L'atto intimidatorio del ministro Sacconi sul caso Englaro è la conseguenza di una deriva totalitaria dello Stato partita da luglio: la separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, regola base di una repubblica liberale, aveva subito il primo colpo a luglio con la mozione per aprire un conflitto di attribuzioni di poteri tra una sentenza della Cassazione e il Parlamento. Quest'ultimo non gradiva una sentenza e, invece di cambiare le leggi che l'avevano originata, censurava la magistratura giudicante. Sappiamo come è finita davanti alla Corte Costituzionale. Non c'erano gli estremi per intervenire.
Di questi giorni la nota del ministro Sacconi che, non gradendo la sentenza passata in giudicato e quindi esecutiva, minacciava le strutture sanitarie che l'avessero applicata. Interferendo e anticipando così anche su qualsiasi legge in tema di testamento biologico, su uno dei punti più delicati e più dibattuti come quello dell'alimentazione e dell'idratazione.
A luglio il potere legislativo, oggi quello esecutivo, si sostituiscono al potere giudiziario, creando una pericolosa commistione, esattamente come avviene negli Stati totalitari e, vista la materia, più precisamente negli Stati etici.
Qualcosa di altrettanto grave sta avvenendo con il lasciapassare per la commercializzazione della pillola abortiva RU486 che deve essere fornito da un organismo tecnico (Aifa) e viene invece condizionato al potere politico in violazione delle norme Ue e della stessa legge che disciplina l'interruzione di gravidanza.
Purtroppo se a questo si aggiunge che anche il potere legislativo, il Parlamento, sta diventando un luogo di mera ratifica di decisioni del potere esecutivo, il quadro è ulteriormente preoccupante. E quando riesce a prendere una decisione il Governo la svuota, proroga la sua entrata in vigore, nei fatti la annulla. Due esempi: il cordone ombelicale e la class action. Nel primo caso il Parlamento, nel febbraio 2007 autorizza la raccolta autologa solidale anche in biobanche private, a partire da un decreto ministeriale previsto per il giugno; arrivati a scadenza il Governo con un emendamento in un decreto rimanda a febbraio 2009 l'entrata in vigore. La class action, approvata nella Finanziaria 2008 doveva entrare in vigore a giugno 2008 e di nuovo il Governo con due articoli in due decreti prima rinvia a gennaio e poi a giugno 2009.
Il Parlamento, dall'insediamento della legislatura ha tradotto in legge solo decreti governativi, ad eccezione di una legge di iniziativa pur sempre governativa, il cosiddetto Lodo Alfano. La tempistica e la rapidità del suo esame e approvazione, in realtà, hanno superato perfino quella dei 60 giorni di cui necessita la conversione in legge di un decreto, impiegando soli 20 giorni!
Donatella Poretti