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Il serto d’Avvento di Matthias Claudius
22 Dicembre 2008
 

Nei paesi di lingua tedesca ieri si è accesa la quarta e ultima candela del Serto d’Avvento (Adventskranz). Oggi di questo tipo di corona, uno degli highlight dei “mercatini di Natale” attualmente di gran moda, si trova in commercio ogni genere di variante più o meno kitsch. Il serto, infatti, svuotato di senso come tutto quello che ruota attorno al Natale, diventato ormai soltanto un momento di scintillio spendereccio caricato di falsi buonismi, si è trasformato in un semplice oggetto ornamentale, privato della sua valenza simbolica. Originariamente, tuttavia, a questa corona, formata con un intreccio di piccole frasche d’abete, veniva attribuito un profondo senso religioso. Le quattro candele disposte a distanza regolare sul cerchio – da sempre simbolo di perfezione e in questo caso forse anche immagine del mondo – segnavano il crescendo dell’attesa del Natale di una comunità devota. Le quattro candele, infatti, corrispondono alle quattro settimane che precedono la natività di Cristo, portatore, per i credenti, di una luce sempre maggiore. Per questo le candele vengono accese in successione, e per tradizione in senso antiorario, una in ogni domenica di dicembre precedente la Festa.

Quanto sia antica questa tradizione lo dimostra una poesia di uno dei poeti tedeschi dell’era di Goethe: Matthias Claudius. Nato a Reinfeld, nello Holstein, nel 1740, Claudius trascorse gran parte della propria vita ad Amburgo, felicemente unito in matrimonio con Rebekka Behn, da cui ebbe ben 12 figli. Giace accanto alla sua Rebekka nel cimitero di Wandsbeck ad Amburgo, dove si spense nel 1815. Non altrettanto prolifica quanto il matrimonio è la produzione letteraria di questo credentissimo protestante, fatta di articoli di varia umanità, di recensioni teatrali, di “bazzecole” (brevi brani di prosa apparentemente privi di senso, ma attraversati da una mordace ironia nei confronti della stupidità effimera delle umane ambizioni), e di composizioni liriche di estrema musicalità, spesso superficialmente sottovalutate per il loro carattere popolareggiante, che in realtà sono parti di un poeta coltissimo, dotato di uno straordinario talento dialettico, capace di tener testa, con la sua incondizionata fiducia in Dio, a tutti i riduttivi razionalismi del secolo dei lumi.

L’ottimismo del credente conclude anche i versi, solo in apparenza naif, che Claudius ha dedicato al serto d’Avvento, di cui propongo qui una mia traduzione:



Sempre una lucina in più


Sempre una lucina in più
nel serto che abbiam intrecciato,
perché brilli per noi sempre più
quando le tenebre avran tutto oscurato.

Due e poi tre e quattro lumi alla fine!
Il serto è ora tutto un lucore,
e così pure noi brilliamo,
e brilla la casa dove abitiamo.

E pure il mondo si mette a brillare
avviandosi il Natale a festeggiare.
E colui che fra le mani lo regge,
sa come elargir benedizioni!

 

Gabriella Rovagnati


 
 
 
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