Nasce nel 1842 a Vicenza, dove studia al liceo (avendo come insegnante il poeta Giacomo Zanella); iscritto alla facoltà di Legge dell’università di Padova, si laurea con una tesi sul Giudizio d'appello. Dopo i poemetti in versi Miranda e Valsolda, pubblica il primo romanzo Malombra (1881), a cui seguono Daniele Cartis e Il mistero del Poeta. Nel 1891 tiene a Venezia il discorso Per un recente raffronto delle teorie di Sant'Agostino e di Darwin circa la creazione. A metà novembre del 1895 pubblica il suo romanzo più celebre Piccolo mondo antico e nel 1901 Piccolo mondo moderno. L'altro romanzo Il Santo (1905) di idee moderniste viene condannato nel 1906 dalla Congregazione dell'Indice; Fogazzaro dichiara la propria obbedienza di cattolico a tale decreto. Muore a Vicenza nel marzo 1911.
QUADRO SINTETICO
I. Le idee e la poetica
- Antiverismo
- Modernismo
- Interesse per l’anima profonda
II. Motivi antiveristi e decadenti in “Malombra”
- Mistero e subcosciente
- Psicologia morbosa ed estetismo della protagonista
III. Il dramma coniugale di “Piccolo mondo antico”
- Lo spirito di carità di Franco e il razionalismo di Luisa
- I due coniugi di fronte alla tragica morte della figlia Ombretta
- L'ambiente e il paesaggio della Valsolda
I. LE IDEE E LA POETICA
La polemica antiverista e gli orientamenti preferenziali rivolti verso l'anima profonda, l’amore e la bellezza, il dramma del credente combattuto tra fede e scienza, gli interessi per la politica dei cattolici e la professione di Modernismo ai fini del rinnovamento della Chiesa costituiscono la posizione originale di Fogazzaro nel quadro del Decadentismo italiano (il Modernismo è un movimento di idee e tendenze riformatrici da parte di un gruppo di intellettuali cattolici, ecclesiastici e laici, sinceramente religiosi, i quali in Francia e in Italia, auspicano e sostengono tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento una più sollecita adeguazione del Cristianesimo alle conquiste della scienza e della filosofia moderna).
Negli appunti che precedono la composizione di Malombra, pubblicato ai primi di maggio del 1881, lo stesso anno de I Malavoglia verghiani, Fogazzaro scriveva:
«Tutti gridano: il vero! e diguazzano come in un pantano in questo vero e vogliono che si veda e si tocchi e si odori,.. Ma anche l’anima mia profonda è vero, anche il lume che non so d’onde la illumina è vero, anche l'amore che non ho trovato in terra anch'esso è vero; anche la bellezza... che nel cuore mi turba e mi uccide, anch’essa è vero».
II. MOTIVI ANTIVERISTI E DECADENTI IN «MALOMBRA»
Contro il pantano del vero, contro il verbo positivista e naturalista, giocano in Malombra i nuovi temi decadenti del mistero, del subcosciente e dell’estetismo. Rispetto a I Malavoglia, al loro «fatto nudo e schietto», al loro dramma di primitivi, di pescatori isolani di Aci-Trezza registrato da Verga nei termini di uno scabro, elementare «disegno» compositivo, Malombra svolge una storia diversamente complessa, un intrico denso di passioni e di ossessivi, folli miraggi che ruotano intorno alla proiagonista.
Marina di Malombra e una giovane donna, strana, di eccentrica spiritualità e di sensi inquieti, «voluttuosa mescolanza femminile di bellezza, di stranezza, di talento e di orgoglio». In un tetro Palazzo sul lago, la giovane contessa Marina, di educazione raffinatissima e spregiudicata (tra le sue letture predilette figurano le Fleurs du mal di Baudelaire), crede di essercela reincarnazione di Cecilia, un’antenata reclusa dal marito per espiare una colpa d'amore e morta sessant’anni prima.
In Malombra, a somiglianzà del Piacere di D'Annunzio, estetismo e culto del bello, toilettes e désabillés fanno di Marina una fogazzariana sacerdotessa della «religione dell'eleganza».
III. «PICCOLO MONDO ANTICO»:
DRAMMA CONIUGALE ESTETICO-AFFETTIVO
Dopo l'esordio di Malombra e il successivo Il mistero del Poeta, due opere singolari in chiave decadente, Fogazzaro tende verso un equilibrio di convinzioni più lineari e risolte. Dalla iniziale simpatia per le psicologie complesse, per gli stati d'animo esagitati e morbosi. Fogazzaro giunge al «piano morale» di Piccolo mondo antico, al conflitto di caratteri, al dramma coniugale (e non adulterio come era di moda allora nel romanzo mondano e nella commedia) maturato tra le modeste mura di una casa.
Attente e sfumate penetrazioni psicologiche investono i protagonisti Franco Maironi e Luisa Rigey, due giovani sposi che raggiungono il loro accordo, la loro difficile intesa umana e spirituale attraverso lo svolgersi quotidiano della stessa vita coniugale. Generoso ma scarsamente pratico lo spirito di carità di Franco, temperamento religioso e credente; mentre Luisa, laica e razionalista, è animata da una diversa, severa fiducia nella giustizia umana (ma una giustizia priva di carità, come rivelano i suoi rapporti con la nonna di Franco, la austricante marchesa Maironi, nella faccenda del testamento nascosto). Questo racconto di due comportamenti, un uomo e una donna, uniti e al tempo stesso divisi nella volontà gioiosa e trepida del vivere, due personaggi che soffrono l'amarezza di gesti e pensieri diversi di fronte a dolorose verità (la tragica morte della piccola figlia Ombretta), avviene dentro i limiti delle pareti e delle cure domestiche.
Fanno da sfondo alla vicenda i luoghi e i paesaggi della Valsolda, sul versante lombardo del lago di Lugano, e l'epoca storica 1851-1859, con la grave ombra del fallimento del Quarantotto.
Renato Bertacchini