In queste giornate parlare di Liberazione, induce a diverse riflessioni: di un giornale che è un partito che muore o si rifonda, lo dico subito, non me ne importa niente. L’abbuffata di menzogne, chi ce la impone?
Leggo piuttosto il conto alla rovescia in movimento… di Carlo Gubitosa, tarantino classe 1971: «sto aspettando da 368 giorni, 10 ore… che i compagni amministratori di Liberazione mi paghino gli articoli scritti per il giornale» e vado avanti nel suo sito Giornalismi.info, in un articolo “Lo sfruttamento del cognitariato”, sottotitolato «Mentre negli Usa il diritto d’autore mostra le sue aberrazioni, il nostro premier annuncia di voler regolamentare il “sistema internet”», Berlusconi dichiara: «credo che al prossimo G8 si possa portare sul tavolo la proposta di una regolamentazione del sistema internet. Credo che ci possa essere questa prospettiva internazionale in cui noi possiamo portarci come avanguardia di queste nuove tecnologie che ormai sono il futuro del mondo». Era l’8 dicembre: news vecchie?
Ce ne sono di più recenti, odierne e provenienti da Indymedia Italia - Emilia Romagna: «Era già accaduto per alcuni servizi su terribili bombardamenti ai danni di civili in Afghanistan ed Iraq, accade oggi per informazioni che il mainstream occidentale non ritiene di veicolare alla propria audience, dice il JP perché sarebbero “di parte”. Ma è accaduto anche nel nostro paese e più recentemente in Turchia, in Grecia, in Francia e in molti altri paesi dove le storie raccontate dai governi e da organi d’informazione, succubi quando non complici, sono state disintegrate da un flusso costante di informazioni che ha messo a nudo la realtà e ridicolizzato la propaganda attraverso la quale i governi cercavano di prendersi gioco dei cittadini e di sfuggire alle proprie responsabilità».
E ce ne sono altre dal nostro amato Stivale, giù in basso, come la testimonianza - video di un 22enne siciliano, Giuseppe Gatì, attivista del “democratico” Pd, che neanche sottoscrive appelli e volantini per la Libera Palestina, uno che si occupa delle Cose sue e Nostre, reo di contestare Sgarbi ad Agrigento e difendere l’antimafia di Caselli.
E alcuni, ascoltando più che guardando il telegiornale Rai Tre, hanno percepito per la prima volta in questi giorni e per ben due sere, comunicazioni totalmente diverse da un fronte reale di resistenza: la voce di Vittorio Arrigoni, un italiano attivista che rimane lì a Gaza, con pochi altri, per raccontare e agire e farlo fare anche a noi. Non mi stanco di dirvi leggete e guardate il suo sito http://guerrillaradio.iobloggo.com ci sono epigrafi in cambiamento, fino a poco fa una: Libertà significa dire agli altri quello che gli altri non vogliono sentirsi dire. (George Orwell)
Motivo per cui scrivo e invito alla Guerrilla, ancora citando Vik:
«Guerrilla è una guerriglia ideale, contro l’accanimento terapeutico all’informazione moribonda veicolata dai grossi media che ormai sono tutti istituzionalizzati, lobotomizzati quindi a grancassa di una mediocre politica che non si vuole estinguere. Guerriglia non perché vogliamo intendere un moto tumultuoso di violenza, la parola guerrilla dev’essere intesa in senso lato e non nell’accezione fisica e rapace che abitualmente le si riferisce… si può benissimo immaginare una guerriglia senza strazio carnale. Dal punto di vista del mio spirito, guerrilla significa rigore, applicazione alla ribellione e decisione implacabile, determinazione irreversibile, assoluta. Per questo di punto di vista Gandhi è stato un implacabile guerrillero».
E a chi va, questo suo-mio-nostro messaggio? Sta a noi tutti inventarci il sistema per coinvolgere e far partecipe chi sembra non essere toccato dalle notizie e sono a milioni, viceversa, a volerle dare dei “casi loro”: lotta quotidiana per il posto di lavoro, la salute, la scuola, il razzismo e il pregiudizio, la violenza e la sufficienza caritatevole che condanna all’emarginazione. Carceri e ospedali, raccontano miseria repressione buonismo pacifista menefreghismo politico: non si parla dei contenuti ma di ciò che i Media contengono e sanno bene come farci sapere cosa fanno.
Non chiedo di fare quanto riesco a sapere, godendo di tempo per farlo, garantita in pensione, come ad esempio leggere che i Ventun membri del gruppo Anarchici Contro il Muro sono stati arrestati: «Venerdì mattina dopo aver bloccato l’ingresso della base delle Forze Aeree Israeliane di Sde Dov, nella parte nord di Tel Aviv. I manifestanti, che indossavano maschere bianche macchiate di sangue finto, si sono sdraiati sulla strada fingendo di essere morti. Hanno detto di essere stati arrestati dopo essersi spostati dalla strada, mentre stavano già sul marciapiede. Ayala, uno dei manifestanti, ha detto che la protesta avrebbe dovuto servire a “mostrare ai piloti delle Forze Aeree Israeliane il risultato delle loro azioni a Gaza. Dall’alto del cielo, un pilota che schiaccia un bottone può ignorare, dimenticare, o non essere neppure in grado di capire che in quel preciso momento ha ucciso persone innocenti. Siamo venuti qui a ricordarglielo”».
Non posso neanche tacere delle assai poco voci ascoltate, come quella di Renzo Coletti, conosciuto in rete e non vedente, che scrive stamattina: «Come ho detto mille volte, non c’è tempo e i messaggi sono proporzionali al tempo che resta a nostra disposizione. Chi ci sta bene, chi non ci sta può smettere. Nessuno è escluso dal dibattito, nessuno è mai stato bloccato nel suo dire, nessuno può esimersi dalla responsabilità di aver avvallato un sistema corrotto e assassino. Chi ha votato per tutta la vita personaggi da galera e perfidi sino alla nausea, non può oggi piagnucolare per una strigliatina ed un po’ di critica. Dove erano sino ad oggi? Cosa facevano? Perché a distanza di un secolo in cui si lottava per 8 ore per lavorare, 8 ore per riposare, 8 ore per evolversi, oggi con una tecnologia che consentirebbe di lavorare non più di 4 ore e forse meno, invece lavora più di 12 ore al giorno e senza nessuna garanzia? Io sono stato minacciato di morte, perseguitato, ridotto ad uno straccio, per non parlare delle persecuzioni in ambito lavorativo, politico, sindacale e associativo… Eppure abbiamo, io di fatto no, sopportato tutto, tollerato sino alla tortura fisica e psichica, dialogato senza nessun parametro di riferimento, continuiamo a voler dialogare con chi ci sta portando alla catastrofe e alla possibile fine dell’umanità stessa. Urlerò, sbraiterò, insulterò, bestemmierò, se potrò ucciderò perché loro lo faranno contro di me e sono già stato attaccato e quindi risuscitato. Se non capiremo questo avremo perso in partenza. Non mi interessano le masse pecorone, non mi interessano le dame di carità, non mi piacciono gli intellettuali ipocriti e fasulli, non mi piace chi ostenta un pacifismo che celebra se stesso, non mi piacciono i debosciati e gli imbevuti di vittimismo ipocrita, non mi piace chiunque non capisca dove vive, cosa sta facendo, dove sta andando e perché».
Potrebbero seguire a iosa e irritando molti, le lettere di noti e niente affatto, da ogni angolo di questa terra: ho provato a scrivere di una piccola parte che lotta e resiste e grida, non rimane in commosso silenzio.
Internet è fatta anche da noi, come tutta la comunicazione, scritta agita parlata. Usiamoci e restiamo umani e sia: “Guerriglia alla prigionia dell’Informazione”, abbandoniamo la Grande Abbuffata della Menzogna, magari, anche, cantando Fabrizio De Andrè e la Libertà.
Doriana Goracci