«Non credo che questo sia il momento per dividere, questo è il momento in cui ci si deve unire». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde così a chi gli chiede spiegazioni del rinvio di sei mesi deciso ieri in Consiglio dei ministri con il Dl milleproroghe all'avvio della class action.
Siccome è scontato che alla fine di giugno 2009, quando dovrebbe essere approvato il nuovo testo che la commissione Giustizia dice che elaborerà entro quella scadenza, sarà un altro momento in cui «ci si deve unire», crediamo che possiamo scordarci la class action.
O forse c'è qualcuno che crede che fra sei mesi la crisi mondiale economica e i risvolti sull'economia del nostro Paese saranno stati messi a freno grazie ai provvedimenti della Finanziaria e dei vari “milleproroghe”? E di conseguenza, l'azione collettiva giudiziaria che, secondo il capo del nostro Governo non serve a dare giustizia ma a dividere, sarà opportuna? Quando mai potrà essere opportuna qualcosa che a detta del presidente Berlusconi divide il Paese anche se riguarda tutti gli italiani (chi non è consumatore o utente?), a meno che non si tratti di provvedimenti cosiddetti ad personam, per cui la maggioranza è disposta ad adottarli foss'anche con un solo voto di scarto rispetto alla minoranza?
Prendiamo atto e ringraziamo il presidente del Consiglio dei ministri per essere stato così esplicito, diretto e senza fraintendimenti.
Noi crediamo che l'economia di mercato per essere tale necessiti dei diversi attori (produttori e consumatori, fornitori di servizi e utenti) che si confrontano fra di loro anche duramente, con diritti e doveri espliciti e certi, con luoghi e opportunità per farsi valere, perché così si rafforzano mercato, democrazia e giustizia. Per il nostro capo del Governo ci sono altre priorità e, probabilmente, un diverso modo con cui il mercato si rapporta coi propri protagonisti: il contrario, per esempio, di come avviene in Usa e Gran Bretagna dove la class action esiste da decenni e le economie di questi Paesi sono il motore del capitalismo di mercato.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc