Ci fa piacere che anche la sottosegretaria Eugenia Roccella confermi la tesi che abbiamo sostenuto fin dall'emanazione del decreto Sirchia sugli embrioni orfani (quelli in cui le coppie da cui sono stati generati per la fecondazione assistita, non sono state rintracciate nell'arco di un anno) da conservare in una biobanca a Milano: un'operazione faraonica, inutile e nella pratica impossibile. Oggi sul Corriere della Sera, la sottosegretaria spiega che il decreto del 2004 non avrà seguito: portare questi embrioni lì è troppo costoso e giuridicamente impossibile mancando il consenso dei legittimi proprietari. Ma, al contrario di quanto ha detto la nostra sottosegretaria, ci risultava che al Governo spetta il compito di far rispettare le leggi, anche i decreti che qualcuno giudica assurdi. In caso ci si dovrebbe assumere la responsabilità di cambiare queste leggi e fare altre scelte. È anomalo e irresponsabile che un membro dell'Esecutivo sostenga l'inapplicabilità di una norma e non proponga altro.
Questa degli embrioni sovrannumerari e della banca milanese è una vicenda su cui il Governo deve assumersi le proprie responsabilità, e sarebbe utile lo facesse con una voce sola. Il sottosegretario Ferruccio Fazio in risposta ad una mia interrogazione ha sostenuto che il trasferimento a Milano non è stato attivato perché il censimento non è terminato e quindi non è possibile stanziare ulteriore denaro per il trasferimento. Sono invece terminati i soldi stanziati, erogati e rendicontati per l'operazione: 50 mila euro all'Istituto Superiore della Sanità per il censimento e 450 mila per l'Ospedale Maggiore di Milano ove Paolo Rebulla, (foto) direttore del relativo centro di risorse biologiche, fa sapere essere tutto pronto -ambiente, macchinari e personale- in attesa dell'arrivo degli embrioni. Ad essere stata congelata è invece la fase successiva che il decreto prevedeva ma non disciplinava. Nel decreto si sostiene come gli «embrioni definiti in stato di abbandono sono, invece, trasferiti dai centri di procreazione medicalmente assistita unicamente alla Biobanca Nazionale», senza specificare a carico di chi sia questa operazione. Ed oggi la sottosegretaria Roccella sostiene che potrebbe costare altri 450 mila euro.
Abbiamo una legge che specifica come gli embrioni non possono essere crioconservati e non ci si possa fare ricerca scientifica, tantomeno per derivarne linee di cellule staminali. Abbiamo un decreto che stabilisce che gli embrioni crioconservati prima dell'entrata in vigore della legge 40 debbano essere censiti e quelli definiti orfani debbano essere inviati ad una biobanca creata appositamente con denaro pubblico per la loro crioconservazione e per una ricerca sulla crioconservazione stessa. Operazione azzardata visto che, se mai venisse fatta tale inutile ricerca, si rischierebbe la distruzione degli embrioni, che e' vietata dalla legge 40 stessa.
Che la legge 40 in materia di fecondazione assistita sia criminogena l'ho sostenuto fin dalla sua applicazione, oggi ne abbiamo solo una delle tante conferme a livello governativo.
L'irresponsabilità di non aver voluto decidere per quegli embrioni una destinazione altra, utile alla società e al progresso della medicina, impiegandoli per la ricerca scientifica, è un atteggiamento che ha accomunato tutti i ministri, i Governi e i Parlamenti che dal 2004 ad oggi si sono susseguiti. Il “pasticcio degli embrioni abbandonati” speriamo serva per ricondurre la politica sulla strada del governo e non dello sfascio.
Donatella Poretti