Laddove il fondamentalismo si manifesti è quasi impossibile sradicarlo, anzi a politiche di apertura verso le istanze di un movimento sociale segue spesso l’incattivirsi delle ali estreme. Tuttavia ciò non sminuisce l’importanza di concessioni condivise con chi rivendichi nuovi diritti e libertà, tali da non costituire do ut des strumentali da ritrarre al primo cenno di violenza in una logica di premio e punizione, ma che siano bensì il frutto di un processo evolutivo delle democrazie basato sul rispetto dell’altro in una pluralità di valori.
Ci sono poi modi e modi con cui gli estremismi agiscono, nelle piazze e con la guerriglia clandestina, o magari dentro a salotti da cui muovere flussi economici e militari legittimati. L’Italia segnata dagli anni di piombo ne ha tristi e recenti ricordi.
Oggi si condanna giustamente il rogo in piazza delle bandiere israeliane. Si accusa l’antisemitismo di una certa sinistra, ma esistono forse altre piattaforme di dibattito pubblico cui gli immigrati di cultura araba possono riflettersi? Su quali blog, giornali, reti televisive, essi possono evitare l’asimmetria informativa filo-israeliana che si allenta solo quando le cifre della morte toccano vette che non si possono più celare?
Gli immigrati filo-arabi che per fortuna sfogano nelle nostre piazze il loro appoggio ad Hamas, che assai peggio sarebbe se compressi nella clandestinità, sono tutt’altro che zotici ignoranti, come alcuni osservatori predicano. Si tratta per lo più di stranieri integrati in un sistema legislativo ed amministrativo ancora troppo iniquo per rendere dignitoso il modello europeo di “immigrazione economica”, individui che dispongono di parabole per ricevere Al Jazeera e di linee ADSL per accedere a testimonianze negate dall’informazione di massa. Dietro alle bandiere che bruciano c’è un mondo immaginato in modo opposto al nostro, tarato in termini reali dal pianto e dalla rabbia di amici e familiari che dai paesi di origine veicolano una versione partigiana dei fatti ancor più ermetica.
Si aspettano anche ingenuamente le sagge parole di Obama, nella speranza che dal suo imprimatur i mezzi di comunicazione e le agende politiche nazionali e locali traggano la forza necessaria a bilanciare quella sproporzione nell’informazione e nei diritti che dipinge a tinte ancor più fosche un universo musulmano complesso e certo non immune da colpe: ma chi non è senza peccato, per pietà, posi subito a terra la sua pietra.
Marco Lombardi