Sulla class action il sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati (foto), aveva annunciato nei giorni scorsi che il Governo avrebbe presentato al Senato un emendamento al decreto collegato alla Finanziaria, anche se la commissione Giustizia ha avviato dal 2 ottobre scorso l'esame delle proposte di legge in merito. Ma secondo il presidente della commissione Giustizia alla Camera, Giulia Bongiorno, questo emendamento «non risulta». La Commissione sta per avviare l'esame di una proposta di testo unificato del relatore, Antonino Lo Presti (Pdl), ma lo stesso relatore ha fatto sapere che verrà presentata una risoluzione che impegnerà il Governo ad adottare «tutte le iniziative di propria competenza, tra cui anche lo strumento della decretazione d'urgenza, per prorogare il termine del primo gennaio 2009» (termine che era già una proroga del 1° luglio 2008 stabilito dalla Finanziaria 2008) «presentando eventualmente alla Camera un disegno di legge da abbinare alle proposte di legge già in esame», oppure «un emendamento al testo base».
Dopo le informazioni dei giorni scorsi, che davano per esclusa la possibilità di usare lo strumento dell'azione giudiziaria collettiva per gli illeciti avvenuti prima del 1° luglio 2008 (una sanatoria di fatto per i più grandi scandali finanziari di questi ultimi anni: Cirio, Parmalat, Argentina, etc.), ecco oggi una ulteriore conferma che i nostri legislatori hanno il terrore della giustizia nel mercato: una giustizia, cioè, che cerchi di dare ragione o torto agli illeciti economici commessi in nome del libero mercato e della libera iniziativa dei suoi attori. Evidentemente lo strumento class action, che consentirebbe anche ai consumatori di essere attori al pari degli altri, si preferisce che sia rimandato in là il più possibile, sì da trovare tutti gli strumenti perché il suo uso sia il più snaturato e indolore possibile per i vari “banditi” di questo mercato, banche o gestori di telefonia che siano.
Ma il ministro Renato Brunetta ha anche chiesto che sia escluso l'uso della class action per i soggetti che operano in concessione (telefonia, autostrade, ecc.) perché li vuole regolare lui sotto forma di interventi per la pubblica amministrazione.
Ciliegina finale è che rimarrebbe sempre quel meccanismo per cui se vinci non ottieni nulla ma si apre un nuovo procedimento (individuale) per quantificare il danno.
La class action sarà solo una moda? ...Sembra proprio di sì.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Qui il disegno di legge preparato da noi in materia e depositato dalla sen. Donatella Poretti