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Marco Cipollini: "L’uomo e l’universo" di Ervin Laszlo
02 Gennaio 2009
 

Un confortante numero di amici e di lettori di Tellusfolio ha dimostrato un sincero interesse per la mia recensione-saggio di Risacralizzare il cosmo, di Ervin Laszlo, apparsa nello Scaffale di Tellus. Le teorie del prof. Laszlo, pur evocando scenari scientifici e filosofici impensabili un paio di generazioni or sono, hanno un solido fondamento, anche empirico, che sta prendendo campo nei mass-media; proprio la sera di Natale (2008) una nota trasmissione televisiva ha diffuso notizie sulle ricerche delle università di Princeton e di Padova riguardanti l’esistenza, accertata con esperimenti, di una mente collettiva e premonitiva, studi facilmente collegabili alle teorie di Laszlo sul “Campo Psi” (o “Campo A”). Un’esposizione di tali teorie, più approfondita che in Risacralizzare il cosmo, si trova in Olos, il mondo della nuova scienza, sempre di E.L., Edizioni Riza 2004, ove però mancano gli interventi di noti scienziati e filosofi che compongono la seconda parte del testo citato.

Il nome di Ervin Laszlo sarà ignoto ai più. Eppure è forse il massimo filosofo dei sistemi complessi, il quale ha lavorato per le più alte istituzioni politiche ed economiche internazionali. Egli è pure un teorico geniale che ha saputo creare una grande sintesi tra le varie discipline scientifiche e quelle umanistiche; i suoi studi più approfonditi, perlopiù non tradotti, sono noti e apprezzati dalle migliori menti nei vari campi dello scibile umano. Ma Laszlo non si accontenta dei suoi, pur notevolissimi, apporti teorici; egli vuole far maturare la coscienza comune, proprio in vista di una crisi generale che egli, da molti anni, prevede ormai prossima — mi pare che ormai l’abbiamo imboccata — e che non pochi studiosi prevedono “esplodere” nel 2012. Laszlo confida che l’uomo ha la possibilità di invertire la rotta del Titanic economico, sociale, politico, culturale in genere, a patto che si renda conto del disastro verso cui sta andando incontro; ma per fare questo deve rimodellare la propria visione del mondo. La mia opinione modestissima è che, come nel caso del transatlantico il quale vide l’iceberg ormai prossimo ma non riuscì tecnicamente a deviarlo, la nostra situazione vada diritta consapevolmente verso tale disastro, spinta dalla forza d’inerzia di una massa di sei miliardi di uomini, guidata da politici miopi, privi di coraggio e di lungimiranza. E se pure le Sirene prevarranno sempre sulle Cassandre, tuttavia è doveroso sperare e promuovere una buona causa.

È partendo dalle acquisizioni della fisica più avanzata, quella delle particelle, radicalmente rivoluzionata nel secolo scorso, che Laszlo ha unificato e integrato le varie scoperte effettuate nel campo della fisica, della biologia, della psicologia, in una prospettiva nuova e convincente, grazie alla sua teoria del “Campo Psi”: un oceano delle massime energie, virtuali, che sta a fondamento dell’intero universo, in cui sono interattive sia le galassie sia i nostri corpi e le nostre menti. Non si può, qui, nemmeno tentare di riassumere il concetto e la sua portata (per una delucidazione sommaria si rinvia alla mia recensione sopra menzionata). Basti dire che esso comporta una svolta generale della cultura, quale avvenne al tempo di Keplero. Più ancora di Olos, una saggio piuttosto complesso, qui interessa presentare un esile ma intenso libro di appena 84 pagine (Ervin Laszlo, L’uomo e l’universo, Di Renzo Editore, € 8,26) proprio perché l’autore vi condensa, con tutta la chiarezza possibile, la propria vita e la propria visione delle cose, nella prospettiva di invogliare la gente (parola che usa ripetutamente, sempre con benevolenza) a prendere coscienza della situazione storica, ma anche cosmica, e il termine non sembri enfatico, in cui è proiettata. Sottolineo che è un libro scritto per tutti e che tutti dovrebbero leggere, specie i giovani e gli insegnanti di qualsiasi materia, ai quali si raccomanda vivamente. Sarebbe un ottimo testo di studio interdisciplinare.

Laszlo è fondatore del Club di Budapest, di cui sono soci personaggi quali il Dalai Lama, club che ha diramazioni internazionali e regionali: anche in Toscana. E in Toscana egli vive da molti anni, a Montescudaio. Egli, ungherese, conclude dimostrando amore e apprezzamento per «il tipo di elasticità e di creatività inerenti alla cultura italiana [di cui] il mondo ha molto bisogno, pur se, idealmente, questi elementi dovrebbero combinarsi con più rigore e consequenzialità per essere più efficaci. Comunque, se dovesi scegliere tra l’ordine che si trova in Germania o in Svizzera e l’Italia, sceglierei sicuramente quest’ultima, dove infatti ho stabilito di vivere» (pp. 80-1). Un apprezzamento che esclude – era da dubitarne? – le istituzioni pubbliche, il cui conservatorismo «non sembra legare in alcun modo con la cultura popolare, che invece è molto aperta a nuove idee». Speriamo che ciò sia dimostrato dall’accoglienza di questo aureo libretto, del quale si cita un brevissimo estratto (pp. 66-68) soprattutto come esempio di scrittura, essendo l’argomentazione generale quanto mai vasta e organica. In particolare, si appunta l’attenzione sul concetto di entropia cosmica, che sarebbe del tutto superato per «l’interazione tra l’energia del vuoto quantico e le particelle che formano l’universo».

 

«[…] Quella che ho assunto è una teoria di campo che cerca di spiegare queste cosiddette coincidenze o sincronicità in termini d’informazione che connette le diverse parti del sistema. C’è un assunto basilare per il quale l’informazione viene comunicata quasi istantaneamente in ogni parte del mondo e a una velocità che in alcuni casi si dimostra maggiore di quella della luce, problema questo che già si sta cercando di risolvere nella fisica dei quanti.

Ho usato un’intuizione fondamentale di David Bohm, il quale sostiene che il cosiddetto campo del vuoto è un trasmettitore di informazioni, e ho mostrato come, presupponendo che il vuoto quantico realmente trasporti e conservi informazioni, noi possiamo effettivamente spiegare molti fenomeni che altrimenti sembrerebbero puramente casuali o semplici coincidenze; ma una coincidenza di tale ordine e grandezza è così sorprendente che è difficile da comprendere.

La mia opinione è che, se si ammette l’esistenza di un campo del vuoto che conserva e comunica le informazioni, allora la sintonizzazione fine dell’iniziale Big Bang diventa comprensibile, visto che potrebbe essere il risultato di una precedente informazione riportata nel campo del vuoto. In altre parole, è possibile pensare che il Big Bang, generatore del nostro universo, non sia il solo, ma che ci siano stati precedenti universi che hanno lasciato le loro tracce o le informazioni per gli universi futuri, come le informazioni su Internet che rimangono finché non vengono cancellate. Quindi diversi universi potrebbero aver lasciato la loro impronta nel campo sottostante, il che significa che ogni universo può costruirsi sulla base dell’informazione creata e lasciata dall’universo precedente.

Questo significherebbe che esiste una curva di apprendimento tra gli universi, cioè ogni universo diventa più sofisticato, si sviluppa a un livello più alto e più veloce, perché si trova in condizioni più favorevoli rispetto al precedente. Perciò il nostro attuale universo non è così improbabile come potrebbe sembrare a prima vista, in quanto è il risultato dell’evoluzione stessa. Pensare in termini di sistemi di evoluzione fornisce delle risposte ad alcuni dilemmi, risposte non date direttamente da una prova empirica: questa è già lì, ma deve essere spiegata e interpretata.

L’evoluzione ha luogo nel cosmo da un‘universo’ a un altro: il nostro non è l’unico esistente, ma fa parte di un cosmo continuo che si evolve. Se si ipotizza che in questo universo, prima che degeneri completamente e che la materia scompaia, possano capitare altre instabilità, altre esplosioni e Big Bang che lo aiutino a rinnovarsi, è probabile che esistano serie costanti di universi. Fred Hoyle parla di una serie di grandi esplosioni e di mini-esplosioni che avvengono continuamente. Quindi l’universo non ha semplicemente inizio dall’ultimo Big Bang per muoversi verso l’ultimo orizzonte temporale, ma è in continuo rinnovamento: idea questa che dà una prospettiva completamente diversa sulla natura del cosmo.

[…] Non si tratta dunque di una struttura meccanica, che, una volta costruita, comincia a sfasciarsi, ma è un incredibile campo energetico e dinamico a creare il fenomeno che osserviamo e di cui noi stessi facciamo parte».

 

Nella prospettiva storica dell’uomo, entro un tempo che forse ci sarà dato di vivere, il risultato più straordinario di queste nuove conoscenze e teorie consiste nella ricostituzione, dopo la frattura cartesiana, di una visione unitaria della cultura. A livello globale.

 

 

www.webalice.it/marcocipollini


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