Armando Pugliese ha in scena fino al 6 gennaio al Teatro Sala Umberto di Roma Miseria e nobiltà, celeberrimo testo di Edoardo Scarpetta, per l’interpretazione di Francesco Paoloantoni e Nando Paone. Miseria e Nobiltà è anche, però, nella memoria collettiva un divertentissimo film degli anni cinquanta, capolavoro del grande Totò, e riproporre oggi il testo significa doversi confrontare con un film indimenticabile che ha oscurato il testo di Scarpetta, con il risultato che il pubblico pensa di ritrovare le battute proprie del film e che, invece, non sono della commedia.
Pugliese sceglie di lavorare sul testo teatrale, attualizzandone la comicità, senza negare qualche strizzatina d’occhio al film di Totò. Il risultato è uno spettacolo che scorre con leggerezza nonostante la lunga durata, molto più compatto nel primo che nel secondo atto, anche a causa della necessità di accorpare e ridurre a uno solo il secondo e terzo atto dell’originale.
Lo spettacolo ha un ritmo sostenuto, in alcuni casi forse troppo, merito di un cast guidato da un Francesco Paolantoni che, pur ammiccando, a volte, al cabaret, riesce a costruire un Felice Sciosciammocca simpatico e credibile, sostenuto e affiancato dalla bravura di Nando Paone.
Miseria e Nobiltà mette in scena personaggi che vivono in una società ormai inesistente, ma la commedia continua a funzionare perché sfrutta abilmente i meccanismi essenziali del teatro: gli equivoci, la finzione, l’iperbole. La fame dei protagonisti è talmente esagerata, talmente ossessiva, da perdere qualunque elemento di realismo per diventare un simbolo di qualcos’altro, quasi di una condizione esistenziale.
È da qui che viene fuori l’idea più bella dello spettacolo: la trasformazione della famosa scena alla fine del primo atto, la scena simbolo della commedia e del film, quella dei maccheroni mangiati con le mani, in una sorta di rito sacro officiato dal cuoco-sacerdote con tanto di campana per i fedeli e segno della croce. E alla fine della cerimonia, quando sul tavolo troneggia un’enorme pentola di spaghetti fumanti, quegli stessi spaghetti tanto desiderati, immaginati, sognati, e i poveracci si lanciano per afferrarli, il loro desiderio è talmente forte che finiscono per rovesciare a terra la pentola, spargendo i maccheroni sul pavimento sudicio, cosa che non impedirà loro di mangiarli.
Con un primo atto degno della firma di Molière Miseria e Nobiltà è tra i capolavori di Eduardo Scarpetta e addirittura Benedetto Croce dedicò un saggio all’opera. Riproporre questo testo della comicità ottocentesca significa oggi scontrarsi con la irriproducibilità del background presupposto alla creazione dell'autore, il cui tempo è naturalmente irripetibile nell'attualità.
Ciò implica, più che mai soprattutto nel comico, la necessità perenne di riadattare un testo per renderlo fruibile al gusto del pubblico del tempo in cui la rappresentazione viene svolta. La renovatio risponde, inoltre, al fatto che il regista, riformulando il materiale di altro autore, diventa autore a sua volta e quindi modifica la stessa materia artistica per derivarne nuove forme del tutto autonome rispetto all'originaria ed il compito è stato affidato a Pugliese, perché regista tra i più adatti alla riduzione in forma attuale di un testo della tradizione napoletana.
La vicenda è notissima e narra la storia di Felice Sciosciammocca, un povero popolano di Napoli, che condivide la sua casa con la famiglia dell'amico Pasquale, anch'essi poveri, ma all’improvviso si ritrovano tutti ad interpretare degli improbabili nobili alquanto buffi... una meravigliosa commedia ricca di gag e tanta comicità!
Teatro: Sala Umberto
Città: Roma
Titolo: Miseria e Nobiltà
Autore: Edoardo Scarpetta
Regia: Armando Pugliese
Interpreti: Francesco Paolantoni, Nando Paone, Antonella Cioli, Giuseppe De Rosa, Antonio Ferrante, Ernesto Lama, Patrizia Spinosi, Imma Villa e Elisabetta D'Acunzio, Carlo Di Maio, Ivana Maione, Lello Radice, Francesco Barra, Paola Beccanfuso, Antonio Fiorillo
Scene: Bruno Garofalo
Costumi: Raimonda Gaetani
Musiche: Paolo Coletta
Periodo: fino al 6 gennaio
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 23/12/2008)