| Sulla strada di Emmaus |
04 Dicembre 2008
Questo il discorso che a un dipresso potrebbe fare il Signore, riguardo ai crocifissi nei locali pubblici:
“Figli miei carissimi, vi stupirete, ma a me non fa per niente piacere stare nelle aule scolastiche e tanto meno nelle aule dei vostri tribunali. Nelle scuole i ragazzi neppure si accorgono della mia presenza, e spesso dicono parole scurrili, si offendono a vicenda, alle volte si picchiano, e non di rado alle mie orecchie giungono bestemmie, alle volte inconsapevoli, ma pur sempre pungenti come spine. Non parliamo delle aule dei tribunali, dove mi tocca ascoltare squallide vicende, insopportabili, che vana mi fanno apparire la mia predicazione sulla terra. Io sto bene nel mio tempio, specialmente quando non c'è messa, e c'è poca luce, e silenzio, e poche persone che pregano col cuore. Una cosa però voglio raccomandarvi: quando portate nelle chiese i vostri bimbetti, fate che non posino lo sguardo su di me, giacché un povero cristo in croce, con quegli aculei conficcati nel capo, e i chiodi nelle mani e nei piedi, e il sangue che sembra vero, può recare turbamento ai piccoli innocenti. Voi ci avete fatto l'abitudine, purtroppo, e non ve ne rendete conto. Assai lontano da voi è il pensiero che io avrei preferito essere ricordato nel momento più bello e commovente della mia vita fra gli uomini, quando ad Emmaus due cari discepoli mi riconobbero allo spezzare del pane. Questo avrebbe dovuto essere il simbolo della mia religione, il pane spezzato e distribuito, e non l'atroce momento dell'agonia.
Avete dimenticato, figli carissimi, che dopo il buio del venerdì, è venuta la luce della domenica”.
Renato Pierri
scrittore, ex docente di religione |