Nell'annuncio del nuovo TELLUS 30, “Narrazioni per 4 stagioni”, con copertina al seguito, oggi 27 dicembre 2008, informo che esso ospiterà prove letterarie dei lettori di Tellusfolio. Il racconto “automitobiografico” di Michele Blanco ne può essere un esempio. Cioè che passi da TELLUSfolio a TELLUS 30. Perché racconta “L'inverno” del Web. Con chiari riferimenti all'epoca telematica. La caratteristica di TELLUSfolio è quella di una sana prassi innovativa e comunitaria sulla Rete. Questo ne è un esempio palpabile e leggibile. Non conoscevo Michele Blanco un mese fa. Ora so il suo nome e cognome e leggo le sue prove. Per me basta. Avrei potuto pubblicare, come fanno tutti i blog e siti letterari, il solito poeta più o meno conosciuto, il solito scrittore che si promuove a destra a manca, con recensione al seguito del critico che si promuove a destra e a manca... e invece spazio a Blanco. Gli scrittori e poeti di mestiere, che pure pubblico, e molti li stimo, devono vedersela (nel senso che stanno a fianco) su TF con gli autori come Michelangelo Blanco, (che magari saranno un episodio, non ci sono vincoli, e ognuno può emigrare da TF verso altri lidi-siti in ogni momento) come Alice Pagès o Carlotta Zanobini o Bruna Spagnuolo. Così vanno le cose nel mondo di TF, a fine anno e ancor più ad anno nuovo.
Questa è la linea editoriale per uscire dalla paccottiglia raffazzonata e da elitarismi patetici.
Claudio Di Scalzo discalzo@alice.it
Racconto automitobiografico
dal pugnale di selce ad Obama-City
Ho un problema nella mia posta elettronica che non mi consente di ricevere né di inviare. Tento di trasmettere questo racconto che non vuol essere un punto di partenza e di arrivo della storia dell'umanità, ma una goccia d'acqua di un oceano di esperienze che l'uomo è chiamato a fagocitare per la sua stessa ineluttabile evoluzione.
Dalla selce al silicio
Ricordo da bambino quando i miei genitori uscivano a caccia prima dell’alba per gli appostamenti e tornavano la sera stanchi spesso a mani vuote e qualche volta anche feriti. Con i mie fratelli e la nonna venivamo chiusi dentro e grandi e pesanti lastre ci proteggevano. Una flebile luce entrava dall’alto illuminando quel tanto che ci permetteva di distinguere le nostre figure. Passavamo il tempo ascoltando i racconti della nonna e giocando con i sassolini e le conchiglie in silenzio per paura che da fuori ci potessero sentire. Al loro arrivo c’era sempre festa e un’atmosfera di serenità e di sicurezza che durava fino alla vigilia della nuova partenza.
Il Grande desiderio di mio padre, che pagò caro, era poter uscire senza andare incontro a pericoli, di comunicare con gli altri e vivere insieme uniti in grande armonia. Il più idoneo, diceva, sarebbe stato scelto dalla comunità per un lustro e avrebbe provveduto con la forza che gli veniva dalla sua autorità a proteggerci tutti. E per questa sua follia fu fatto a pezzi e mangiato da tutti i maschi del villaggio.
Ora, dopo tante vittime, sono il capo del villaggio. Un vecchio di dodici lustri che rischia la vita a propagandare l’unione di tutti i villaggi non per scegliere il capo dei capi, ma il capo di tutte le tribù. Sono stanco oggi ma sereno. Mi affaccio dalla finestra e guardo giù. Puntini che si muovono lentamente in tutte la direzioni e migliaia di veicoli fermi a guisa di paiette luccicanti di un tessuto a piedipull dell’immenso posteggio dell'OBAMACITY, sede del Governo Globale del Mondo. Fra poco meno di dieci minuti mi lancerò nel vuoto dal settecento quarantacinquesimo piano. Ho regolato il telecomando a dodici secondi. Ho un po’ di fretta perché debbo fare una capatina da mio figlio a Milano prima di essere a casa a Siracusa puntuale come sempre per cena. L’auto personalizzata si avvia verso l’aerostazione e dopo pochi secondi supera la velocità di crociera programmata per cinquecentoventi chilometri orari. Un quarto d’ora dopo decollo dall’aeroporto di Auronville. Come sempre la velocità è quasi al massimo e ho appena trentaquattro minuti esatti par riposarmi.
Faccio un bilancio della mia vita. Entrato per concorso trentaquattro anni fa (23.200 concorrenti per 25000 posti) dopo appena sette mesi ero già al cinquantaduesimo piano. La laurea dottore in utroque mi ha consentito una carriera più rapida. Dai servizi socio-sanitari dei primi cinquantadue piani sono arrivato oggi quasi alla metà della “piramide” il cui vertice è al livello millecinquecentoquarantasei a 5.200 metri. Sono arrivato l’anno scorso al piano milletrecentotrenta a ritirare personalmente dalle mani di uno dei venticinque Vice Presidenti del Mondo la promozione che mi ha portato a dirigere i dodici piani del settore “servizi estremi del mondo”. Tra gli interventi di oggi due in particolare mi hanno coinvolto emotivamente nelle decisioni. Una donna in coma da parecchi anni, mi ricorda un caso analogo tanto tempo fa sempre in Italia, è deceduta improvvisamente e io ne ho disposto l’autopsia. Per un terremoto del 9.7 gradi della scala Richter annunziato per le prime ore del giorno sulla faglia di sant’Andrea e puntualmente avvenuto, non ho previsto alcun intervento estremo per la fiducia negli avanzatissimi sistemi di sicurezza raggiunti. Qualche ricovero per piccole contusioni, molto spavento dei 34 milioni di residenti e tanta mia immotivata emozione.
Fra sette mesi finalmente salirò in cima al più alto grattacielo della terra e sarò ricevuto da LUI personalmente, in forma ufficiosa nel suo giardino pensile. Niente encomi, pergamene, discorsi. Solo una stretta di mano e una busta con le mie spettanze. Il prossimo anno si eleggerà il nuovo Presidente. Qualcuno vuole candidarmi tra i settanta Consiglieri della terra. Niente guerre, né pestilenze. Niente ricchi e né poveri. Niente gravi malattie, né fame. Niente incidenti, né feriti. Il cancro un lontano ricordo. Niente omicidi, né ladri. Le carceri sono vuote. L’universo non ha più segreti per l’uomo ed il microcosmo ci riserva continue scoperte. L’ultima: l’essenza vitale. Per non parlare della tecnologia. Non ci sono più cellulari, né monitor, né palmari né televisioni, né internet. Tutto in piccole compresse che hanno sostituito la vecchia farmacologia per dar vita a sostanze che interagendo con le nostre sinapsi ci permettono di comunicare a distanza, di vedere in uno schermo virtuale proiettati attraverso i nostri occhi immagini e suoni che la nostra mente richiama da qualunque punto della terra. Un piccolissimo dato in controtendenza: aumenta la depressione. Ed io Michelangelo mi trovo ora a cavallo tra l’uomo delle caverne e l’uomo del futuro. Il primo l’archetipo delle mie paure, il secondo il miraggio di un limbo opaco e senza gloria. E so che mi illudo di scegliere, mentre vado incontro a mille esperienze. Ma so anche che la verità… è sempre oltre.
(occhio al 7)
Grazie per l'attenzione!
Michele Blanco