Il titolo ‘Vittorio Veneto e coriandoli’ non esce dunque da una moda pubblicitaria, ma riassume bene l’identità di questa cittadina, che alle bombe e alla festa lega tutta se stessa.
fabbricacoriandoli@libero.it vi può rispondere dalla tana dell’inventore dei coriandoli, Fenderl, che morì a Vittorio Veneto come potete leggere subito www.parcofenderl.it
Le bombe della I guerra mondiale, finita proprio 90 anni prima di questo 2008 che si chiude, la resero famosa in tutta Italia grazie al Fascio che amò propagandare l’editto che il generale vincitore Diaz levò a Vittorio:
«I resti di quelli che fu uno dei più grandi eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza».
Vittorio, che prese la qualifica di Veneto nel 1922 per far sapere agli altri Italiani dove mai fosse accaduta questa cosa così festosa: -la cosa è successa nel Veneto-, non in Piemonte dove viveva il re Vittorio Emanuele II, che venne chiamato nel 1866 a battezzare la città che nasceva in seguito alla cacciata degli Austriaci dal Veneto nella III guerra d’Indipendenza.
Il viale della Conciliazione, al centro della città che univa la parte nord, Serravalle, alla parte sud, Ceneda, diventò viale della Vittoria negli anni ’30 appunto per celebrare con Mussolini l’evento vittorioso; e furono coriandoli di gioia.
Ma la Grande Guerra non fu l’ultima. Il Fascio razzista volle farne un’altra, senza i mezzi per vincerla, tanto bastava esser a fianco dei Vincitori un attimo prima che la Francia stremasse vinta. Ma non fu una guerra lampo e su il vicino Cansiglio, il bosco della Serenissima, ebbe così tanti vittoriesi alla macchia che l’Italia decorò una seconda volta la Città con la medaglia d’oro al valor militare.
È bene scagliar coriandoli perché finì due volte la guerra da queste parti; qui abbiamo imparato a celebrare tutte le armi come indispensabili per spegnere gli incendi di guerra.
Città dei coriandoli della pace?
Carlo Forin