Al Teatro “Italia” di Roma è in scena fino al 14 dicembre Giulio Cesare o della congiura per la regia di Maurizio Panici con Edoardo Siravo e Leandro Amato. Giulio Cesare è la prima vera tragedia problematica di William Shakespeare, anticipatrice della trilogia più famosa e conosciuta delle grandi tragedie (Amleto, 1601), (Otello, 1604), (Macbeth, 1606) dove l'autore ci presenta conflittualmente i turbamenti più profondi e i drammi non solo dell'animo umano, preda continua di emozioni e violente passioni, ma dell'universo stesso in cui tragicamente vive e opera.
L'invidia di Cassio, la problematicità di Bruto, o la stessa maestosità del ruolo di Cesare sono determinanti rispetto alla complessità della situazione storica e delle scelte conseguenti che la stessa impone. A partire da questa riflessione, questo Giulio Cesare va al cuore di ognuno dei protagonisti, eliminando così ogni contesto storicizzante, isolando le ragioni di ognuno e riconsegnando la storia di un gruppo di uomini travolti dalle invidie, vinti dalle certezze, contagiati dalla crudeltà e dal caos, intrisi di furore e di tensione insopportabile mai acquietata se non di fronte alla morte.
Nell’adattare il testo shakesperiano e quindi nell’elaborare l’idea di regia, Panici ha seguito la strada della sottrazione. Ha quindi alleggerito la struttura drammatica originaria, riducendo di conseguenza il numero dei personaggi, per porre al centro del lavoro l’azione, le passioni e le emozioni di ogni singolo personaggio. Gli attori diventano così “strumenti” della parola che distilla significati “alti”, con continui affondi retorici e scatti emotivi.
La storia di Cassio, Bruto, Antonio e Ottaviano, diventa esemplare della storia di ogni singolo individuo, in ogni tempo, perché è difficile sottrarsi a passioni ancestrali ed emozioni violente, quando si è forniti di «carne e sangue e dotati di intelletto» come Shakespeare fa dire a Giulio Cesare nel suo ultimo monologo. In questo senso il Giulio Cesare è l’opera più vicina alla tragedia greca, perché va al cuore stesso del senso tragico e ne rivela il significato.
Lo spettacolo, prendendo spunto da queste riflessioni, punta a essere una analisi emozionale/emozionata dei protagonisti e della esemplarità del loro ruolo e condizione e sceglie la via “antropologica”, che d’altronde lo stesso Shakespeare indica, per una analisi profonda dell’animo umano. Uno spettacolo questo dove il “calore dei corpi” si raffredda e si stempera nell’esercizio verbale/mentale dei protagonisti.
All’inizio tirano di un improbabile fioretto il Cassio di Massimo Reale e il Bruto di Leandro Amato: mentre i due duellano in abiti militari riconducibili ai nostri giorni (costumi di Marina Luxardo) su uno spazio dai colori grigi e rosso–magenta (scena di Francesco Ghisu), a metà tra una palestra e un’aula di parlamento, sul cui scranno centrale si possono leggere tre parole malate liberty, freedom, enfranchisement, i due schermidori esprimono i loro timori per le sorti della libera repubblica romana.
Timori che potranno cessare solo uccidendo Cesare (in vestito bianco – spalline dorate – cravatta rossa) in una congiura che avrà il suo culmine alle Idi di marzo, quando il dittatore prenderà 33 coltellate, qui inflitte da un quartetto di morte capitanato da Bruto e Cassio, da Cinna (Andrea Bacci) e Casca (Gigi Palla) coperti dai classici caschi degli schermidori. Una morte preconizzata in sogno dalla moglie Calpurnia, che non apparirà in scena, come non apparirà in scena alcuna donna in questa versione di Panici.
I cospiratori si rivedranno tutti a Filippi, in un agone a quattro, qui sintetizzato da colpi di fioretto, che raggiungerà il suo culmine col suicidio di Bruto e Cassio e con Ottaviano e Marc’Antonio che prenderanno le redini del potere.
In un’edizione senza pathos affiancano Edoardo Siravo e Leandro Amato Renato Campese, Massimo Reale, Andrea Bacci e Gigi Palla. D’effetto drammatico le musiche di Marco Betta .
Teatro: Italia
Città: Roma
Titolo: Giulio Cesare
Autore: William Shakespeare
Adattamento e regia: Maurizio Panici
Personaggi ed interpreti: Antonio, Edoardo Siravo | Bruto, Leandro Amato | Cesare, Renato Campese | Cassio, Massimo Reale | Ottaviano, Andrea Bacci | Cinna, Maurizio Tomaciello | Casca, Gigi Palla
Scene: Francesco Ghisu
Costumi: Marina Luxardo
Musiche: Marco Betta
Argot Produzioni in collaborazione con Teatro dei Due Mari
Periodo: fino al 14 dicembre
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 9 dicembre 2008)