Curioso il monito del ministro della cultura Bondi, che dice basta ai TG «pieni di violenza, alle troppe notizie catastrofiche, i racconti di sangue proposti senza alcuna cautela né considerazione per chi li guarda».
Qualche settimana fa venne resa nota un'inchiesta condotta da Demos, che ha “pesato” le notizie relative alla criminalità trasmesse tra il 2005 e il primo semestre del 2008 dai sei telegiornali nazionali. Il picco che accomuna tutte le reti è in corrispondenza del secondo semestre 2007: quando, annota l'indagine, il numero dei reati era comunque già in calo…
Accade quello che il professor Jonathan Simon analizza nel suo Il governo della paura: come la percezione della centralità del crimine nella vita sociale contribuisce a ridefinire i poteri del governo, il ruolo della famiglia e della scuola, la posizione dell'individuo nella società: «La guerra alla criminalità… permetteva di ridefinire i programmi politici nei termini di un'efficace prospettiva sicuritaria…».
In questi ultimi anni si è assistito a un vero e proprio uso politico della “paura”. Si è puntato sulla paura e il timore del “diverso” identificato con il criminale e il perverso. Per mesi siamo stati “bombardati” da una quantità di “emergenze”: Rom, albanesi, romeni, extracomunitari… mettendo in secondo piano le emergenze costituite dalle mafie organizzate.
I notiziari TV sono stati infarciti da storie turpi, efferati delitti in omaggio non tanto a una logica di audience (peraltro tutta da verificare), quanto alla volontà di diffondere una “percezione”. Su circa cinquemila notiziari di un anno, il tempo dedicato alla cronaca nera dal 10% del 2003, nel giro di tre anni è più che raddoppiato. Ora chi ha giocato questa carta dice basta alla televisione ansiogena: prima, a novembre, Berlusconi; ora Bondi: è arrivato il tempo delle “buone notizie”. La “percezione” che si vuole dare è di segno opposto a quella che fino a poco tempo fa si alimentava.
Questi i fatti. È un caso (ma il caso non fa mai le cose a caso), che contemporaneamente si sia lasciato morire il Centro d'Ascolto Radicale, unica struttura in grado di documentare in modo quanto l'uso politico della paura e dell'ordine pubblico.
Valter Vecellio, caporedattore Tg2
(da Articolo 21.info, 30/12/2008)