trastùlla
E la mòrte del giórno consùma i mièi sógni
Del mìo còre li sènsi ritròvo in affànno.

 

Ed è così che Prima del sonno si conclude la prima parte di questa raccolta, L’inconsapevolezza di una genesi poetica, consapevolmente:

 

i mièi òcchi a scrutàre cos’è la realtà
[…] la piòggia che bàgna ògni essènza
prìma del sónno che tùtto scompàre
soaveménte…
soàve dólce attràzione del nùlla.

 

per riaprirsi su Sensi e dissensi:

 

conósco le paròle, ma non lèggo
poiché l’òcchio mi tradìsce il cuòre

 

Il poeta sa, ma non sa, dubita, sa di non sapere e che comunque ogni sapere non è che parziale, temporaneo, al poeta non resta che guardare senza conoscere, senza farsi un’opinione, un giudizio definitivo, che sarà inevitabilmente - e sempre – tradito.

 

Se nel tùo sguàrdo c’è bellézza
Cóme farò a distòglierlo non so,
e mi pentìrei d’avérlo fàtto.

 

Al poeta compete guardare la bellezza, il poeta necessita di questo contatto perenne con la bellezza per cui andrà cercandola in ogni possibile dove, se non avrà la fortuna di trovarsela davanti gli occhi, perché la bellezza sveglierà i mièi sènsi estìnti e così facendo salverà il mondo dal sonno eterno che è la morte.

 

e gli òcchi tuòi cóme li astri
nòtti lontàne saprànno schiarìre,
poiché adèsso è catàrsi.

e védo […]
ùna sensazióne che mi abbrànca il cuòre
e si sciòglie nélla ménte cóme liquìdo impùro,
nélla mìa ménte che crédevo defùnta,
si sta risvegliàndo ùna troneggiànte tenerèzza
.

 

Vista che non è soltanto “vista”, naturalmente, ma un vedere più complesso, più completo, che comprenda quindi tutti i sensi, questo il “senso” di Sensi e dissensi:

 

Ho in tàsca un fòglio di càrta,
spésso vi infìlo la màno
per sentìre il fragóre di quélle paròle
[…] nel tastàrlo

e che l’olfàtto, òcchio di ùna mìa imminènte azìone,
gùsti l’illusióne, splèndido miràggio d’un amór capàrbio.

 

per ritornare alla vista che è sempre e comunque vista, a chiudersi con la poesia L’òcchio.

 

Il senso della musa parte terza di questa silloge e ultima è dunque la vista? E la musa è dunque “una” musa? Ma nient’affatto, la musa, la sua musa, del poeta Andrea Garbin: La mìa musa, sono nove: Calliope, Polimnia, Clio, Urania, Melpomene, Tersicore, Talia, Euterpe e Erato.

 

Òggi, ho conosciùto le mìe àrti
Mi sóno fàtto Apòllo sul Parnàso
Ho prèso il sùo sguàrdo, l’ho guidàto
Azzùrro il cièlo, e le ho dètto:
‘sèi la mìa mùsa, tu sèi il mìo fióre.

 

Ciò detto, però, nulla è ancora definito né definitivo, in fondo: Còs’è il bèllo?

Già, cos’è il bello? Ma ce lo di ce il poeta, chiaro, no?

 

E quàndo vìdi il màre aprìrsi, mìte,
ai sàturi tuòi òcchi,
capii quàle bellézza
inseguìre, trovàre, conquistàre
capii dóve sbagliàva la nazióne
capii dóve sbagliavàno i mièi òcchi
nel cercàre bellézza
dóve bellézza non si può trovàre,
dóve bellézza muòre.

 

E allora non resterà che andarla a leggere, Andrea Garbin l’ha scritta, non resterà che guardarla, contemplarla, studiarla, memorizzarla, questa rara e lieve, soave poesia, per non distoglierla più da noi.

 

Fabio Barcellandi

 

 

Il senso della musa

raccolta di poesie di Andrea Garbin

Aletti Editore 2007, pagg. 80,

si può ordinare in qualunque libreria o richiedere direttamente dall'editore scrivendo a: info@alettieditore.it a € 13,00


Lo Space di Andrea Garbin è:

www.myspace.com/andreagarbin


*
Andrea Garbin sarà presente da Pellicanolibri

lunedì 2 febbraio 2009 ore 21:00

Ingresso Libero
Libreria Pellicanolibri, CASALOTTI
ROMA - Via Gattico, 3


 

Andrea Garbin nasce a Desenzano d/G nel 1976. Vive a Castel Goffredo (MN). È direttore artistico del Caffè Galeter di Montichiari (BS) dove organizza incontri di poesia e di narrativa. Ha collaborato con alcune riviste e con autori locali ed è uno dei soci fondatori de La confraternita dell’uva, gruppo di autori lombardi e modenesi uniti nell’intento di divulgare la poesia e la letteratura contemporanea. Recentemente ha collaborato con autori come: Elisa Biagini, Jack Hirschman, Alberto Mori, Alessandro Assiri e con Casa della poesia di Baronissi. Per la poesia esordisce con la raccolta Il senso della musa (Aletti, 2007). Il suo racconto Un pacco di Natale è incluso nell’antologia Per natale non esco (TranseuropaLibri, 2008).


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